Asse della Resistenza

Mashhad omaggia i combattenti Fatemiyoun

Si è tanto discusso, spesso a sproposito e con faziosità, del ruolo delle milizie sciite in Siria. Purtroppo, noi occidentali siamo poco elastici nel concepire il sacrificio della propria vita per la difesa di una causa, di un’idea, di una fede. A differenza dell’Occidente, in Iran a questi combattenti viene reso il massimo onore. A conferma di ciò, la città santa iraniana di Mashhad ha ospitato ieri la conferenza internazionale sui combattenti Fatemiyoun. Centinaia di volontari afghani che hanno combattuto a fianco del governo di Assad contro il terrorismo in Siria, sono stati premiati durante l’evento.

Dato il recente calo dell’intensità del conflitto armato in Siria, molti di questi uomini stanno ora tornando a casa, in Iran o in Afghanistan. I combattenti Fatemiyoun hanno svolto un ruolo importante nella sconfitta del gruppo terroristico Daesh e dei suoi rami di al-Qaeda in Siria.

Sono uno dei pilastri dell’Asse della Resistenza, che si estende fino alla Palestina attraverso Iraq, Siria, Libano e Yemen. Questi combattenti volontari sono andati in Siria di propria iniziativa per difendere la loro fede e i santuari sacri.

Al termine della conferenza, sono stati letti messaggi speciali ai partecipanti dal leader dell’Ayatollah sciita del Bahrain, Sheikh Issa Qassem, dall’ssistente culturale del Segretario generale di Hezbollah, Sua Eminenza Sayyed Hassan Nasrallah, sceicco Akram Barakat, nonché da diversi comandanti del Fatemiyoun.

Difendendo i santuari sacri in Siria, i membri del Fatemiyoun hanno ottenuto riconoscimenti per se stessi, le loro famiglie e le comunità afghane nel mondo musulmano.

Fatemiyoun e le diffamazioni dei media

A tal proposito, cogliamo l’occasione per condannare le false e faziose dichiarazioni di una certa stampa italiana, che descrive l’impegno dei volontari afghani in Siria come una imposizione sotto minaccia da parte della Repubblica Islamica dell’Iran.

Oltre a sottolineare il fatto che tutti i combattenti sciiti in Siria (libanesi, iracheni, pachistani e afghani) sono su base volontaria, consigliamo a questi “Signori dei media” di attingere da fonti certe prima di diffamare la fede di giovani combattenti che, a differenza loro, donano la propria vita a difesa di una fede.

di Redazione

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