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Servizio Sanitario Nazionale, spariscono i pronto soccorso

Nel Servizio Sanitario Nazionale (Ssn) sempre più allo sfacelo tra medici che fanno le valigie e infermieri che preferiscono cambiare nazione, riuscire ad ottenere le cure previste da diritto costituzionale è diventata un’impresa tra le più ardue. Quello che una volta si poteva chiamare Servizio Sanitario Universale, adesso è diventato un servizio sempre più raro. Curarsi senza pagare sta diventato un miraggio.

Lombardia e resto d’Italia

Durante la pandemia la regione “locomotiva d’Italia” è stata quella più bersagliata dai contagi. Tante sono state le critiche e le inchieste per la regione che ha fatto della sanità il suo vanto. Purtroppo, quando si parla di sanità in Lombardia, novantanove volte su cento si tratta di sanità privata.

Il giro di denaro nella regione è di quelli grossi, parliamo di oltre 21 miliardi di euro all’anno con metà delle prestazioni che vengono offerti da privati che non subiscono tagli, al contrario della sanità pubblica che ha visto “sparire” 5.500 posti letto sui 15 mila della sanità privata tra convenzioni e pagamento.

Chi regge il timone è il Gruppo San Donato (Gsd) della famiglia Rotelli presieduto dall’ex ministro Angelino Alfano. Gsd possiede 5.144 letti e l’80% dell’attività clinica con il Servizio Sanitario Nazionale. Cuore pulsante è il San Raffaele, fondato da Don Verzè, salvato da un crack di 405 milioni da Rotelli appunto.

Ci sono poi, sempre nel Gsd, 18 ospedali di cui 16 in Lombardia con tre Irccs come il Policlinico San Donato e il Nuovo Galeazzi che è sorto nel sito dell’Expo. Non contenti, in Lombardia si sono inventati gli Ambulatori di Accesso Libero, ideati da Guido Bertolaso, dove il paziente può andare senza prenotare pagando 149 euro. 

Servizio Sanitario Nazionale in Sud Italia

A Napoli si è andati oltre visto che al San Giovanni Bosco non c’è più il pronto soccorso. Chi arriva lì viene dirottato al Cardarelli o all’Ospedale del Mare. Terza città d’Italia, concentrazione demografica ai limiti del sostenibile, Napoli soffre di una drammatica penuria di sanità pubblica dove sono stati chiusi 5 pronto soccorso in altrettanti ospedali: San Giovanni Bosco, Loreto Mare, Ascalesi, Santa Maria degli Incurabili, San Gennaro.

Il San Giovanni si trova a ridosso dell’area di Capodichino ed ha fermato l’attività dei codici rosso, stessa cosa il Loreto a Mare. Parliamo di ingressi che si aggiravano intorno ai 140mila all’anno, superando abbondantemente i 200mila ingressi, in questo modo tutto converge verso l’imbuto dell’Ospedale del Mare o al Cardarelli dove si registrano oltre 400 ingressi al giorno e pazienti lasciati sulle barelle per più giorni.

Il balletto politico che si è scatenato in Campania è dei più beceri dato che si gioca sulla sofferenza della gente. Il presidente della regione De Luca accusa il governo dei tagli, ma a voler leggere bene la storia, inizia prima del Covid con una voragine che ha risucchiato 20 ospedali. Dei 66 del 2002, adesso ce ne sono 46 con 12.923 letti contro 15.386. Cui prodest?  

di Sebastiano Lo Monaco

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