Nigeria, l’offensiva dell’esercito non ferma il terrore di Boko Haram
Sotto la spinta del nuovo presidente Muhammadu Buhari, che ne ha sostituito i vertici ed intimato ai nuovi comandanti di portargli risultati entro tre mesi, l’Esercito nigeriano sta mostrando un’inedita vitalità nel contrastare i terroristi di Boko Haram.
Dopo una serie di successi, è di martedì la notizia che i militari hanno ripreso il controllo della città strategica di Gambaru Ngala, nella regione nord orientale del Borno, al confine con il Camerun. La città era sotto il controllo della setta dall’agosto dell’anno scorso, che ne aveva fatto una base per le sue incursioni in Nigeria e negli Stati vicini.
Malgrado le numerose vittorie, conseguite dall’Esercito nigeriano anche con l’aiuto di contingenti del Ciad, Camerun e Niger, l’attività dei terroristi non è stata stroncata: secondo un conteggio effettuato da fonti indipendenti, in meno di tre mesi i raid della setta hanno causato almeno mille morti nella sola Nigeria.
I motivi della virulenza del terrorismo e della sua capacità di reggere ai numerosi rovesci, stanno nell’impreparazione e diffusa corruzione dell’Esercito; in un’Amministrazione pubblica almeno altrettanto corrotta, che ha vessato in tutti i modi gli Stati del Nord Est abbandonati a se stessi dal Governo centrale; nelle complicità e nelle radici che la setta ha saputo mettere in quei territori, giungendo a condizionare diversi governatori e uomini politici influenti.
I successi ottenuti negli ultimi tempi dai militari, pressati dal Presidente che sulla sconfitta del terrorismo e della corruzione ha basato la sua campagna elettorale, da soli non basteranno a porre fine al regime di terrore instaurato da Boko Haram nelle regioni settentrionali dal 2009: secondo Amnesty International, da allora ci sono state almeno 17mila vittime accertate, in un crescendo continuo di uccisioni e violenze.
Senza una reale volontà politica di combattere la corruzione negli Stati nord orientali della Nigeria, e di investimenti che diano una prospettiva, sia pur minima, a quei territori, il terrorismo continuerà ad avere proseliti e mezzi, anche grazie al network internazionale a cui si è collegato.
È di qualche giorno fa la notizia che da cento a duecento militanti di Boko Haram, sfruttando le vie dei contrabbandieri attraverso Niger e Libia meridionale, sono giunti a Sirte per sostenere i takfiri dell’Isis locale a testimonianza di un solido rapporto con le centrali del terrore.