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Siria: esercito e Resistenza alle porte di Aleppo

di Salvo Ardizzone

Dopo giorni di durissimi combattimenti, ieri mattina l’Esercito siriano ha liberato la base aerea di Kuweires, a est di Aleppo, da oltre due anni assediata dai terroristi dell’Isis.

Il successo ha una duplice valenza: da un canto mette a disposizione di Damasco una base avanzata a ridosso delle posizioni dei mercenari, che permetterà di moltiplicare l’efficacia dell’appoggio aereo; dall’altro, lo sblocco di quella guarnizione isolata ha un effetto simbolico di grande portata. I Daesh ne erano consapevoli ed hanno fatto di tutto per impedirlo, perdendovi inutilmente uomini a centinaia.

Nel frattempo, le offensive lanciate dall’Esercito di Damasco e dai suoi alleati stanno continuando a svilupparsi secondo i programmi: a nord, liberando le zone attorno ad Aleppo e penetrando a tenaglia nell’area di Idlib, da anni in mano ai “ribelli”; al centro, sgombrando il territorio a nord di Homs e nei dintorni di Hama; a sud, eliminando le ultime postazioni dei terroristi che circondavano la Capitale e Dara’a.

Con buona pace dei tanti sedicenti analisti che lo davano per spacciato, l’Esercito siriano appoggiato da Iraniani, Hezbollah e volontari sciiti, continua a frantumare le formazioni di “ribelli” e Daesh, malgrado gli aiuti massicci che continuano a ricevere da Turchia, Arabia Saudita, Paesi del Golfo e Stati Uniti.

Lunedì, il portavoce del ministero della Difesa russa, Igor Konanshenkof, ha dichiarato che solo negli ultimi tre giorni i jet di Mosca hanno distrutto 448 obiettivi, indebolendo significativamente i terroristi e costringendoli a modificare radicalmente le loro tattiche.

È dal 30 settembre che i Russi sono scesi in campo, fornendo mezzi ed equipaggiamenti sempre più aggiornati, e dimostrando cosa vuol dire dare appoggio aereo e fornire aiuto militare, ridicolizzando la patetica finzione dei raid della coalizione a guida Usa.

Le formazioni di “ribelli” e Daesh stanno subendo perdite paurose che non possono essere compensate spostando uomini dall’Iraq perché pure laggiù le milizie sciite sono all’attacco: anche se i soliti media (tanto pronti ad amplificare le gesta dei tagliagole) l’hanno passato sotto silenzio, la regione dell’Anbar è in gran parte liberata e il suo capoluogo, Ramadi, ormai è circondata con dentro alcune bande superstiti che a breve saranno liquidate.

Quelli che fino a pochi mesi fa Pentagono e i cosiddetti esperti dipingevano come avversari formidabili, quasi invincibili, si stanno sbriciolando, mettendo in luce la finzione attraverso cui si è cercato di giustificare la destabilizzazione di un’area. Adesso le creature coccolate dal Golfo, Washington, Turchia e Israele crollano senza aver raggiunto lo scopo per cui sono state create.

Restano gli immensi crimini commessi, ma la Storia è paziente: anche di questi a breve i loro mandanti saranno chiamati a rispondere.

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