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I BRICS verso la creazione di una Banca di Sviluppo

di  Santo Maria Scidone Dal Torrione

A Durban si è tenuto in questi giorni il vertice dei capi di Stato e di governo dei BRICS (Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica) dal titolo “I Brics in Africa: collaborazione per lo sviluppo, l’integrazione e l’industrializzazione”. I Paesi emergenti, al loro quinto appuntamento, si sono confrontati sull’eventuale apertura di un negoziato per l’istituzione di una Banca di Sviluppo, i cui “negoziati formali” potrebbero essere intrapresi a margine del vertice del G20 in programma per settembre prossimo nella città russa di San Pietroburgo. L’oggetto di questo successivo incontro fra i Paesi del BRICS dovrebbe concernere  la scelta della sede dell’Istituto e, soprattutto, i suoi meccanismi di governo e la sua dotazione iniziale di capitali.

La costituenda Banca, che apre così le porte a nuove iniziative di cooperazione, andrebbe a rappresentare una soluzione alternativa alle politiche di sviluppo intraprese dalla Banca Mondiale e dal Fondo Monetario Internazionale rappresentando, al contempo, un utile strumento per finanziare ambiziosi progetti di infrastrutture e sviluppo dei cinque Paesi membri del blocco che da soli rappresentano circa il 40% della popolazione mondiale, producendo circa un quarto del suo Pil. Il contributo della Banca sarà tanto più incisivo quanto più i leader dei BRICS la utilizzeranno come uno strumento per garantire anche lo sviluppo di altri paesi, ed in particolare di quelli africani, dove il problema della fame non è un lontano ricordo, quanto una triste realtà, garantendo altresì un processo di sviluppo che vada a colmare il divario sempre più ampio tra zone ricche e zone povere del pianeta.

Da segnalare, inoltre, che a margine del summit di Durban, il Brasile e la Cina – quest’ultima primo socio commerciale del gigante sudamericano – hanno sottoscritto un accordo di scambio di valuta per un valore di 30 miliardi di dollari. L’intesa, che consentirà ai due Paesi di utilizzare per un periodo di tre anni le loro monete nazionali per gli scambi commerciali, è stata raggiunta al fine di proteggere le rispettive economie dalle fluttuazioni del dollaro e da eventuali nuove crisi.

La futura Banca, ove trovasse la luce, rappresenterebbe quel naturale epilogo della transizione geopolitica in atto in questo momento storico, tendente a un nuovo equilibrio multipolare che, favorito anche dall’ascesa dei BRICS su scala globale, andrebbe a ridefinire in maniera più equilibrata il corso delle relazioni internazionali. Questo nuovo istituto, dunque, potrebbe rappresentare un beneficio per l’economia mondiale, una risorsa per le economie in via di sviluppo che nel corso degli anni hanno subito gli effetti devastanti delle ricette neoliberali dettate dagli economisti del Fmi e, non ultimo, porre fine all’egemonia del dollaro come moneta di riferimento globale.

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