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Afghanistan, a Kunduz è stato solo l’ennesimo crimine di guerra

di Salvo Ardizzone

Nella notte fra venerdì e sabato, durante la battaglia in corso per la riconquista di Kunduz, nel nord dell’Afghanistan, un attacco aereo ha distrutto l’ospedale di Medici senza Frontiere (Msf) causando una strage.

Non si è trattato di uno strike isolato, di una bomba che ha mancato il bersaglio, ma di un attacco durato oltre un’ora, dalle 2.08 alle 3.15 locali, condotto da una cannoniera volante AC-130 Spectre che per tutto il tempo ha continuato a martellare la struttura malgrado le disperate comunicazioni dei sanitari ai comandi militari.

Le vittime fin’ora ufficialmente accertate sono almeno 19, fra cui 12 medici e paramedici; i feriti una quarantina, di cui 19 fra il personale sanitario; ma il bilancio è certamente assai più pesante perché ci sono almeno 30 dispersi soprattutto fra i degenti e gli accompagnatori.

La struttura, l’unica a fornire assistenza adeguata alla popolazione in tutta l’area, era perfettamente conosciuta sia dai talebani che dalle forze afghane e della coalizione internazionale impegnate nella riconquista della città, caduta nelle mani dei miliziani lunedì scorso.

La giustificazione del portavoce del Ministero degli Interni, Sediq Seddiqi, è stata che all’interno dell’ospedale c’erano fra 10 e 15 terroristi, che sarebbero stati tutti uccisi nell’attacco; affermazione prontamente smentita dal personale di Msf superstite che ha dichiarato che all’interno della struttura non c’erano talebani all’infuori dei feriti degli scontri che infuriano in città, disarmati e curati come quelli di tutte le altre parti in azione.

Il Commissario Onu per i diritti umani, Zeid Ra’ad al Hussein, ha affermato che se si dovesse appurare che l’attacco è stato deliberato, come pare, si tratterebbe di un crimine di guerra. D’altronde le caratteristiche dell’attacco lasciano poco spazio ai dubbi: le cannoniere volanti Spectre, di regola, agiscono di concerto con team sul campo che ne richiedono e ne dirigono il tiro; se si aggiunge che l’ospedale è un grande edificio conosciuto in tutto il nord dell’Afghanistan e che le sue coordinate gps sono più che note ai comandi militari alleati c’è poco da aggiungere.

Adesso la struttura sanitaria che ospitava circa 80 operatori sanitari volontari e un centinaio di posti letto è completamente distrutta; Msf ha dichiarato che, nelle attuali condizioni, è costretta ad abbandonare la città, lasciando così tutta l’area senza assistenza mentre i feriti negli scontri continuano ad aumentare.

Quelli che cinicamente vengono definiti “effetti collaterali” sono un fenomeno assai frequente in terra afghana, che ha causato morti a centinaia e crisi ricorrenti fra le forze Nato-Isaf e il Governo centrale pressato da una popolazione esasperata per il continuo ripetersi di “incidenti”. A causarli, assai più delle difficili condizioni del teatro operativo, è la cinica disinvoltura con cui vengono condotti attacchi di potenza devastante in aree spesso densamente abitate e, in molti, troppi casi, senza neanche verificare il bersaglio.

Adesso tutti hanno promesso inchieste, ma si può star certi che nessuno pagherà per quei morti e neanche per una popolazione privata dell’unica assistenza sanitaria degna di tale nome.

Di massacro in massacro, la strage dell’ospedale è l’ennesimo frutto avvelenato di una guerra assurda che si trascina ormai da 14 anni; con la scusa bugiarda di aiutare un Paese, laggiù sono state dilapidate somme immense che sono finite nelle tasche d’un pugno di società americane ed hanno alimentato a dismisura la già altissima corruzione locale. Adesso, con l’avvicinarsi della partenza degli ultimi soldati occidentali, è tutta la struttura marcia di un Sistema a scricchiolare, pronta a collassare alla prima spallata.

In un simile scenario, verrebbe da chiedersi cosa ci facciano ancora laggiù gli 870 militari italiani che sarebbero dovuti tornare già nel dicembre scorso; che senso abbia protrarre ancora una missione costata 52 morti, centinaia di feriti e una massa enorme di denaro. Ma la risposta la conosciamo già, a questa domanda come a tante altre simili: è solo cieca e totale sudditanza al padrone americano.

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