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L’Ue minaccia procedura contro la Polonia per aver violato la libertà di stampa

di Salvo Ardizzone

Dopo essere stata a lungo coccolata dalla Ue, al tempo dell’idillio fra Angela Merkel e Donald Tusk, tanto da vedersi assegnare la Presidenza del Consiglio Europeo, la Polonia rischia una procedura d’infrazione addirittura per aver messo in discussione lo Stato di diritto e violato la libertà di stampa.

Dopo la vittoria ottenuta alle elezioni dell’ottobre scorso, la destra xenofoba nazional-populista capitanata da Jaroslav Kazcynski ha messo immediatamente mano a cambiare lo Stato, e come primi provvedimenti ha adottato una riforma della Corte Costituzionale che in pratica l’assoggetta alla politica, e ha posto sotto il formale controllo dell’Esecutivo l’informazione pubblica.

Con questi due provvedimenti, Kazcynski si sbarazza della vigilanza costituzionale sugli atti del Governo retto dalla sua marionetta, Beata Szydlo, e mette il bavaglio a telegiornali e media, sottoponendo di fatto le notizie a un controllo preventivo. I vertici dell’informazione sono già stati azzerati e sostituiti con manager scelti dall’Esecutivo ed è stato limitato il potere e il numero dei Consiglieri di sorveglianza.

Già il 23 dicembre scorso la Commissione Ue aveva inviato una lettera, rimasta inascoltata, in cui si chiedeva una moratoria sul via libera alla riforma della Corte Costituzionale. Una seconda lettera è stata inviata il 30 successivo, quando il Parlamento ha licenziato la legge che imbavaglia l’informazione.

Varsavia ha continuato imperterrita per la sua strada e il 13 gennaio, suo malgrado, il Collegio dei Commissari dovrà votare se ci sia stata infrazione ai principi fondanti della Ue, preparandosi ad avviare il meccanismo che porta a sanzioni fino all’esclusione del diritto di voto in Consiglio.

A Bruxelles c’è molto imbarazzo per la deriva presa dalla Polonia che pare decisa a tirare dritto: malgrado diverse sollecitazioni a prendere contatto con la Commissione Venezia del Consiglio d’Europa, quanto meno per dare una veste giuridica plausibile ad una riforma costituzionale orrenda, Varsavia ha ignorato ogni invito.

In ogni caso la procedura è ormai avviata e pare difficile che non abbia conseguenze, più che altro perché Kazcynski sembra volere lo scontro.

Quella del Governo polacco non è la ribellione contro la burocrazia di Bruxelles, le lobby che la manovrano e la sudditanza politica a Washington che la orienta, al contrario è una becera crociata che può riassumersi nel motto “Dio, Patria, Famiglia”, con tutto quello che ne segue in termini di nazionalismo, integralismo religioso, xenofobia e totale appoggio agli Usa in chiave anti russa.

È l’ennesimo frutto avvelenato generato dal peggiore populismo. È l’ennesima dimostrazione di quanto siano inconsistenti, anzi, dannose, le impalcature europee per come sono state disegnate dall’interesse di pochi.

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