L’aviazione saudita continua, impunemente, a bombardare obiettivi civili ed infrastrutture in Yemen, violando ogni principio del diritto internazionale in materia di conflitti armati.
Pochi giorni fa è stata colpita una ennesima scuola, questa volta nella provincia di Amran. Registrate anche incursioni contro un vivaio agricolo nella zona di Saadah.
Fonti locali hanno confermato che le forze aeree della coalizione guidata da Riyadh avrebbero raso al suolo anche una moschea nel distretto di Bait-ul Thaliah Madan.
Non si fermano gli attacchi contro obiettivi sensibili: mercati, scuole, strutture sanitarie. Una strategia, quella saudita, che punta consapevolmente al genocidio. Gli ospedali sono ormai inesistenti, quasi tutti distrutti. Solo il 45 per cento delle cliniche è operativo ma si tratta di strutture private, accessibili solo a chi ha disponibilità economica.
Il rischio carestia è imminente. Oltre il 70 per cento della popolazione si trova in pressante bisogno di assistenza umanitaria. Scarseggiano acqua e cibo. Il blocco navale messo a punto da Riyadh sta mettendo in ginocchio il Paese; più di 7 milioni di persone vivono senza sapere quando sarà il loro prossimo pasto.
Il mese scorso le Nazioni Unite hanno lanciato un’allarme per la difficile situazione dei bambini yemeniti: più di 2 milioni soffrono di malnutrizione acuta.
Non meno grave la carenza di medicinali. Dal marzo del 2015, mese in cui i sauditi hanno dato corso alla brutale aggressione allo Stato sovrano dello Yemen, sono stati registrati oltre 1.600 casi di colera. Un quarto sono bambini.
In termini numerici quella dello Yemen, uno dei paesi più poveri del Golfo, è la più grave crisi umanitaria al mondo.
di Redazione
