Cronaca

Deficit al 2,4%, nasce la manovra Giallo-Verde

Deficit al 2,4 si era detto e così è stato. Sono stati di parola i due partner di governo, Lega e 5Stelle, che senza remora alcuna hanno messo all’angolo il ministro dell’Economia Tria che altro non ha potuto fare che accettare le condizioni che gli sono state imposte principalmente da Di Maio. Nelle ultime ore il ministro dell’Economia aveva dimostrato l’intenzione di dimettersi ma da quanto trapelato, una telefonata giunta dal Quirinale ha convinto il ministro Tria a desistere anche perché la possibile soluzione sarebbe stata un interim a Giuseppe Conte, prestanome del consiglio con Paolo Savona vero ministro ombra dell’Economia.

deficitMattarella ha optato per una soluzione che non peggiorasse le cose anche perché come dicono gli inglesi “il meglio deve ancora venire”, visto che sin dalle prime ore dell’alba sia la borsa di Milano che lo Spread hanno iniziato il giro nelle montagne russe dei numeri con un sali e scendi da brividi, ma si attende il 16 di Ottobre quando l’Unione Europea si pronuncerà sulla manovra del governo italiano, ma dalle prime voci pare che la procedura d’infrazione sarà quasi certa. Più che una manovra che “abbatte la povertà” quella messa su carta da Leghisti e Grillini è una manovra gerontocratica che dimentica completamente la popolazione giovanile che, ad onor del vero, è stata e continua ad essere bistrattata da tutti i governi in carica.

I due partner di governo esultano come se avessero realmente risolto i problemi di una nazione allo sbaraglio: “Abbiamo portato a casa la manovra del popolo che per la prima volta cancella la povertà grazie al reddito di cittadinanza”, annuncia il vicepremier Di Maio e se nell’epoca delle immagini che contano più delle parole, il fatto che l’annuncio e l’esultanza sia stata dimostrata da uno dei balconi di Montecitorio qualcosa vorrà pur dire.

Leggendo il contenuto della manovra c’è da stare poco allegri perché se è vero che la legge Fornero ha creato tanti guai, è anche vero che ha tolto molte castagne dal fuoco all’Italia in quel non troppo lontano 2011; la legge Fornero era giusto che fosse rivista ma il costo di tutto ciò graverà sulle spalle dei più giovani ed è stato proprio sulla possibile cancellazione della legge Fornero che Tria è rimasto irremovibile.

Vi è la possibilità di andare in pensione anticipatamente attraverso un meccanismo di quota 100 – riguarderà almeno 400mila persone e secondo i partiti di maggioranza si tradurrà in altrettanti posti di lavoro per i giovani. Sul piatto ci sono risorse per otto miliardi. Tra le altre misure previdenziali, si torna sul taglio delle “pensioni d’oro” sopra i 4.500 euro, che però, stando ai progetti effettivamente depositati, non comporta un ricalcolo contributivo, ma di un taglio per coloro che hanno anticipato i requisiti di età (a partire dal 2012) rispetto alla Fornero.

Altro oggetto del contendere e serbatoio di voti al sud è stato il reddito di cittadinanza: secondo i calcoli del M5s il provvedimento riguarderà 6,5 milioni di persone che ora sono sotto la soglia di povertà, ma date le cifre in campo ci dovrebbe essere un restringimento della platea: negli ultimi giorni si è parlato di un possibile agganciamento della platea ai parametri dell’Isee. C’è anche il via libera alle pensioni di cittadinanza, che fissa una soglia di 780 euro per le pensioni minime.

Capitolo Flat Tax

La flat tax comincerà dalle piccole imprese. Per loro è in arrivo un prelievo fisso del 15% che, secondo le previsioni della Lega, riguarderà oltre un milione di italiani. Di fatto è un allargamento del fisco forfettario che include l’Iva: proprio per questo il beneficio nel 2019 per i contribuenti riguarderà l’imposta sul valore aggiunto per poi spostarsi nel 2020 sui redditi guadagnati. Per gli altri cittadini, ipotizza invece una bozza del Def, si arriverà alle due aliquote del 23% (fino a 75mila euro di reddito) e del 33% (oltre tale livello) a fine legislatura. Per artigiani, piccoli imprenditori e professionisti si prospetta un regime dei minimi favorevole. Anche per reperire altre risorse si conferma il progetto di rimodulare le agevolazioni fiscali.

La manovra Giallo-Verde contiene anche il condono mascherato da “Pace Fiscale” che prevede la chiusura delle cartelle Equitalia che avrà un impatto una tantum sui conti; la soglia per il condono è fissata a 100mila euro che è molto più bassa del milione auspicato dalla Lega anche se vi sono possibilità, stando alle dichiarazioni di Garavaglia che il tetto sarà di 500mila euro.

Quindi 5Stelle in piazza nella notte a festeggiare la manovra del popolo, mercati a picco stamane con lo spread che decolla e la Borsa di Milano che cade in picchiata; sono le due immagini opposte che stridono e che danno una fotografia fedele dell’abisso che si apre tra la demagogia della politica e la realtà dei numeri. Il punto è che nessuno può tifare per lo Spread e sperare nello sfascio che è stato scongiurato dal Quirinale che ha convinto Tria a rimanere al suo posto. La decisione di sfondare il tetto del deficit oltre 1,6% portandolo al 2,4% che avrebbe esposto l’Italia al rischio di una fuga degli investitori era ampiamente previsto; senza considerare le possibili sanzioni che la commissione Ue potrebbe affibbiare all’Italia, ma per il ghignante Di Maio e per Salvini non c’è spauracchio che tenga, il rischio hanno deciso di correrlo ugualmente, con allegra spregiudicatezza come l’orchestrina del Titanic che continuava a suonare mentre l’acqua saliva lentamente.

di Sebastiano Lo Monaco

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