Grecia, un nuovo governo per un Paese alla deriva
Continua la deriva della crisi greca, gestita da un Tsipras disposto a tutto pur di rimanere al potere.
Dopo la votazione di giovedì scorso, quando l’ala sinistra di Syriza s’è rifiutata di votare il suicidio del Paese, è partita l’epurazione del Premier che ha sostituito due ministri (fra cui Panagiotis Lafazonis, capo di “Piattaforma di Sinistra”) e otto viceministri.
L’unico metro per le scelte fatte è stata l’obbedienza (e l’inconsistenza politica) dei designati, prova ne sia l’assegnazione della carica di viceministro per la Sicurezza Sociale a Pavlos Haikalis, un popolare comico greco, distintosi per le gaffe e le dichiarazioni improbabili. Certo non è l’Italia a potersi stupire per una simile scelta, ma tant’è; sfruttando la sua notorietà sarà chiamato a far digerire ai Greci la mazzata che s’abbatterà su pensioni e welfare.
Nel frattempo, oggi riaprono le banche dopo tre settimane di chiusura, in assoluto la più lunga mai registratasi in un Paese che non fosse in guerra o invaso; rimarranno tutte le limitazioni nei prelievi e nei movimenti di fondi, ma sarà comunque un passo avanti per un’economia paralizzata.
Il Parlamento tedesco ha votato si al terzo programma di “aiuti” alla Grecia e la Ue ha già varato il prestito ponte da sette Mld che permetterà ad Atene di pagare le rate di debito in scadenza o già scadute. Ancora e sempre debiti per pagare debiti; di investimenti per rivitalizzare un Paese distrutto nessuno parla, mentre si moltiplicano le voci su una Grexit assistita: un’uscita della Grecia dall’Eurozona.
Ormai sono in molti a sostenere apertamente quello che è evidente da sempre: il debito greco è insostenibile e un suo rimborso irrealistico; senza un suo drastico ridimensionamento, accompagnato finalmente da misure che limitino i privilegi e diano efficienza al Sistema greco, il calvario di quel Popolo sarà senza scopo e senza sbocco.
Ma di taglio del debito Berlino non vuol sentir parlare, aprirebbe scenari futuri troppo pericolosi per la sua visione e i suoi interessi immediati: la possibilità che anche altri Paesi (Italia e Francia) possano avviarsi sulla stessa strada. Così tutto è destinato a continuare secondo il copione scritto a Bruxelles sotto dettatura tedesca.
Nel frattempo, Tsipras si prepara ad elezioni anticipate fra settembre e ottobre; sa che è l’unica scelta per rimanere al potere: secondo diversi sondaggi Syriza ha ancora fra il 42 e il 43% dei consensi e circa il 70% dei Greci, terrorizzati dai media, vuole rimanere attaccato all’Euro e all’Eurozona. Più avanti, quando le misure votate dal Parlamento cominceranno a mordere (e morderanno ferocemente), quei consensi si scioglieranno nel diluvio di proteste.
Il Premier lo sa bene e vuol giocare d’anticipo per non essere travolto, attento a mantenere il suo potere a prescindere, perché questo solo gli importa. Della Grecia, destinata ad essere svenduta e poi a fallire inevitabilmente, a nessuno interessa.