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Politici italiani e l’antica pratica del “salto della quaglia”

di Salvo Ardizzone

Che i partiti siano divenuti da molto, moltissimo tempo null’altro che centri di potere, strumenti che i politici prendono come taxi secondo le convenienze del momento, in barba alle solenni sciocchezze raccontate ai potenziali elettori è cosa tanto evidente da non meritare neppure d’esser detta. Da anni frange sempre più nutrite di “responsabili” transumano come greggi da una parte all’altra in cerca di sicurezza per la propria poltrona, dando vita a cosiddetti “soggetti politici” che hanno l’unico fine d’appiccicare un’etichetta al prodotto in vendita, il proprio voto.

A parte gli esempi celebri del passato, che hanno portato alla ribalta personaggi come Scilipoti e Razzi, di recente ne abbiamo visti tanti che, fiutata l’aria, corrono a posizionarsi fra le braccia del nuovo “uomo solo al comando”, che minaccia sfracelli contro il vecchio establishment ma è pronto ad accogliere tutti, ma proprio tutti a prescindere, pur di consolidare un proprio potere indiscusso, costruito su gente che gli deve tutto e senza di lui è nessuno.

Tuttavia, anche se la pratica del “salto della quaglia” è ormai completamente sdoganata, alle volte è davvero difficile digerire certi passaggi, anche per gli stomaci più collaudati; è il caso di quanto sta accadendo in Sicilia fra i deputati di Sala d’Ercole, l’antico parlamento siciliano.

In questi giorni il Pd dell’Isola sta imbarcando in un colpo solo cinque deputati regionali (si chiamano così, non consiglieri come nel resto d’Italia, in nome di un’antica dignità costituzionale, ahinoi, da tempo assai decaduta) provenienti da Articolo 4, un partito fai da te creato da Lino Leanza, ex braccio destro del non rimpianto ex governatore Lombardo, tolto dalla scena politica da inchieste giudiziarie.

I cinque, piantati in asso dal loro antico leader che ha pensato di farsene un altro tutto suo di partito, hanno pensato di correre sul carro del Pd che, neanche a dirlo, immediatamente ha aperto le braccia con tanto di entusiastiche dichiarazioni su orizzonti che si allargano da parte del renziano siciliano Faraone.

Ma chi sono? Intanto gente che di “salti della quaglia” è specialista, collezionandone tanti che quest’articolo non basterebbe ad elencarli; in tutti questi passaggi, che per lo più iniziano con l’Udc dell’allora governatore Cuffaro (ricordiamo in galera per reati di mafia), mai passati dalla parte della sinistra, oggi scoperta grazie al faro di Renzi.

Passi sull’improvvisa conversione, un po’ meno su altri fatti; per esempio, fra i cinque c’è Raffaele Nicotra, un ex sindaco di Aci Catena, già indagato per voto di scambio (bazzecole), che è stato rimosso dal Prefetto di Catania per contiguità mafiosa. C’è pure Paolo Ruggirello, il cui padre, Giuseppe, nei ruggenti anni ’70 all’improvviso creò a Trapani la Banca Industriale, con un tale fulmineo successo economico da attirarsi un’interrogazione parlamentare, nel clima di allora, ovviamente, caduta nel vuoto; e sempre lui, negli anni ’90, fu accostato a nomi della banda della Magliana nell’ambito di un’inchiesta. E per concludere, e tagliar corto con altre citazioni, segnaliamo che a guidare il manipolo c’è Luca Sammartino, un giovane eletto all’Ars nelle file dell’Udc, notato già in campagna elettorale perché dalla grande clinica oncologica etnea Humanitas, della quale la madre Annunciata Sciacca è la direttrice sanitaria, partivano telefonate ai malati ed alle loro famiglie per sollecitarne il voto.

In nome dell’ambizione di “allargare gli orizzonti” il Pd li imbarca tutti e molti altri insieme, divenendo una copia dell’Udc di cuffariana memoria, sia per nomi che per logiche. Per noi nulla di strano né sorprendente, anzi un’ennesima conferma, però, chissà cosa ne avrebbe pensato un Berlinguer o, rimanendo in Sicilia, un Pio La Torre.      

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