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Al vertice di Bratislava l’Europa va in frantumi

di Salvo Ardizzone

Fallimento del vertice di Bratislava. Merkel associa Hollande nella solita farsa finale. Ira di Renzi che si vede beffato (e inguaiato).

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Il vertice straordinario dei 27 Capi di Stato e di Governo di Bratislava, che doveva rilanciare la Ue dopo la Brexit, è fallito miseramente. Tutti i problemi, enormi, su Brexit, crescita, occupazione, immigrazione, sicurezza e così via, sono stati accuratamente spazzati sotto il tappeto, rinviando ogni cosa al prossimo vertice che si terrà a Roma nel marzo prossimo, per festeggiare i 60 anni dei trattati europei, mai così in bilico, mai così vicini al collasso.

Ciò che è emerso sono le divisioni, gli egoismi di Paesi più che mai lontani, preda della paura dei Governi d’essere spazzati via dai propri elettori. Per questo il vertice ha partorito un documento insulso, talmente generico che tutti, malgrado in disaccordo su ogni cosa, sono stati disposti a firmarlo.

In un’atmosfera surreale, nessuno dei nodi è stato affrontato: malgrado sarebbe dovuto essere l’argomento principale dell’incontro, il vertice non ha potuto trattare i problemi (tanti) posti dall’uscita dell’Inghilterra dalla Ue, perché il nuovo premier Theresa May (non invitata, ed è la prima volta da oltre quarant’anni che Londra non è presente a un vertice dell’Unione) non ha ancora notificato la Brexit.

Il tema dei migranti è stato semplicemente ignorato, o meglio, è stato distribuito un documento che si dilungava per 10 pagine sui rapporti con la Turchia (cari a Berlino), e ignorava totalmente la disastrosa situazione africana, con legioni di disperati che si dirigono verso l’Italia e il Mediterraneo ridotto a un liquido cimitero.

Su crescita e occupazione si è arrivati al grottesco, con Merkel, spalleggiata dai Paesi del Nord, a raccontare la storia di successo dell’austerità (che a sentir lei ha funzionato alla grande), decisa a non spostarsi d’un millimetro dalle litanie di sempre sul rigore, e a ritenere una bestemmia l’idea di rivedere il Fiscal Compact, ormai in scadenza dopo 5 anni ma per Berlino da rendere quanto meno eterno.

I Paesi dell’Est, dal canto loro, stretti nel Gruppo di Visegrad, si sono presentati al vertice compatti con un documento che rigetta le già assai blande politiche europee sui migranti, e si preparano a contestare l’autorità stessa di Bruxelles. Peggio di così, era difficile immaginare che andasse; ma la rappresentazione migliore dell’inconcludenza del vertice, e della stessa Ue, è stata la conferenza stampa congiunta tenuta alla fine da Merkel e Hollande, una conferenza che definire lunare è un eufemismo.

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Nei giorni precedenti Bratislava, Merkel è volata a Parigi assicurandosi che la partecipazione di Hollande al summit dei Paesi Ue del Mediterraneo non significasse un cambiamento di fronte della Francia. Rassicuratasi su ciò, e tacitato il Governo francese con rassicurazioni sull’attenzione alle sue esigenze (sicurezza, controlli alle frontiere, collaborazioni fra le industrie della Difesa, etc.), ha tenuto insieme a Hollande una conferenza stampa dove raccontava che il vertice era andato come meglio non avrebbe potuto, legando ancora una volta Parigi al suo carro.

Per Renzi, che aveva puntato grosso su Bratislava, e che contava sull’appoggio di Hollande dopo il summit di Atene, è stato un colpo devastante. Il Premier italiano ha un disperato bisogno di appoggio per far accettare a Bruxelles sia una finanziaria che si prospetta difficilissima, sia misure che contengano quei migranti che minacciano di travolgere lui e il suo Governo.

Con il summit di Atene pensava di aver stretto i Paesi del Sud Europa in un blocco che bilanciasse quello dei Paesi nordici, ed era sicuro di esserci riuscito coinvolgendo per la prima volta la Francia. Ma Hollande, che si trova in disperati impicci e che idee ne ha poche e confuse, è stato convinto dalla Merkel (e dai tanti interessi in ballo contrastanti con l’Italia, vedi Libia ed Egitto) a tirarsi indietro, lasciando Renzi accanto a pesi piuma politici come la Grecia o Cipro.

Vedendosi beffato e isolato, con la completa chiusura della Germania sulle regole del Fiscal Compact, e il silenzio assordante sui migranti, ha scaricato tutta la sua rabbia in una conferenza stampa dove ha sparato a zero sul vertice e sulla sua inconcludenza (paradossale per chi fa del vender fumo il suo mestiere), criticando aspramente la filosofia del rigore e il disinteresse sui migranti mediterranei. Ha finito attaccando frontalmente la Germania, accusandola ancora di essere la prima a violare le regole comunitarie con quel sistematico surplus commerciale, che crea gravi distorsioni scaricate sul resto della Ue.

Un intervento rabbioso, che ha reso ancor più surreale la mielosa conferenza stampa di Merkel e Hollande, ma che non ha spostato nulla della sostanza.

È improbabile che la Cancelliera tedesca voglia far pagare a Renzi la sua sortita; sa bene che è dettata da problemi interni, e sa pure d’avere un gran bisogno di puntellarlo, perché qualunque Governo delle opposizioni in Italia spariglierebbe i fragilissimi equilibri della Ue. Resta il fatto che, in un delicato periodo elettorale, anche i margini di manovra della Merkel sono stretti, ed è assolutamente improbabile che, assicuratasi l’appoggio della Francia, ceda d’un pollice sull’austerità tanto cara agli elettori tedeschi.

Per Renzi il vertice è stata una debacle pericolosa, perché si vede già costretto ad una finanziaria lacrime e sangue alla vigilia del referendum a cui, con spocchia ed arroganza, ha legato le sue sorti politiche, dando ai suoi tantissimi nemici l’occasione per scalzarlo. Come sempre, chi fa le spese di questi giochi di potere è l’Italia, priva di rotta e di prospettive, in mano a cricche di dilettanti irresponsabili.

Sia come sia, al vertice di Bratislava è andata in scena la peggiore Ue, una penosa accozzaglia di Stati divisi su tutto, senza un’anima e senza valori condivisi, governati dall’egoismo e dal tornaconto immediato. Manna per i poteri forti che da sempre la pilotano; il miglior regalo per chi da fuori tiene l’Europa in sudditanza.

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