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Egitto: prove di alleanza con Russia e Iran

In Egitto è in corso una svolta che può portare a un radicale cambiamento delle alleanze e degli equilibri geopolitici del Medio Oriente. La notizia è che a Tartus, in Siria, è giunto un gruppo di ufficiali egiziani ufficialmente per addestrarsi insieme a colleghi russi e siriani a ridosso del fronte.

Putin-Al SisiÈ un ulteriore, ennesimo, segnale del riposizionamento strategico messo in atto in Egitto. Al-Sisi è stato appoggiato nel suo colpo di Stato per riprendere la funzione di Mubarak di puntello degli antichi assetti di potere mediorientali; assetti che vedevano in assoluto primo piano gli interessi, strettamente connessi, di Usa, Israele, Arabia Saudita e dei suoi satelliti del Golfo.

Ma il generale-presidente è uno scaltro uomo di potere; dopo aver azzerato l’opposizione dei Fratelli Musulmani, in linea con gli interessi sauditi ma soprattutto con i propri, ed essersi riavvicinato ad Usa e Occidente avendone vantaggi sonanti, ha intrapreso una serie di passi ad esclusivo tornaconto proprio e del proprio regime.

In Libia ha fatto di Haftar il proprio uomo, sbarrando la strada ad Al-Serraj voluto dall’Onu, ed impadronendosi degli hub petroliferi ha fatto della Cirenaica un proprio protettorato e messo una pesante ipoteca sulle risorse energetiche di quella regione. Ha stretto rapporti con la Russia, fino a svolgere manovre militari congiunte ed a trattare sulla concessione di basi militari. Inoltre, dopo essersi dichiarato al fianco dei sauditi (ed averne ricevuto un fiume di dollari e petrolio), si è ritirato dalla coalizione montata da Riyadh per aggredire lo Yemen, e si vocifera di attuali collaborazioni nel Mar Rosso fra la Marina egiziana e gli Houthi.

Ma c’è di più a testimoniare che in Egitto è in corso un radicale mutamento di indirizzo: dopo decenni di aspra contrapposizione, il Cairo ha riallacciato i rapporti diplomatici con Teheran; non solo: si è spinto fino a riprendere le relazioni con la Siria di Al-Assad, interrotti da Morsi nel 2012; quell’Al-Assad che è la bestia nera dei suoi precedenti alleati. Da ultimo, e cosa che ha fatto traboccare il vaso per Riyadh, ha bloccato la risoluzione francese all’Onu che condannava i raid aerei su Aleppo; inoltre, lasciando di stucco l’Occidente, si è dichiarato favorevole all’intervento russo in Siria.

Riyadh per ritorsione ha sospeso le forniture di carburanti, in Egitto indispensabili, ma l’Iran si è dichiarato disponibile a sostituirsi all’Arabia Saudita, ed ha rilanciato proponendo il Cairo come mediatore per i colloqui di pace sulla crisi siriana.

Quanto detto testimonia un capovolgimento delle alleanze avvenuto in Egitto, un radicale rivolgimento da ascriversi per intero all’evolversi della situazione in Siria ed Iraq ed ai mutati rapporti di forza che stanno emergendo nella regione.

L’inedito riavvicinamento fra Egitto ed Iran (rimarcato anche dalla recente posizione egiziana sullo Yemen), propiziato dal comune rapporto con la Russia, prefigura uno spostamento di Al-Sisi verso l’alleanza che sta vincendo il durissimo confronto per l’egemonia regionale. Uno spostamento che finirebbe di squassare i già pericolanti equilibri geopolitici del Golfo e degli Stati Uniti, ridimensionandoli in modo irreversibile.

Intendiamoci: quello posto in essere in Egitto non è affatto un rivolgimento che ha radici politiche, si tratta di pura e semplice convenienza, e quella di Teheran e Mosca è Realpolitik. Al-Sisi ha e manterrà legami stretti con Israele (come d’altronde Mosca, che è garante dei nuovi equilibri nei confronti di Tel Aviv) come pure è da mettere in conto un suo riavvicinamento con la Turchia nell’ambito della regia del Cremlino che, di concerto con l’Iran, sta ridisegnando gli assetti dell’area.

Prima ancora che siano definitivamente liquidate le crisi in Siria ed Iraq, le potenze regionali stanno correndo tutte a riposizionarsi, lasciando sempre più soli gli Stati Uniti e il Golfo. Il nuovo Presidente Usa, chiunque esso sarà, avrà dinanzi un Medio Oriente assai diverso da quello trovato dal suo predecessore.

di Salvo Ardizzone

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