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Khamenei: “Liberare la Palestina è un obbligo”

In un discorso che rimarrà probabilmente nella storia, il leader della Rivoluzione Islamica, l’Ayatollah Seyyed Alì Khamenei, ha ricordato che la lotta per la liberazione della Palestina è un obbligo sul sentiero di Allah, aggiungendo che l’Iran farà con gloria tutto il possibile per aiutare il popolo palestinese. Ecco la versione integrale di questo discorso.

Nel nome di Dio, il Clemente, il Misericordioso e la lode appartiene ad Allah, il Signore dei due Mondi, e che il Saluto di Dio vada a Mohammad ed alla sua pura progenie ed ai suoi compagni vicini e chi li ha seguiti nel bene, fino al Giorno del Giudizio.

Saluto tutte le sorelle e i fratelli musulmani in tutto il mondo, e porgo gli auguri in anticipo per l’arrivo della fausta festività di Fitr e prego Iddio affinchè le preghiere e il digiuno di tutti siano ben accetti presso il Signore, e ringrazio Iddio il Generoso per aver dato a tutti noi il dono di poter essere presenti al banchetto divino, in questo mese.

Oggi è il Quds Day; una giornata che con l’intelligente innovazione dell’Imam Khomeini, è diventata l’anello di congiunzione tra tutti i musulmani per quanto riguarda la questione della nobile città di Quds e la terra oppressa della Palestina. Una giornata che in questi decenni ha avuto un ruolo importante e che lo avrà ancora di più d’ora in poi. I popoli hanno accolto il Quds Day, e hanno ricordato questo giorno come un primo ed elementare dovere religioso, cioè quello di tenere issata la bandiera della libertà della Palestina.

La politica principale dell’Imperialismo e del Sionismo, è quella di far sbiadire la questione della Palestina nel pensiero delle società islamiche e di farla dimenticare. E allora il dovere più immediato, è lottare contro questo tradimento che viene alimentato dai mercenari politici e culturali del nemico all’interno delle società islamiche stesse. L’America, gli altri Imperialisti e i loro servitori regionali, hanno concentrato tutti i loro sforzi e i loro soldi su tale obiettivo.

Sento il bisogno di spendere una prima parola su quanto sia grande la tragedia del furto della terra della Palestina e la formazione del tumore cancerogeno sionista in essa. Tra i crimini dell’uomo commessi nel periodo vicino al nostro, non vi è un crimine che abbia un volume ed un’intensità simili. Occupare il terreno di una nazione, buttar fuori per sempre la gente dalla sua casa e dalla sua terra d’origine, uccidere nella maniera più malvagia e selvaggia e svolgere una vera e propria pulizia etnica. La ripetizione per decenni di simili crimini storici, è in verità un nuovo record di malvagità e di comportamento satanico per il genere umano.

L’attore e il criminale principale, in questa tragedia, sono i governi occidentali con le loro politiche sataniche. Quando i governi vincitori del primo conflitto mondiale, alla Conferenza di Parigi, dividevano tra di se l’Asia occidentale, ossia i possedimenti asiatici dell’impero ottomano, come il più importante bottino di guerra, sentirono più che mai il bisogno di creare una base sicura nella regione per garantire la loro eterna supremazia. L’Inghilterra aveva preparato il terreno fertile da anni prima con il piano Balfour e con l’aiuto ideologico dei Signori del Denaro ebrei, ed era pronta a sguinzagliare quella falsità detta Sionismo.

In quegli anni si creava l’opportunità di mettere in atto tale piano. Proprio da quegli anni iniziarono i primi passi ed infine, dopo la seconda guerra mondiale, approfittando dell’ignoranza e dei problemi dei governi della regione, misero a segno il loro colpo, creando il regime fasullo e lo Stato senza Popolo sionista. A ricevere questo colpo era in primo luogo il popolo della Palestina e in un secondo momento, i popoli della regione.

Uno sguardo ai fatti verificatisi in seguito dimostra che l’obiettivo principale degli occidentali e dei proprietari ebrei di grandi compagnie, nella formazione del governo sionista, era quello di creare per se una base per la presenza e l’influenza perenne in Asia Occidentale, in modo da poter effettuare ingerenze negli affari dei Paesi della regione, imporre loro la propria volontà e poterli dominare. Per questo decisero di mettere a disposizione di questa forzatura di regime di occupazione, i più svariati equipaggiamenti che creano potere, militare e non, e persino le armi atomiche, programmando lo sviluppo di questo tumore e di questo cancro dal Nilo all’Eufrate.

