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I Brics e l’effetto sanzioni contro la Russia. E’ razionale per Usa e Ue sanzionare l’orso russo?

di Cristina Amoroso

“L’escalation del linguaggio ostile, le sanzioni e le contro-sanzioni e la forza non contribuiscono ad una soluzione sostenibile e pacifica, secondo il diritto internazionale, compresi i principi e gli scopi della Carta delle Nazioni Unite”, è la dichiarazione rilasciata lunedì dai ministri degli Esteri dei Paesi Brics – Brasile, Russia, India, Cina e Sud Africa, a sostegno della Russia.

“I Paesi Brics hanno convenuto che le sfide che esistono all’interno delle regioni dei Paesi Brics devono essere affrontate all’interno del quadro delle Nazioni Unite in modo calmo ed equilibrato”, aggiunge il comunicato.

Di contro ai Paesi del Brics che hanno respinto le sanzioni contro la Russia, la Casa Bianca ha anche detto che il presidente degli Stati Uniti Barack Obama e i leader di Gran Bretagna, Canada, Francia, Germania, Italia e Giappone hanno deciso di escludere la Russia dal G8 sulla crisi in Ucraina e lo status di Crimea.
Nel frattempo, il gruppo G7 delle principali potenze economiche ha annullato l’incontro previsto per il mese di giugno che il presidente russo Vladimir Putin avrebbe dovuto ospitare nella città turistica del Mar Nero di Sochi, affermando di tenere a Bruxelles – senza la Russia – un incontro del G7 tra minacce di sanzioni più severe contro la Russia.

All’espulsione dal G8 della Russia, ha risposto lo stesso giorno la dichiarazione della Crimea di indipendenza dall’Ucraina e la relativa richiesta formale di diventare parte della Russia in seguito ad un referendum tenutosi  il giorno prima, in cui quasi il 97 per cento dei partecipanti ha votato a favore. Il 21 marzo, Putin ha firmato secondo la legge i documenti che ufficialmente dichiaravano la Crimea parte del territorio russo, mossa effettuata sulla base del diritto internazionale, secondo le affermazioni di Putin.

Mentre si scatenano i social media russi sul web, con presa in giro delle sanzioni e con poster divertenti che propongono le loro sanzioni all’Occidente vietando, ad esempio, ai membri del Dipartimento di Stato degli Stati Uniti di impegnarsi in una serie di attività tradizionali russe, come bere vodka russa, mangiare frittelle russe e suonare la balalaika, partono anche le controsanzioni della Russia di ritorsione, come quelle  nei confronti del Canada che in precedenza aveva imposto sanzioni che comprendevano il divieto di viaggio e il congelamento dei beni a 10 russi, tra cui  il vice primo ministro russo Dmitry Rogozin, l’aiutante presidenziale, Vladislav Surkov, il presidente della camera alta, Valentina Matvienko, così come il leader di Crimea, Sergey Aksyonov, ed ex capo presidenziale ucraina del personale, Viktor Medvedchuk.

Le sanzioni occidentali potrebbero spingere la Russia ad approfondire la cooperazione con gli Stati Brics, in particolare, di rafforzare i suoi legami con la Cina, che potrebbe nel tempo rivelarsi una grande catastrofe per Stati Uniti e Unione europea. Il 18 marzo, il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, ha affermato in un’intervista alla Bbc che la Russia dovrebbe passare a nuovi partner in caso di sanzioni economiche imposte dall’Unione europea e dagli Stati Uniti. Egli ha sottolineato che il mondo moderno non è unipolare e che la Russia ha forti legami con altri Stati, anche se la Russia vuole restare in buoni rapporti con i suoi partner occidentali, in particolare con l’Unione europea a causa del volume di affari e progetti comuni.

Quei “nuovi partner” non sono veramente nuovi e la Russia è strettamente interconnessa con loro da quasi 13 anni. I Brics rappresentano il 42 per cento della popolazione mondiale e circa un quarto dell’economia mondiale, il che significa che questo blocco di Stati è un importante attore globale. Mentre l’Occidente cerca di colpire duramente la Russia, è importante notare che Mosca è pronta a passare ad altri mercati, ad esempio i Brics, ed aumentare il volume degli scambi con i Paesi di questo blocco, a scapito della notevole quantità di prodotti provenienti da membri della Nato.

E ‘difficile ignorare il fatto che il ruolo del membro più grande e più forte dei Brics è la Cina, e, ovviamente, la Russia cercherà di migliorare le sue relazioni con Pechino, anche più di prima. Durante l’ultimo anno, le relazioni tra la Russia e la Cina sono state potenziate e sviluppate attivamente in vari ambiti, con un volume degli scambi tra gli Stati che ha raggiunto 89 miliardi dollari nel 2013, con relazioni economiche bilaterali di segnali positivi, il che significa che la cooperazione aumenterà.

Nel 2014, la Russia e la Cina hanno un’agenda piena per la cooperazione bilaterale, che comprende non solo il commercio, ma anche settori come l’energia, la costruzione di aeromobili, l’ingegneria meccanica, la cooperazione militare e della scienza, il turismo, ecc. Allo stesso tempo, i legami culturali tra le due nazioni si stanno anche rafforzando, con gli anni di scambio di giovani 2014-2015. I leader di Russia e Cina hanno deciso di preparare congiuntamente eventi di celebrazione per il 70° anniversario della vittoria sulla Germania e il militarismo giapponese nel 2015.

Così, per non parlare di un grande potenziale per la cooperazione russo-brasiliana e russo-indiana con risultati di questi legami deludenti per l’Occidente, la Cina potrebbe diventare il più grande beneficiario delle sanzioni contro la Russia perché significa un ulteriore riavvicinamento tra Russia e Cina. Si dovrebbe ricordare che la Cina è sempre stata principalmente interessata a fare affari e di sicuro sarebbe sciocco per Pechino perdere una grande opportunità di rafforzare i suoi legami con la Russia. E’ solo un revival dell’ “asse cino-sovietica”, contrappeso ideologico dell’Occidente durante la guerra fredda? O forse l’Occidente non sta spingendo i suoi rivali più vicini l’uno all’altro, creando un potere enorme che potrebbe superare Usa e Ue? Quindi la domanda è se l’Occidente vuole davvero che questo accada? E cosa farà quando il drago cinese e l’orso russo formeranno un’alleanza?

Washington e Bruxelles non dimentichino che la Russia è il più grande produttore di petrolio e gas nel mondo, il che  significa semplicemente che l’imposizione di sanzioni economiche contro la Russia potrebbe scuotere il mercato mondiale dell’energia e, di conseguenza, l’intera economia mondiale. Per non parlare della dipendenza dell’Ue dal gas russo.

In secondo luogo, la Russia sta investendo massicciamente nel mercato finanziario statunitense, soprattutto in titoli del Tesoro, e di conseguenza, se la Russia decidesse di ritirare i suoi investimenti in risposta alle sanzioni occidentali, colpirebbe l’economia degli Stati Uniti fino a provocare una vera e propria crisi finanziaria.
Infine, nel corso degli ultimi anni il mercato russo è diventato uno dei più grandi mercati del mondo dell’Ue per merci, prodotti e servizi, mentre l’Ue sta attivamente investendo in Russia. In caso di ulteriore peggioramento delle relazioni tra la Russia e l’Occidente, l’Ue avrà molto da fare, alla ricerca di nuovi mercati e rimediare ai danni permanenti causati dai contratti di joint sospesi. Sono pronte le economie occidentali ad affrontare una possibile nuova crisi?

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