Medio Oriente

Israele nasconde perdite in combattimento per proiettare immagine di “invincibilità”

Per decenni, Israele ha intenzionalmente e sistematicamente nascosto il numero delle vittime che ha subito durante le operazioni della Resistenza per ritrarre i suoi militari come “invincibili”.

The Cradle, una rivista di geopolitica dell’Asia occidentale, ha rivelato come il regime di occupazione abbia travisato l’entità delle morti dagli anni ’80 come mezzo per sollevare il morale sia delle sue forze che dei coloni del regime.

Il primo caso riportato dal rapporto risale al 1982, quando un combattente della Resistenza palestinese colpì un edificio che ospitava truppe israeliane in un’operazione che uccise ben 141 soldati. “Decenni dopo, Israele continua ad attribuire erroneamente l’esplosione a una fuga di gas che ha portato al crollo dell’edificio”, afferma il rapporto.

Il caso successivo, che è stato confermato dal segretario generale di Hezbollah, Sayyed Hassan Nasrallah, riguarda l’uccisione da parte dei commando navali del movimento di 12 forze israeliane durante un’imboscata del 1997.

Il rapporto indica poi un’operazione del 2014 da parte delle Brigate Ezzedine al-Qassam, il braccio armato di Hamas. L’operazione causò la morte di quattro ufficiali israeliani in rappresaglia alla guerra in corso da parte di Tel Aviv contro la Striscia di Gaza. Almeno altri dieci episodi simili si sono verificati nel 2016 nelle alture del Golan.

Israele preserva l’immagine ”invincibile” del soldato israeliano

Lo studio solleva anche sospetti su un rapporto della Tv israeliana Channel 7 che indica la morte di sei soldati nel 2017, la cui scomparsa è stata attribuita a circostanze dubbie come ribaltamenti di veicoli, morti improvvise durante l’addestramento, uso improprio di armi e suicidi.

The Cradle indica anche la morte di due comandanti statunitensi e israeliani nella capitale del Kurdistan iracheno, Erbil, nel 2021. Ha specificato le circostanze che hanno portato alla morte come un’operazione di rappresaglia per l’assassinio del tenente generale Qassem Soleimani, ex comandante della Forza Quds, e dei suoi compagni, morti un anno prima in un attacco di droni statunitensi a Baghdad.

Nell’aprile di quest’anno, quattro ufficiali israeliani sono morti in un’altra operazione della Resistenza nell’ultima guerra del regime israeliano contro Gaza. L’operazione di vendetta ha visto il movimento di Resistenza del Jihad Islamico di Gaza lanciare più di 1.500 razzi verso i territori occupati, anche contro le città di Tel Aviv, Ashkelon e Ramla, provocando pesanti distruzioni.

Parlando alla rivista, Hassan Abdo, uno specialista in affari israeliani, ha attribuito questo all’inclinazione di Israele a preservare l’immagine dell’”invincibile” soldato israeliano. Questo è “uno dei pilastri principali del progetto sionista basato sulla sicurezza tripartita, l’immigrazione e l’insediamento”, ha aggiunto.

di Redazione

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