Purtroppo, la maggior parte dei governi arabi, dopo le resistenze iniziali, che in alcuni casi furono lodevoli, si arresero gradualmente e soprattutto dopo l’entrata in gioco degli Stati Uniti, dimenticarono sia il loro dovere umano, islamico e politico, sia la loro dignità e fierezza araba, aiutando il nemico e aggrappandosi a speranze inutili. Camp David è un esempio chiaro di questa amara verità storica.

Anche i gruppi combattenti, dopo alcuni sforzi eccellenti nei primi anni, intrapresero la via senza traguardo del dialogo con l’occupazione e i suoi sostenitori, abbandonando una via che poteva invece portare alla liberazione della Palestina. Il negoziato con l’America e gli altri Paesi occidentali e con le incapaci istituzioni internazionali, è l’amara esperienza senza successo della Palestina. Mostrare il ramoscello di ulivo all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, non ebbe altro esito che gli accordi dannosi di Oslo, e determinò per lo stesso Yasser Arafat un destino che è pieno di lezioni per tutti.

Una nuova pagina nella lotta per la Palestina venne aperta con l’albeggiare della Rivoluzione Islamica in Iran. Sin dai primi passi, cioè dall’espulsione degli elementi sionisti che ritenevano l’Iran del dittatore una base sicura per se, e l’affidamento dell’ambasciata del regime sionista ai rappresentanti della Palestina, l’interruzione dell’esportazione di petrolio, e altre azioni importanti e le attività politiche intense, hanno creato il “Fronte della Resistenza” in tutta la regione, facendo risbocciare nei cuori la speranza nella soluzione del problema. Con l’arrivo del Fronte della Resistenza, il regime sionista ha incontrato sempre maggiore difficoltà – e Inshallah ne incontrerà sempre più in futuro – ma anche lo sforzo di questo regime e dei suoi sostenitori, in testa a questi l’America, nella difesa della sua esistenza, è aumentato.

L’apparizione delle forze giovani, fedeli e altruiste di Hezbollah in Libano, e la formazione dei gruppi pieni di motivazione di Hamas e del Jihad Islamico all’interno dei confini della Palestina, ha spiazzato e preoccupato non solo i capi sionisti, ma anche l’America e gli altri oppressori occidentali, che hanno iniziato a porre in cima ai propri piani la ricerca di amici nella regione e all’interno delle società arabe, oltre al rafforzamento materiale e politico del regime di occupazione. L’esito del loro lavoro intenso lo vediamo oggi nel comportamento e nelle parole di alcuni governanti arabi e alcuni attivisti politici e culturali arabi traditori.

Oggi, entrambe le parti in conflitto, presentano novità, con la differenza che presso il Fronte della Resistenza, vi è un andamento che va verso il maggiore potere, la maggiore speranza e l’acquisizione di sempre maggiori elementi di forza, mentre al contrario, il fronte dell’ingiustizia, della miscredenza e dell’imperialismo, è sempre più vuoto, più incapace e più rassegnato. Una chiara prova in sostegno a questa argomentazione, è il fatto che l’esercito sionista, che un tempo veniva considerato invincibile e velocissimo, ed era in grado di fronteggiare i grandi eserciti di due nazioni in pochi giorni, oggi è costretto a ritirarsi e ad accettare la sconfitta dinanzi alle forze popolari di combattenti, formate in Libano e a Gaza.

Nonostante ciò, l’ambito della guerra è molto importante, pieno di pericoli e molto variabile e ha bisogno di perenne attenzione e l’argomento di questo conflitto è molto importante, vitale e fatale. Ogni sorta di negligenza, di errore di calcolo o di approccio della questione alla leggera, comporterà danni pesanti.

Pertanto voglio dare qualche consiglio a tutti coloro che hanno a cuore la questione della Palestina.

  1. La lotta per la libertà della Palestina, è Jihad sul sentiero di Allah, un dovere religioso e un qualcosa che viene richiesto dall’Islam. La vittoria in questa lotta è garantita, dato che la persona che combatte, persino nel caso di morte, raggiunge uno dei due possibili migliori destini. Oltre questo, la questione della Palestina è una questione umana; cacciare milioni di persone dalle loro case, dai loro terreni agricoli, e dal luogo dove vivono e lavorano, avvalendosi dell’assassinio e del crimine, disturba qualsiasi coscienza umana e induce chiunque a rispondere, a patto che sia dotato di coraggio e volontà. E quindi limitare ciò a un problema dei palestinesi ed al massimo degli arabi, è un errore madornale.

Coloro che per il tradimento di qualche personaggio palestinese o qualche governante arabo si ritengono autorizzati a superare questo problema islamico e umano, sono in errore nella comprensione del problema e potrebbero anche commettere il tradimento di falsificare la verità.

