Il vertice Nato sancisce la servitù dell’Europa agli interessi americani
di Salvo Ardizzone
Al di là delle tante chiacchiere e balbettii, il Vertice Nato di Varsavia dell’8 e 9 luglio ha, come ovvio, accolto in pieno le richieste di Washington: prosecuzione dell’impegno afghano fino al 2020, rafforzamento della militarizzazione dell’Est Europa, totale supporto alla politica Usa in Medio Oriente e nel Mediterraneo. L’Italia è coinvolta in pieno in tutte queste operazioni.
Il segretario della Nato Stoltenberg, ha annunciato che la Nato proseguirà il suo impegno in Afghanistan fino al 2020, con una spesa complessiva prevista di 5 Mld; gli Stati che guideranno la missione, a parte gli Usa che fanno storia a sé, saranno Italia, Germani e Turchia.
L’Italia, responsabile del settore Ovest, manterrà il suo impegno e probabilmente dovrà incrementarlo per far fronte al ritiro spagnolo; in parole povere, sulla scia della dichiarazione fatta nell’ottobre scorso, Renzi ha detto che i 950 soldati del contingente italiano rimarranno laggiù. Se non dovranno essere aumentati.
L’area afghano-pakistana (l’Af-Pak come si dice), diviene sempre più cruciale per i riflessi sul subcontinente indiano e il Bangladesh, oltre che sull’Asia centrale, con i suoi incroci di interessi cinesi, russi ed iraniani; di qui la necessità Usa di mantenere un focolaio di destabilizzazione che permetta il permanere di forze militari nell’area, ed impedisca che una normalizzazione faccia emergere equilibri da cui rischia forte d’essere esclusa; è il caos che gli permette d’interagire con le dinamiche interne di quei Paesi.
Per quanto attiene ai confini orientali, è stata presa ufficialmente la decisione di continuare la militarizzazione dell’Est Europa, per rassicurare quegli Stati che più d’ogni altro si sono fatti strumento della crescente contrapposizione con la Russia: 4 Battle Groups (battaglioni rinforzati) saranno schierati in Polonia, Lituania, Lettonia ed Estonia. Con ridicola ipocrisia, per non venir meno ai trattati ancora vigenti (che fanno divieto di schieramenti permanenti di truppe), i contingenti ruoteranno mantenendo comunque sempre 4 reparti nell’area. L’Italia parteciperà con 150 militari in Lettonia, all’interno del Battle Group che verrà guidato dal Canada.
Tuttavia, al di là delle isteriche richieste degli Stati Baltici e della Polonia, qualcosa si sta muovendo nei confronti della Russia; lo stesso Stoltenberg ha dichiarato testualmente che: ”la Russia è il più importante vicino con cui possiamo costruire un rapporto costruttivo. Mosca gioca un ruolo importante per la sicurezza dentro e fuori la Ue: non deve e non può essere isolata”. Impossibile non intravedere dietro queste parole, impensabili fino a poco tempo fa, il peso crescente (ed ineludibile) acquisito dalla Russia in Medio Oriente e nel Mediterraneo; quel peso politico e diplomatico che ora può divenire moneta di scambio per un progressivo riposizionamento, e per un accomodamento della crisi ucraina.
Nell’incontro a sei tenutosi a margine del Vertice, fra Obama, Merkel, Hollande, Cameron, Renzi e Poroshenko, a parte le consuete dichiarazioni di rito nell’esortare Mosca a rispettare gli impegni presi negli accordi di Minsk, non sono mancati questa volta gli inviti a Kiev a fare finalmente la sua parte per il loro adempimento. Una parte che Poroshenko, come tutti sanno, non è assolutamente in grado di fare, stretto com’è fra gli interessi degli oligarchi (e propri) e quelli dei partiti nazionalisti che ormai dettano legge nella Rada (il Parlamento ucraino).
In realtà, sarà solo questione di tempo (e neanche tanto) prima che l’Ucraina imploda, mostrando tutta la falsità e l’ipocrisia di accordi che non ha né voglia, né la capacità di osservare.
A parte questi due dossier principali, nell’ultimo viaggio in Europa prima della fine del mandato, Obama ha dettato agli alleati/sudditi le sue volontà: coinvolgimento crescente in Iraq, centri di Intelligence in Tunisia e Giordania, programmi d’intervento in Libia, utilizzo degli Awacs (destinati normalmente in Atlantico) per monitorare l’area siro-irachena, potenziamento della presenza navale nel Mediterraneo per bilanciare l’attivismo russo.
Nell’elenco che Stoltengerg ha annunciato c’è tutta la politica estera Usa e i suoi obiettivi, che una Nato s’accolla affiancando e sostituendo Washington, seguendone puntualmente le direttive ed addossandosene le spese. Nulla di nuovo, certo, ma raramente così smaccatamente.
In tutto questo l’Italia si distingue per zelo, sia mantenendo i suoi soldati in Afghanistan (in un teatro remoto per i suoi interessi) per puntellare un regime marcio; sia mandando truppe (sia pur limitate) in Lituania, a provocare una Russia con cui abbiamo tutto l’interesse a collaborare; sia dando la piena disponibilità per altri teatri, mettendosi al servizio di politiche scellerate quanto estranee.
Patetiche le dichiarazioni di Renzi, a cui la Brexit ha spalancato le porte dei salotti riservati, con le quali tenta di fare distinguo fra deterrenza nei confronti di Mosca e ritorno alla Guerra Fredda (peraltro esclusa, almeno a parole, da tutti).
Il Vertice di Varsavia sancisce, ancora una volta e più che mai, la servitù d’un intero Continente agli interessi d’Oltre Oceano. Anche quando sono totalmente estranei. Anche quando sono autolesionistici. Come ancora e sempre da settant’anni.