Meymand, villaggio di 13mila anni patrimonio Unesco
Meymand, villaggio troglodita della regione del Kerman, nel sud-est dell’Iran, proclamato patrimonio dell’Unesco, in cui la presenza umana risale a 13mila anni fa.
Meymand culla della civiltà ariana
Qui nella provincia di Kerman, 13mila anni fa gli uomini iniziarono a vivere sulle montagne di Payè; nel 6000 a.C., alcuni dei primi gruppi di ariani che si trasferirono in Iran dall’Asia centrale, si stanziarono qui e scavarono nella roccia le loro caverne e secondo la leggenda, quando si stancavano, si facevan forza bevendo vino (Mey in persiano) e da qui il nome del villaggio, “Meymand”. Il villaggio, 3.600 anni fa, diventa un santuario zoroastriano, anche perchè le zone elevate (Meymand è a 2240 metri di altezza), erano scelte dagli zoroastriani per realizzarci i templi del fuoco. Gli zoroastriani tenevano e tengono tutt’ora nei loro templi del fuoco, un braciere acceso che viene tenuto vivo perennemente.
A Meymand scopriamo la radice antropologica di questo rito religioso. Il tempio del fuoco, dove il Mogh (il sacerdote zoroastriano, da questo nome proviene la parola mago), teneva sempre il fuoco acceso, era sinonimo di sopravvivenza per il villaggio. Nella stagione fredda, se si spegneva il fuoco in una caverna abitata, i proprietari potevano andare a prenderne un po’, persino a mani nude, dal fuoco centrale del villaggio tenuto sempre acceso. Si prendeva un po’ di cenere in mano e poi sopra si metteva un po’ di fuoco vivo e si correva nella propria caverna per non bruciarsi. Ancora oggi, il modo di dire, è rimasto nella lingua persiana; se un amico viene alla porta di casa ma non accetta di entrare, gli dici: “Perchè hai fretta? Sei venuto a portare il fuoco?”.
Il piacere di essere “cavernicoli”
Le caverne scavate nella roccia sono di due tipi; quelle fresche, utilizzate in estate, ma poi soprattutto quelle invernali, che rimangono calde. A Meymand si visita l’antico tempio del fuoco, l’edificio più antico esistente, del periodo pre-islamico. Poi vi è il fantastico hammam, dove si accendeva un fuoco sotto l’acqua del fiume, e dove si usava per l’illuminazione un lucernario con delle pietre particolari, che immagazzinano la luce di giorno e che si illuminano di notte. L’hammam veniva usato di mattina dalle donne e di notte dagli uomini. La grotta più moderna del villaggio è la moschea, scavata 200 anni fa, con un Mihrab rustico ed un tappetino particolare, messo accanto ad esso, con l’immagine di Khomeini. Nelle caverne non entrano serpenti e scorpioni poichè la cenere sparsa sulle pareti ed il tetto, allontana insetti ed animali in maniera naturale.
Nelle caverne, ancora oggi, c’è lo spazio per accendere il fuoco. Turisti, soprattutto stranieri, raggiungono il minuscolo villaggio di 12 chilometri quadrati per trascorrere una notte. Gli abitanti del posto sono tradizionalmente vegetariani, ed oggi vivono soprattutto grazie all’apicultura, la vendita di erbe medicinali e di melograni, mele, mele cotogne e fichi, che crescono divinamente ed ovunque a Meymand.
di Davood Abbasi