2. L’obiettivo della lotta è la liberazione di tutta la Palestina – dal mare al fiume – ed il ritorno di tutti i palestinesi nel loro Paese. La riduzione dell’obiettivo alla formazione di un governo in un angolino di questo territorio, e nella forma umiliante voluta dalla dialettica maleducata dei sionisti, non è dimostrazione di realismo e nemmeno di ricerca della verità. La verità è che oggi milioni di palestinesi hanno raggiunto un grado tale di pensiero, esperienza e sicurezza di se per potersi impegnare in questa grande Jihad ed essere sicuri dell’aiuto divino e della vittoria finale. Indubbiamente, tanti musulmani in tutto il mondo li aiuteranno e manifesteranno loro la propria solidarietà, Inshallah.

3. Utilizzare qualsiasi possibilità legittima e permessa in questa lotta è dovere, e quindi è legittimo usufruire del sostegno internazionale, ma non bisogna assolutamente fidarsi dei governi occidentali e delle istituzioni internazionali che in apparenza o dietro il sipario, dipendono da loro. Loro sono contrari alla presenza di qualsiasi entità islamica di successo; loro sono indifferenti rispetto ai diritti dei popoli e degli esseri umani; sono i responsabili della maggior parte dei danni e dei crimini contro i popoli musulmani; in questo momento, quale istituzione mondiale o quale potenza criminale è in grado di dare una risposta al problema degli assassinii, delle stragi, delle guerre, dei bombardamenti, e delle sanzioni che creano carestie artificiali in diversi Paesi arabi e islamici?

Oggi il mondo non si chiede chi sia il responsabile della morte di centinaia di migliaia di persone nelle nazioni dove America ed Europa hanno accesso la miccia della guerra. Chi è il responsabile di tutto il sangue versato ingiustamente in Afghanistan, Yemen, Libia, Iraq, Siria e altri Paesi? Chi è il responsabile di tutti i crimini, di tutte le occupazioni, di tutte le distruzioni e di tutte le ingiustizie in Palestina? Perché nessuno ha contato questi milioni di bambini, di donne e di uomini innocenti nel mondo islamico? E perché nessuno fa le condoglianze per la strage dei musulmani? Perché milioni di palestinesi devono stare lontani dalla propria casa e dalla propria patria e vivere in esilio da settanta anni? E perché la nobile città di Gerusalemme, prima Qibla dei musulmani, deve essere offesa?

L’organizzazione cosiddetta delle Nazioni Unite non assolve ai propri doveri e gli enti cosiddetti dei diritti umani, sono tutti morti. Lo slogan “difesa dei diritti delle donne e dei bambini”, a quanto pare non comprende le donne e i bambini oppressi dello Yemen e della Palestina. È questa la verità sulle potenze malvagie dell’Occidente e le assemblee mondiali da loro dipendenti. La condizione di alcuni governi che li seguono, nella nostra regione, è così acutamente vergognosa e scandalosa, che è difficile da descrivere a parole. E allora, la società islamica coraggiosa e credente deve fare appoggio a se ed alla sua forza interiore; deve estrarre dalla manica la sua mano potente e superare gli ostacoli affidandosi a Dio.

4. Il concetto importante che l’elite politica e militare del mondo islamico deve tenere presente, è che la politica dell’America e dei Sionisti è quella di creare divergenza tra le file del Fronte della Resistenza. L’avvio della guerra in Siria, l’assedio militare e la strage continua in Yemen, la creazione del Daesh, la distruzione e gli atti di terrorismo in Iraq, e questioni simili in altre nazioni della regione, sono tutti trucchi per tenere occupato il Fronte della Resistenza e dare tempo al regime sionista.

Alcuni politici dei Paesi islamici, alle volte senza saperlo ed altre volte volontariamente, entrano al servizio degli obiettivi del nemico. Per impedire che ciò avvenga, i giovani dignitosi di tutto il mondo islamico devono richiedere con serietà che questo obiettivo venga inseguito. I giovani, in tutte le nazioni islamiche, soprattutto nelle nazioni arabe, devono tenere presente il consiglio del grande Imam Khomeini che disse: “Rivolgete all’America – ed al nemico sionista – tutte le vostre grida”.

5. La politica di normalizzazione della presenza del regime sionista nella regione è una delle principali politiche degli Stati Uniti d’America. Alcuni governi arabi della regione che svolgono il ruolo di maggiordomo dell’America, lavorano per preparare ciò attivando le relazioni economiche e agendo in contesti simili. Questi sforzi però sono tutti sterili e senza esito. Il regime sionista è una protuberanza mortale e un danno puro per la regione, e indubbiamente verrà asportato, lasciando la vergogna e l’ignominia per coloro che si sono messi a disposizione della politica imperialista.

