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Tra Cina e Usa prove di dialogo contro il cyber terrorismo

di Fabrizio Di Ernesto

Nuovi screzi tra Usa e Cina, le due principali potenze economiche al mondo.

A gettare nuova benzina sul fuoco proprio l’amministrazione Obama, da anni ormai ossessionata dallo spettro di ogni possibile terrorismo, e che ora ha deciso di tirare in ballo Pechino per alcuni cyber attacchi ed episodi di cyber spionaggio di cui il suo Paese sarebbe stato oggetto.

Contrariamente al passato però questa volta Washington, pur lanciando accuse, per nulla velate, al gigante asiatico, ha anche fatto un appello alla controparte affinché avvii serie indagini per contrastare il fenomeno e si impegni in un “serio dialogo per stabilire norme accettabili di comportamento nel cyberspazio”.

Un notevole cambiamento di passo, se si considera che meno di un mese fa una società specializzata americana aveva accusato l’esercito cinese di essere dietro ad una serie di attacchi informatici a imprese e uffici governativi Usa, il ministero della difesa di Pechino aveva risposto sostenendo che due siti militari cinesi avevano subito l’anno scorso decine di migliaia di attacchi, “molti dei quali” venivano proprio dagli Usa.

Tom Donilon, consigliere per la sicurezza naturale di Obama, nei giorni scorsi ha poi rilanciato le accuse affermando che sempre più aziende americane esprimono serie preoccupazioni per sofisticati e mirati furti di informazioni riservate e tecnologie attraverso intrusioni informatiche in arrivo dalla Cina, ad un livello senza precedenti.

In particolare nell’ultimo biennio sarebbe vertiginosamente cresciuto il numero di aziende, istituzioni finanziarie, banche, media e soprattutto agenzie governative di ogni livello che hanno subito e denunciato apertamente attacchi informatici; proprio in virtù di ciò la Casa Bianca è sul punto di terminare l’elaborazione del primo manuale di regole sulla catena di comando per la cyberwar, per difendere il Paese da nuovi attacchi mentre il Pentagono continua a sviluppare e potenziare il suo “cyber arsenale”.

Vero e proprio ideologo di questa lotta la cyber terrorismo il numero uno dell’intelligence a stelle e strisce, James Clapper, che nel suo rapporto annuale al Congresso, poche settimane fa, ha messo in cima alla lista delle maggiori minacce alla sicurezza nazionale americana proprio i cyber attacchi.

Ciò che il Pentagono non dice apertamente però sono i veri destinatari di questa lotta; Pechino infatti ha la necessità di collaborare con Washington su questo tema anche per capire a che livello di sviluppo è arrivata la tecnologia statunitense in merito, almeno quella che i rivali sono pronti a condividere; posizioni che, a ruoli invertiti, vale ovviamente anche per gli Usa.

In un mondo sempre più multipolare infatti Usa e Cina puntano a collaborare per prevenire le minacce che potrebbero venire da altri paesi, in primis Russia, Corea del nord e Iran.

Per sviluppare questa collaborazione, come detto conveniente ad entrambe le parti, Washington è stata fin troppo chiara avanzando al colosso comunista una triplice richiesta.

In primis l’amministrazione statunitense chiede che venga riconosciuta l’urgenza e la portata del problema e dei rischi che questo pone alle relazioni bilaterali e globali.

Come secondo punto gli Usa vorrebbero che Pechino facesse seri passi per indagare e bloccare questo tipo di spionaggio e terrorismo.

Ultimo, ma non per importanza, Washington chiede alla controparte un impegno concreto nella costruzione di un dialogo costruttivo e diretto per fissare norme di comportamento accettabili nel cyberspazio.

Dal canto suo il governo cinese, che comunque ha sempre respinto ogni accusa in tal senso giunta da oltreoceano respingendola al mittente, si è già mostrato molto disponibile, tanto che un portavoce del ministero dell’Interno ha ribadito che “la Cina è pronta, sulla base dei principi della fiducia e del rispetto reciproci, a condurre un dialogo costruttivo con la comunità internazionale, compresi gli Stati uniti per mantenere la sicurezza e l’apertura di Internet”.

I due litiganti sembrano sul punto si accordarsi per meglio prevenire le minacce di terze parti.

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