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Gaza: Egitto complice dell’assedio israeliano

nafaq_gazadi Manuela Comito

L’Egitto ha demolito negli ultimi 18 mesi 1430 tunnel sotterranei che lo collegano alla Striscia di Gaza. Secondo quanto dichiarato domenica 14 giugno da fonti dell’esercito egiziano, la distruzione dei tunnel si sarebbe resa necessaria in quanto utilizzati per contrabbandare armi ai militanti nella penisola del Sinai. Mentre un rapporto del Wfp (World Food Program – Programma Alimentare Mondiale), redatto e reso noto nel febbraio 2014, ha dimostrato come i ‘tunnel della sopravvivenza’ siano, di fatto, “l’unica rete commerciale e di approvvigionamento di generi di prima necessità e merci varie dal 2007 per Gaza” e come “la completa chiusura dei tunnel dall’Egitto a partire da luglio 2013, data della caduta di Morsi, ha fermato i pochi motori di crescita economica nella Striscia di Gaza”.

Inoltre, decine di palestinesi hanno perso la vita durante la distruzione di tunnel ad opera dei militari egiziani. Sono 1 milione e 700mila i palestinesi che vivono intrappolati nella Striscia di Gaza dal 2007, anno in cui Israele ha imposto il blocco che la isola via mare, via terra e per via aerea, rendendo l’enclave costiera la ‘più grande prigione a cielo aperto’ del mondo. Il regime di Tel Aviv ha il pieno controllo dello spazio aereo, delle acque territoriali e dei valichi di frontiera, in questo supportato dal governo egiziano di Al-Sisi che si è reso complice del blocco illegale e criminale contro il popolo gazawi.

Secondo i dati resi noti dalla Banca Mondiale a maggio 2015, 8 anni di assedio su Gaza hanno portato a una situazione spaventosa. Un drammatico calo del tenore di vita, livelli allarmanti di povertà, una disoccupazione con un tasso del 43%, il più alto al mondo, e quella giovanile che sfiora il 60%, mentre l’80% della popolazione è costretta a vivere di aiuti umanitari. Agli otto anni di assedio, vanno aggiunte le tre offensive israeliane contro la Striscia (“Piombo Fuso” dicembre 2008-gennaio 2009; “Pillar of Cloud” novembre 2012 e “Protective Edge” luglio-agosto 2014) che, oltre ad aver sacrificato migliaia di vite innocenti, hanno devastato il territorio, distrutto infrastrutture e proprietà. E, alle offensive militari, le restrizioni da parte delle autorità israeliane alla libertà di movimento, all’accesso alle risorse naturali, agli investimenti e alle esportazioni che hanno messo, di fatto, in ginocchio l’economia di Gaza.

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