Alcuni, per giustificare il proprio comportamento vergognoso, dicono che il regime sionista è una realtà della regione, senza ricordarsi che bisogna combattere contro le realtà nocive e dannose, e che bisogna distruggerle. Oggi il coronavirus è una realtà, e tutti gli esseri umani dotati di intelletto, ritengono un dovere combatterlo. Il vecchio virus del Sionismo non resisterà per tanto, e con l’impegno, la fede e la dignità dei giovani, verrà estirpato.

6. Il principale consiglio del sottoscritto è proseguire a combattere e riordinare le organizzazioni che si occupano del Jihad e la cooperazione con esse e l’ampliamento dell’orizzonte del Jihad all’interno dei territori palestinesi. Tutti devono aiutare il popolo della Palestina in questa sacra battaglia. Tutti devono riempire le mani dei combattenti palestinesi e appoggiarli con forza. Noi faremo con gloria tutto quello di cui saremo capaci.

Il combattente palestinese ha religione, dignità e coraggio da vendere e che il suo unico problema è la mano vuota e priva di armi. Ed allora con la guida e l’aiuto divino, abbiamo programmato gli aiuti e l’esito è stato il cambiamento degli equilibri di potere in Palestina, e per questo oggi Gaza è in grado di resistere all’attacco militare del nemico sionista e di vincere. Questo cambio di equilibrio di potere, all’interno dei territori occupati, riuscirà a dirigere verso i passi finali la questione della Palestina.

L’Autorità nazionale palestinese, in questo ambito, ha un grande compito. Con un nemico selvaggio, non si può parlare tranne che con la forza e con una posizione di potere, e il terreno fertile per il raggiungimento di questa forza, grazie ad Allah, è presente nel popolo coraggioso e resistente della Palestina. I giovani palestinesi, oggi, sono assetati di dignità. Hamas e il Jihad islamico in Palestina, Hezbollah in Libano, hanno dato la giusta lezione a tutti.

Il mondo non dimenticherà il giorno in cui l’esercito sionista oltrepassò i confini del Libano avanzando fino a Beirut, e non dimenticherà il giorno in cui il criminale assassino Ariel Sharon, scatenò un bagno di sangue a Sabra e Chatila, e non dimenticherà il giorno in cui questo stesso esercito, sotto i colpi di Hezbollah, non trovò altra soluzione che ammettere la sconfitta e ritirarsi dal Libano sopportando pesanti perdite e mettersi a implorare per un cessate il fuoco.

Avere la mano piena e avere una posizione di potere, significa questo. Lasciamo pure che una nazione europea, che deve vergognarsi in eterno per aver venduto le armi chimiche al regime di Saddam, dichiari illegale il glorioso e combattente gruppo di Hezbollah. Illegale è un regime come l’America, che produce il Daesh, e un regime come quello di questa stessa nazione europea, che con le sue armi chimiche ha causato la morte di migliaia di persone nella città iraniana di Banè e nella località irachena di Halabja.

7. L’ultima parola è che la Palestina appartiene ai palestinesi, e deve essere gestita con la loro volontà. Il referendum con la partecipazione di tutte le etnie e dei fedeli di tutte le religioni della Palestina – un piano che abbiamo proposto da circa due decenni – è l’unico risultato da raggiungere dopo aver superato i problemi di oggi e di domani della Palestina. Questo piano dimostra che l’accusa di antisemitismo, che viene ripetuta dai “trombettieri” occidentali, è assolutamente infondata. In questo piano, i palestinesi ebrei, cristiani e musulmani, parteciperanno ad un referendum per scegliere il sistema politico della Palestina.

Ciò che deve andarsene di sicuro, è il sistema sionista ed il sionismo, una forzatura completamente estranea alla sacra religione ebraica. Al termine, voglio ricordare i martiri di Quds (Gerusalemme), lo sceicco Ahmad Yassin, Fathì Shaghaghi e Seyyed Abbas Mousavì, e il grande condottiero dell’Islam e il volto indimenticabile della Resistenza, il martire Soleimani e il grande del Jihad iracheno, il martire Abu Mahdi al-Muhandis e salutare lo spirito del grande Imam Khomeini che ha aperto a noi la via della dignità e del Jihad e voglio chiedere la benedizione divina anche per il fratello defunto, Hossein Sheikholislam, che per tanti anni si è impegnato in questa via.

E che la pace e la benedizione di Allah siano su di voi.

Seyyed Ali Khamenei

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