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In Nigeria si costruisce “l’isola dei ricchi”, ma la gente continua a morire di fame

di Salvo Ardizzone

In Nigeria si vuol agire in grande, imitando i faraonici progetti del Dubai. Si sta costruendo un’isola artificiale di circa dieci chilometri quadrati dinanzi alle coste di Lagos; vi sorgerà una città nuova, una via di mezzo fra una Disneyland e una City, che ospiterà gli affari di uno Stato che vuole divenire la prima economia d’Africa: si chiamerà Eko Atlantic.

Certo, sulla terraferma, Lagos è già una megalopoli caotica, dove s’ammassano oltre 13 milioni di persone che vivono, soprattutto nelle sterminate periferie, in condizioni che definire precarie è poco, ma che importa?

Che importa che oltre il 54% dei circa 170 milioni di abitanti della Nigeria viva sotto la soglia della povertà?

Che importa che il Nord del Paese, abbandonato a se stesso, sia preda dell’integralismo islamico – e non solo – che ha fatto altre 18mila vittime negli ultimi cinque anni?

Che importa che tutto il delta del Niger sia un unico disastro ambientale irreversibile, tra sversamenti massicci e sistematici di greggio, esalazioni da pozzi e raffinerie fuori controllo, fauna distrutta e flora insterilita?

Che importa che la corruzione imperi e che tutto marci a mazzette?

La Nigeria, o meglio, i suoi gruppi di potere, pretendono il proprio immenso monumento: una città da 400mila abitanti, con boulevards tipo Champs Elisees, e uffici e abitazioni per super ricchi. Chi la realizza è la ar+h Architets South Energix Nigeria ltd, una controllata della Chaogury Group libanese, e l’immenso lavoro di sbancamento e riempimento è affidato ai Cinesi di China Communications Construction Group. È l’affare immobiliare più grosso che ci sia in giro e per anni muoverà un’enormità di miliardi di $, ma a condizione che tutto vada per il meglio.

Che il prezzo di gas e di petrolio si mantenga (e con tutti i giacimenti che si vanno scoprendo, lo shale oil e lo shale gas, la tendenza a medio è al ribasso); che la situazione interna tenga (il fondamentalismo guadagna terreno come fuoco nella savana, e l’unica risposta del governo, cieca violenza, attizza sempre nuovi focolai); che la potenzialità estrattiva sia mantenuta (e nel Delta, a parte il banditismo sempre più diffuso, le condizioni sempre più disperate della popolazione aizzano una ribellione che non si è mai estinta); che lo scontro inter etnico e inter religioso rimanga sotto controllo (e in molti stati sta già deflagrando, dissolvendo ogni parvenza di convivenza).

Come si vede ci sono molti se alla riuscita di un’impresa immensa quanto inutile, che, per dirla con Martin Lukacs del Guardian, “è un insulto architettonico alle condizioni di vita della popolazione normale”. Quella popolazione da cui i governanti e i potenti di Lagos, che vivono nel lusso e nello sperpero d’un mondo tutto loro, sono distanti anni luce.

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