Nuovo asse Roma-Damasco nella lotta al terrorismo
di Redazione
Il capo dei Servizi siriani, Mohammad Dib Zaytun, è stato a Roma la settimana scorsa, invitato dai vertici dell’Intelligence italiana; a darne notizia sono stati sia media vicini al Governo siriano (come la Tv libanese al-Manar, che riporta quanto pubblicato da al-Watan di Damasco), sia dichiaratamente ostili (come il panarabo al-Quds al-Arabi, di proprietà d’imprenditori qatarini).
A Roma, Zaytun ha passato informazioni su gruppi terroristici siriani che hanno relazioni con formazioni libiche; notizie preziose per l’Italia, impegnata laggiù in una difficile partita, ma che sollevano il velo sull’ennesima ipocrisia dell’Occidente.
Zaytun, quale capo dell’Intelligence civile siriana, è formalmente oggetto delle sanzioni della Ue e degli Stati Uniti, e sarebbe dunque un soggetto off-limits per le agenzie governative occidentali. Ma c’è di più: secondo le fonti citate, esponenti del Governo e dei Servizi siriani si sarebbero incontrati ripetutamente con omologhi del Regno Unito, Belgio, Germania, Francia e Spagna per questioni legate all’antiterrorismo, giungendo ad inviare a Damasco diverse delegazioni.
La visita di Zaytun non fa che confermare quanto ormai evidente a tutti: i sedicenti “ribelli” siriani altro non sono che gruppi terroristici, per non parlare di qaedisti e Daesh; chiunque voglia contrastarli deve confrontarsi con chi li combatte da anni. Per questo la posizione ufficiale della Ue, imposta come al solito da Washington e dai petrodollari del Golfo, risulta priva d’ogni credibilità.
I tempi quando al-Assad era dipinto come un paria da cacciare sono lontani; Damasco è nei fatti un partner riconosciuto, con cui è indispensabile confrontarsi nell’ambito della guerra al terrorismo. L’Italia, del resto, anche in questi ultimi anni non è affatto nuova a collaborazioni col legittimo Governo siriano, sia nella condivisione di informazioni, che nell’elusione di sanzioni che colpiscono l’aggredito invece che l’aggressore, con molte aziende che continuano i rapporti.
È però desolante che la cronica deficienza di sovranità nazionale, lasciata a Washington per tutti i dossier importanti, costringa un Continente a ridicoli sotterfugi.