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Russia. Il veleno del potere e i suoi servi

di Salvo Ardizzone

Alexey Novalny non ha bisogno di presentazioni per chi si occupa di diritti umani: è il blogger più fastidioso per il potere russo, sempre più avviato a divenire un regime al servizio di oligarchi e dell’autocrate Putin, di cui ha più volte denunciato, prove alla mano (anzi, messe in rete), corruzione e dispotismo, pagandone l’impegno con ripetuti arresti e denunce.

Ora il potere ha cambiato registro; invece che la brutale repressione, ha cominciato a usare le sue stesse armi: la rete che è lo strumento della sua lotta.

Navalny è un avvocato, iscritto all’albo di Kirov; ora, sulla rete, son cominciate a girare insinuazioni propalate da altri blogger (gli utili idioti o, peggio, i prezzolati a un soldo la tonnellata si trovano sempre) che dicono che abbia “barato” per esercitare a Kirov, presentando titoli insufficienti (specialmente quelli per il praticantato).

Inutile dire che il Presidente dell’Ordine degli Avvocati di Kirov, Marina Kopyrina, ha smentito, dichiarando che tutto è in ordine e le voci infondate; come si dice, importante è calunniare, a gettar fango qualche schizzo resta, e gli ottusi pronti a prestar fede alle accuse ci sono sempre, anche se in questo caso provengono da un procedimento avviato contro di lui dalla polizia federale russa (che peraltro non ha portato a nulla).

Navalny, dal canto suo, non s’è intimorito, ed ha lanciato un altro dei suoi attacchi contro un parlamentare in vista: Vitaly Malkin, accusato di non aver dichiarato “appena” 111 (si, 111) appartamenti in Canada e un passaporto israeliano.

La società russa, da molto tempo, è avviata a perdere le caratteristiche d’una democrazia, invischiata com’è nell’utile di pochi (diremmo di uno, e di chi gli sta a corte assecondandone gli interessi e da quelli traendo i tanti propri). È stata una democrazia fragile, nata troppo tardi, subito subissata da molti vizi che l’hanno fatta deragliare.

Il fatto è che l’informazione libera è il peggiore dei nemici per chi vuole usare la cosa pubblica per i propri scopi; purtroppo c’è sempre chi per viltà, per piaggeria, invidia o semplice interesse, sceglie di farsi servo.

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