Paesi del Golfo: scricchiola l’economia Saudita
di Redazione
La politica dei prezzi petroliferi condotta dall’Arabia Saudita, sta falcidiando gli utili delle sue società. È di domenica la notizia che il colosso petrolchimico Sabic, nel primo semestre dell’anno ha visto cadere i suoi utili di oltre il 21%.
Riyadh, malgrado il mercato del greggio sia saturo, e a breve subirà un nuovo shock per l’afflusso del petrolio iraniano dopo gli accordi di Vienna, continua a incrementare al massimo le sue esportazioni, determinando la caduta delle quotazioni.
I Sauditi hanno voluto innescare una guerra petrolifera per mettere in crisi lo shale oil americano e colpire le esportazioni di Russia ed Iran; tuttavia, le contromisure prese da Mosca e da Teheran, oltre all’insospettata resistenza dei produttori di shale, ne sta ora ritorcendo gli effetti su Riyadh, alle prese con consumi energetici interni altissimi e gli immensi capitali impiegati per assicurasi l’appoggio di larga parte della popolazione (che dipende in tutto e per tutto dai sussidi della casa reale).
Inoltre, continua a crescere il fiume di petrodollari speso nelle “proxy wars” in Siria ed Iraq, nell’aggressione allo Yemen e per assicurarsi l’appoggio di vari Stati (vedi i contratti di forniture di armi plurimiliardarie stipulati per “pagare” la Francia e gli aiuti che tengono in piedi il regime di al-Sisi).
L’insieme di questi fattori, oltre ad intaccare notevolmente le riserve finanziarie, comincia a far scricchiolare pericolosamente l’intera economia saudita.