Juncker all’Europarlamento: “La Commissione applicherà flessibilità alle spese per rifugiati”
Il presidente della Commissione Ue, Jean Claude Juncker, annuncia all’Europarlamento: “La Commissione applicherà la flessibilità alle spese per i rifugiati”. Dunque, più flessibilità per i bilanci dei Paesi che prestano aiuto ai migranti. Il presidente precisa “siamo di fronte ad una situazione di eccezionalità, ma tale flessibilità sarà applicata Paese per Paese, purché siano sforzi straordinari”. Juncker, tiene a precisare che se un Paese compie uno sforzo straordinario per fronteggiare l’emergenza profughi, questo sarà riconosciuto nella valutazione dei bilanci nazionali da parte della Commissione: “Il patto di Stabilità e crescita sarà applicato tenendo conto degli sforzi straordinari dei Paesi che fanno. Le regole contengono un margine di flessibilità che verrà utilizzato.
Ma fra i grandi Paesi ce ne sono anche alcuni che non fanno abbastanza: solo chi dimostra di compiere sforzi avrà diritto alla flessibilità. La relazione del numero uno della Commissione tocca anche la questione della redistribuzione dei richiedenti asilo da Italia e Grecia verso altri Paesi europei: “Non sta funzionando nel modo migliore” ammette il presidente, che coglie l’occasione per lanciare una frecciatina a quegli Stati che non si sono impegnati sufficientemente.
E sempre sul fronte della redistribuzione aggiunge: “Dobbiamo accelerare nel completamento delle misure operative. Bisogna completare gli hotspot e procedere nel sistema di redistribuzione”. Per il presidente della Commissione, “le cose si stanno muovendo, ma non abbastanza velocemente”. Ed i numeri confermerebbero le preoccupazioni di Juncker: “Solo otto Paesi su 26 hanno mandato i propri ufficiali di collegamento in Italia e tre Paesi in Grecia. Solo nove Paesi ci hanno fatto sapere che possono accogliere 700 persone. Ma noi ne dobbiamo ricollocare 160 mila”. L’Europa, ha avvertito,”rischia di perdere la propria credibilità”.
Un’Europa che somiglia sempre più a un Giano Bifronte: da un lato si cercano modi e strategie per accogliere la marea di disperati che arrivano dai luoghi dove la guerra non lascia scampo, dall’altra si erigono muri per chiudere agli stessi quell’unico spiraglio di speranza.