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Bahrain, visita del Papa trionfo di ipocrisia

Come previsto, la visita di 4 giorni a Manama di Papa Francesco non ha portato alcun sollievo alla difficile situazione della maggioranza oppressa del Bahrain. Non è stata altro che una trovata pubblicitaria del regime repressivo al-Khalifa per “purificare l’immagine”. Infatti, l’unico obiettivo di Papa Francesco durante le visite nelle terre musulmane è cercare “pecore per il suo gregge” in continua diminuzione.

La visita papale, tuttavia, ha conquistato l’ammirazione della famiglia regnante al-Khalifa e soprattutto da Israele, dove il vecchio amico Benjamin Netanyahu è tornato al potere. È noto che l’assassino di bambini palestinesi preferisce un Vaticano docile, indifferente non solo alla difficile situazione dei cristiani di Palestina ma anche verso la calunnia da parte dei sionisti dei fondamenti della Chiesa – il Profeta Gesù e la Vergine Maria.

Papa Francesco è come il capo dell’Aiea, Rafael Mariano Grossi, cittadino argentino di origine italiana, con un debole per Israele e i suoi brutali crimini contro l’umanità. Questo è stato il motivo per cui il capo del Vaticano ha chiuso un occhio su un gruppo di donne e bambini bahrainiti che fiancheggiavano le strade con cartelli che chiedevano la liberazione dei loro padri, figli e mariti che languivano nelle carceri segrete del Bahrain. Vale la pena ricordare che da oltre undici anni il regime reprime nel sangue ogni forma di opposizione, soprattutto verso la maggioranza sciita. Queste proteste di massa sono state ignorate dagli Stati Uniti e dai sedicenti difensori della democrazia.

Regime del Bahrain sotto protezione Usa

Per aggiungere al danno la beffa, Papa Francesco, che ha mantenuto un contatto con i detenuti argentini che ha conosciuto quando era arcivescovo di Buenos Aires e celebra le liturgie del ‘Giovedì Santo’ con i detenuti nelle carceri italiane, non ha incontrato i prigionieri di coscienza nelle carceri del Bahrain. La maggior parte di questi detenuti sono eminenti attivisti per i diritti umani e religiosi, tra cui lo sceicco Ali Salman, capo del partito al-Wefaq ora bandito, leader dell’opposizione eletto in parlamento (sciolto).

Ora i tiranni al-Khalifa che sopravvivono sotto la protezione della 5a flotta statunitense di stanza a Manama, hanno mano libera nell’assemblare un cosiddetto parlamento con il pretesto di elezioni spurie che vengono boicottate dalla maggioranza del Bahrain, il cui leader legittimo, il Grande Ayatollah Isa Qassim, è stato costretto all’esilio e privato della cittadinanza della terra ancestrale dove i suoi antenati hanno vissuto per secoli.

di Redazione

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