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Brasile. Dopo gli “schiaffi” all’egemonia americana, apre alla Russia

di Mauro Indelicato

Brasile ed USA mai così tanto ai ferri corti; ha avuto, com’era prevedibile, strascichi importanti il filone del “Datagate” nella quale si evidenziava lo spionaggio delle conversazioni tra la presidentessa brasiliana, Dilma Rousseff, ed i capi del gigante brasiliano degli idrocarburi, la Petrobas, azienda che in patria viene ritenuta di importanza strategica fondamentale. La Rousseff non ha tollerato queste intercettazioni ed a nulla è bastato il tono rassicurante di Obama che prometteva un’inchiesta in tempi rapidi; la prima ed immediata conseguenza di questo scontro diplomatico, è stata la cancellazione dell’incontro bilaterale tra i due presidenti previsto il 23 ed il 24 ottobre prossimi a Washington. In una nota, Brasilia afferma come da entrambi i governi è stato ritenuto opportuno cancellare l’incontro in attesa di nuovi e positivi sviluppi sulla vicenda.

Ma la cancellazione del viaggio della Rousseff nella capitale americana, non ha soltanto una valenza simbolica; oltre infatti ad essere un importante schiaffo politico rifilato ad Obama (il quale rischia adesso di perdere definitivamente ogni contatto con il sud America), diventa importante anche da un punto di vista economico. Tra Brasile ed USA vi erano in ballo numerosi accordi economici, in primis quelli inerenti la fornitura militare: il più grande Paese sudamericano, era in procinto di acquistare (e la firma definitiva era prevista proprio a Washington), qualcosa come 36 caccia F-18 dall’aviazione statunitense ed adesso invece le trattative su questo fronte sono da ritenersi chiuse. Una nota del governo brasiliano, conferma che l’acquisto non avverrà più e gli USA non incasseranno quindi i miliardi di Dollari che il Ministero della Difesa brasiliano era pronto a sganciare.

Ma non è soltanto il bilaterale saltato a far da ritorsione allo spionaggio nei confronti del governo di Brasilia; molti rumors, parlano infatti di una Rousseff decisamente delusa non solo e non tanto dalle intercettazioni, ritenute una palese violazione della sovranità nazionale, ma anche dal fatto che gli USA avrebbero passato queste intercettazioni ad altri Paesi come Regno Unito, Canada, Nuova Zelanda ed Australia, Paesi con i quali la stessa Petrobas intrattiene numerose relazioni. Quindi, dopo una consultazione con i vertici del suo governo, la Rousseff ha deciso un’importante svolta: puntare lo sguardo su Mosca. Nel G20 di San Pietroburgo non a caso, ha avuto luogo un importante incontro tra il ministro degli esteri brasiliano Luiz Alberto Figueiredo ed il suo omologo russo, Sergey Lavrov; il bilaterale tra i rappresentanti delle diplomazie dei due Paesi, è servito a rinsaldare il legame tra le due potenze emergenti, capisaldi del BRICS, ed è servito pure al governo di Brasilia per avere l’appoggio su un progetto che la Rousseff ha maturato a margine della propria “avventura” come inaspettata protagonista del Datagate: costruire un nuovo modello di governance del web, che possa essere indipendente dagli USA ed evitare in futuro altri casi di spionaggio da parte del governo americano.

Alla Russia l’idea piace, così come piace ovviamente ai vicini sudamericani e la Rousseff la proporrà già a margine dell’assemblea generale delle Nazioni Unite, attualmente in corso. Un progetto ambizioso, che in linea più generale sposa la visione brasiliana di un mondo multilaterale, da contrapporre a quello unilaterale a stelle e strisce. Una visione, condivisa non solo dagli storici partner brasiliani, ma anche dalla Russia e che viene vista come una reale alternativa da tutti coloro che, nei paesi sottomessi all’egemonia USA, mirano ad opporsi al sistema attuale, vedendo nella prospettiva portata avanti dal BRICS uno spiraglio importante. Sembra che, con il passare dei mesi, le rivelazioni di Snowden e tutto ciò che è conseguito dal Datagate, stia facendo cadere come un castello di carta l’appoggio internazionale agli USA, già peraltro gravemente isolati e messi ai margini sul caso siriano, dove l’attivismo diplomatico degli alleati di Assad, sta bloccando le velleità belligeranti di Washington.

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