Dramma istruzione per i bambini rifugiati
Più della metà dei bambini rifugiati in tutto il mondo – circa 3,5 milioni di bambini – non frequenta la scuola, con conseguenze negative sia per i rifugiati che per le loro società. Fallimento delle politiche internazionali per l’educazione.
“Circa 3,5 milioni di bambini non hanno avuto una sola giornata di scuola l’anno scorso” dei 6,4 milioni di bambini di età compresa tra i cinque e i 17 anni, che erano sotto mandato dell’Unhcr, ha dichiarato l’agenzia in una relazione. C’è stato solo un lieve miglioramento rispetto all’anno precedente che aveva registrato 3,7 milioni, secondo un rapporto dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati, dal titolo: “Lasciati indietro: istruzione ai rifugiati in crisi”.
“L’istruzione di questi bambini rifugiati è fondamentale per lo sviluppo pacifico e sostenibile dei luoghi che li hanno accolti e per la prosperità futura dei propri Paesi”, ha dichiarato il capo dell’Unhcr Filippo Grandi, che ha esortato i governi dei donatori ad aumentare gli investimenti nell’educazione ai rifugiati. La metà dei 17,2 milioni di rifugiati sotto mandato dell’Unhcr sono minori in età scolare, ha dichiarato Grandi.
Rispetto ad altri bambini e adolescenti in tutto il mondo, il divario in opportunità per i 6,4 milioni di profughi tutelati dall’Unhcr sta crescendo sempre di più. Il novanta per cento dei bambini del mondo frequenta la scuola primaria, una cifra che scende al 61 per cento per i bambini rifugiati. Circa l’84 per cento dei bambini in tutto il mondo frequenta la scuola secondaria, ma solo il 23 per cento dei ragazzi rifugiati.
Nei Paesi a basso reddito, dove vive un bambino rifugiato su tre, le probabilità di andare a scuola scendono di sei volte rispetto ai bambini nel mondo. Nei Paesi a basso reddito che ospitano il 28 per cento dei rifugiati mondiali, il numero dell’istruzione secondaria è sconvolgente, scende a solo il nove per cento, secondo il rapporto.
Mancando l’istruzione che fornisce ai bambini le competenze necessarie per svilupparsi in membri produttivi della società, i bambini rifugiati che fuggono dalla Siria, dall’Iraq, dalla Palestina e dallo Yemen lottano per trovare opportunità educative nei Paesi in cui si stabiliscono. Nei casi più estremi, i giovani rifugiati non hanno frequentato la scuola da anni. Per questi bambini, la possibilità di trovare un’occupazione redditizia come adulto diventa sempre più impegnativa.
La mancanza di istruzione, accoppiata ad un senso di disperazione, crea le condizioni perfette per la radicalizzazione dei bambini rifugiati. Senza educazione, i giovani rifugiati non avranno le opportunità economiche fornite ai bambini in aree non disturbate dal conflitto. Il rapporto si chiude con un messaggio del Premio Nobel per la Pace Malala Yousafzai, attivista pakistana di 20 anni, nota per il suo impegno per l’affermazione dei diritti civili e per il diritto all’istruzione.
Obiettivo istruzione mancato
A distanza di 17 anni dalla sottoscrizione dei Millenium Goals, gli obiettivi che i Paesi firmatari si erano fissati non sono stati raggiunti. Anzi, in molti casi la situazione è peggiorata. Gli obiettivi per il millennio prevedevano (Misura due) che entro il 2015 sarebbe stato possibile fornire educazione scolastica a tutti i bambini del mondo. Oggi, secondo i dati ufficiali, 263 milioni di bambini non ricevono un’istruzione.
Per l’Unesco, l’istruzione primaria universale non sarà possibile prima del 2042. Per quella secondaria inferiore sarà necessario aspettare il 2059. L’istruzione secondaria superiore universale non verrà raggiunta prima del 2084.
L’istruzione è uno dei settori più importanti per lo sviluppo di molti Paesi, uno strumento indispensabile per cercare di colmare, almeno in parte, il gap che separa i Paesi meno sviluppati dagli altri. La mancanza di istruzione è causa di elevati livelli di disoccupazione e di povertà. È la prima ragione di sottosviluppo. Eppure proprio questo settore è quello che riceve minori risorse dalle organizzazioni umanitarie. A leggere il rapporto dell’Unicef sembra quasi che esista una mancanza di volontà internazionale di tener fede agli impegni presi per raggiungere obiettivi che pure erano stati individuati e a cambiare la situazione. Dopo il fallimento dell’obiettivo “acqua”, ora anche l’educazione ha mostrato l’incapacità di colmare i limiti delle scelte adottate nel 2000.
di Cristina Amoroso