Francia: la Camera bassa chiede all’Ue di abolire le sanzioni alla Russia
La Camera Bassa del Parlamento francese giovedì ha adottato una risoluzione che chiede all’Ue di abolire le sanzioni economiche contro la Russia, anche se meno di un quinto della Camera ha partecipato al voto. Il documento non è vincolante.
Dei 577 deputati dell’Assemblea Nazionale, hanno votato 101 rappresentanti. Cinquantacinque hanno votato a favore della risoluzione, la quale ha sostenuto che le sanzioni dell’Unione Europea contro la Russia non dovrebbero essere rinnovate alla scadenza del 31 luglio. Quarantaquattro hanno votato contro e due si sono astenuti.
La risoluzione, che invita il governo francese a protestare contro l’estensione delle sanzioni dell’Unione Europea avverso la Russia, è stata presentata da 85 deputati francesi.
Secondo Thierry Mariani, membro del centro-destra del partito repubblicano, che ha avviato il dibattito parlamentare, il documento “chiede al governo francese di non estendere le misure restrittive e le sanzioni economiche imposte alla Russia da parte dell’Unione europea”.
“Chiediamo che le sanzioni siano sollevate, perché sono del tutto inefficaci e sono pericolose per la nostra economia”, ha detto all’Assemblea, aggiungendo poi che se la posizione del Parlamento sulla questione non è accettata, “sarà lo schiaffo più forte in faccia alla democrazia”.
All’inizio di quest’anno, il ministro dell’Economia, dell’Industria e degli affari digitali Emmanuel Macron della Francia ha detto che entro l’estate la Francia darà il suo appoggio per sollevare le sanzioni occidentali imposte alla Russia.
L’Unione europea, insieme con gli Stati Uniti, ha imposto sanzioni economiche alla Russia nel luglio 2014 per un anno e successivamente sono state estese per la crisi in Ucraina, dopoché la Crimea ha deciso in un referendum di separarsi dall’Ucraina e ricongiungersi con la Federazione Russa.
Da allora l’agricoltura francese ha sofferto in modo significativo per la decisione politica dell’Ue. Come risultato di embargo imposto da Mosca sui prodotti alimentari europei in risposta alle sanzioni, gli agricoltori francesi si sono trovati in condizioni sempre più difficili. Con perdite riportate di milioni di euro in un certo numero di industrie agricole di Francia, i sindacati degli agricoltori hanno organizzato scioperi a livello nazionale per mettere in evidenza le loro difficoltà. Dal 2014, gli agricoltori francesi hanno fatto molte manifestazioni dando alle fiamme i loro prodotti e bloccando le strade con trattori, per protestare contro la politica del loro governo contro la Russia.
E l’Italia? Anche il nostro Paese si è distinto per lo zelo con cui ha applicato le sanzioni contro Mosca, gentilmente assistito dall’amico Barack Obama, per nulla preoccupato delle conseguenze.
L’Italia è il secondo partner commerciale della Russia, con un interscambio che sfiora i 27 miliardi di euro ed esportazioni che nel 2013 hanno toccato gli 11 miliardi. Secondo le prime stime, la «guerra» a Putin è costata all’Italia circa 2,5 miliardi di euro. E a farne le spese ci sono imprese di tutti i generi, dal lusso agli alimentari. Questi ultimi sembrano i più penalizzati. Nel 2013 l’export era di circa 440 milioni di euro, con prodotti che hanno come mercato principale proprio quello russo, come il Parmigiano Reggiano. Ebbene, secondo la Coldiretti i danni hanno raggiunto quota 217 milioni, con 54 categorie di prodotti (tra cui ortofrutta, pasta e carni) che sostenevano l’arrancante economia italiana.
Allo scadere delle sanzioni, il 31 luglio, mentre gli Stati Uniti hanno già esteso le sanzioni contro Mosca fino marzo 2017, i leader della Ue avranno il coraggio di ritirarle o le prolungheranno, perché temono misure di ritorsione da parte degli Stati Uniti, come scrive la rivista tedesca “Wirtschaftswoche”?
Nell’articolo si rileva anche che per il governo tedesco sta diventando sempre più difficile convincere gli altri Paesi della Ue della necessità di estendere le sanzioni contro Mosca. Sin dall’inizio l’Ungheria e la Grecia erano scettiche su queste misure, mentre ora chiedono con insistenza un alleggerimento delle sanzioni l’Austria e l’Italia.
“Dal momento che Washington manterrà le misure restrittive contro la Russia, gli americani possono indirettamente dettare all’Europa di proseguire una linea rigida contro Mosca, indipendentemente dal fatto che gli europei vogliano aderire o meno alle sanzioni”, conclude “Wirtschaftswoche”.
Intanto dall’Italia una delegazione di imprenditori, aggirando le sanzioni, firma in Crimea protocolli d’intesa con le autorità locali per produrre in Crimea e vendere in Russia, sfruttando le condizioni climatiche della regione ed i sussidi offerti alle imprese straniere per produrre in territorio russo quei prodotti “vietati” dalle sanzioni.