Asse della Resistenza

Asse della Resistenza accerchia Israele

Il regime di Israele sta attraversando uno dei momenti storici più preoccupanti della sua breve ma criminale esistenza. Il lancio di razzi da Libano, Gaza e Siria da parte dell’Asse della Resistenza della scorsa settimana ha scatenato il panico tra gli israeliani, facendo scattare la sindrome da accerchiamento da parte della Resistenza. 

Quello che è successo una settimana fa è stato un magnifico esempio di sinergia, coordinamento e cooperazione tra i gruppi della Resistenza, dimostrando che ora costituiscono la coalizione regionale più potente nel nuovo ordine di sicurezza regionale; una coalizione il cui obiettivo principale è liberare la Palestina ed eliminare il regime israeliano dalla mappa della regione. 

La questione nuova e importante nei recenti attacchi non è l’ammontare delle vittime e dei danni subiti dal regime israeliano, ma gli importantissimi messaggi simbolici inviati al nemico israeliano.

Paura e incapacità israeliana di uno scontro militare con Hezbollah

Una nuova e importante realtà che è stata trasmessa dai lanci di razzi sul regime israeliano è stata la paura e l’incapacità israeliana di uno scontro militare diretto con Hezbollah e persino l’incapacità di lanciare un nuovo massiccio attacco a Gaza. Non molto tempo fa, i funzionari israeliani hanno ripetutamente minacciato di annullare l’accordo sul gas con il Libano e di lanciare un attacco al Paese. Tuttavia, il lancio di razzi dal sud del Libano, arrivato con il via libera di Hezbollah, ha dimostrato che non solo Tel Aviv non ha il potere di condurre una nuova guerra su vasta scala, ma anche le equazioni della deterrenza sono ora cambiate in un modo che l’ombrello di protezione di Hezbollah può fornire garanzie di sicurezza per altri gruppi della Resistenza. 

Una situazione simile si era già verificata nei territori occupati. Nei raid israeliani nel quartiere di Sheikh Jarrah di Gerusalemme nel maggio 2021 che hanno portato alla distruzione di abitazioni civili, i gruppi della Resistenza di Gaza con l’Operazione Spada di Al-Quds hanno lanciato raffiche di missili contro le città israeliane. La sconfitta in quella battaglia ha fatto scattare il campanello d’allarme per gli israeliani, mettendo in discussione il loro potere. 

Asse della Resistenza pronto all’attacco a tutto campo 

Un altro esempio evidenziato dai recenti attacchi contro il regime israeliano da tre fronti, è il completamento dei lavori sull’opzione dell’attacco totale ai territori occupati. Infatti, la storia dei conflitti tra i gruppi della Resistenza e il regime israeliano ha appena registrato un punto di svolta. Infatti, si registra il completamento operativo della fondazione di un fronte comune come obiettivo strategico per tutti i gruppi della Resistenza. Sebbene gli israeliani abbiano vissuto un conflitto con il fronte comune arabo che includeva Siria, Egitto e Giordania nelle guerre del 1967 e del 1973, non hanno mai sperimentato una guerra totale con l’Asse della Resistenza. 

I gruppi della Resistenza hanno circondato Israele, ciascuno come un esercito forte ed esperto e dotato di missili e droni, e l’esperienza accumulata nei vari conflitti regionali. I recenti attacchi missilistici hanno inviato l’importante messaggio che tale opzione è ora diventata una realtà negli sviluppi sul terreno e il suo pulsante è sul tavolo della Resistenza. 

Presunti alleati di Israele

Un’altra questione significativa che è emersa nei recenti attacchi ai territori occupati è stata l’inerzia dei presunti alleati regionali e internazionali del regime israeliano, in particolare gli Stati Uniti. Le monarchie arabe del Golfo Persico che negli ultimi anni hanno sognato una coalizione contro l’Asse della Resistenza non solo non hanno appoggiato Tel Aviv, ma l’hanno anche criticata. I Paesi europei, che sono alle prese con molteplici sfide, dalle proteste popolari interne alla guerra in Ucraina, all’approfondimento del divario all’interno dell’UE, sono praticamente all’oscuro delle crisi di sicurezza israeliane. Gli Stati Uniti, le cui posizioni e basi in Iraq e Siria sono in questi giorni obiettivi dei gruppi della Resistenza, hanno perso il potere di influenzare gli sviluppi regionali e vogliono evitare un’escalation con i gruppi della Resistenza. 

di Redazione

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