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Pentagono: dal 18 ottobre quasi 200 vittime statunitensi in Iraq, Siria e Giordania

Il Pentagono ha annunciato che il numero delle vittime statunitensi in Iraq, Siria e Giordania dal 18 ottobre ammonta ad almeno 186.

Da quando l’esercito israeliano ha lanciato il 7 ottobre attacchi sulla Striscia di Gaza, le basi militari statunitensi in Siria e Iraq sono state prese di mira con droni e razzi, in particolare la guarnigione di al-Tanf in Siria, di Malikiyah vicino al confine iracheno, di al-Shaddadi nel governatorato di al-Hasakah e nella provincia di Dayr al-Zawr.

Secondo le Nazioni Unite, l’assalto israeliano ha lasciato l’85% della popolazione di Gaza sfollata internamente a causa della grave carenza di cibo, acqua pulita e medicine, mentre il 60% delle infrastrutture dell’enclave è stato danneggiato o distrutto.

Gli Stati Uniti, il più grande alleato di Israele, hanno fornito al regime armi e munizioni fin dall’inizio della guerra di Gaza. La Camera dei Rappresentanti americana ha approvato un pacchetto di decine di miliardi di dollari di assistenza militare per Israele. Washington ha anche posto il veto alle risoluzioni del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite che invitavano il regime occupante a cessare la sua aggressione.

La Resistenza Islamica in Iraq ha rivendicato la responsabilità degli attacchi contro installazioni militari gestite dagli Stati Uniti. “La recente decisione di fermare gli attacchi alle basi e alle strutture americane è stata tattica, avvertendo di ‘una tempesta incombente’ contro invasori e occupanti”, ha dichiarato Sheikh Akram al-Kaabi, segretario generale del movimento di Resistenza Harakat Hezbollah al-Nujaba.

di Redazione

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