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Continua l’orrore degli Ospedali psichiatrici giudiziari

“Il primo aprile scadeva il termine fissato dalla legge per la chiusura degli Ospedali psichiatrici giudiziari e invece, come previsto, il Governo ha approvato un decreto di proroga per un altro anno. Si protrae così la grande sofferenza per le persone, quasi mille, ancora internati nei sei Opg presenti sul territorio nazionale, definiti dal Presidente della Repubblica Napolitano strutture indegne per un Paese civile”.

Così Stefano Cecconi del Comitato Stop Opg, ha commentato il decreto legge della proroga urgente di un anno per la chiusura degli Opg approvata il 31 marzo dal Consiglio dei Ministri e firmato “con estremo rammarico” dal presidente Giorgio Napolitano, che nel discorso di fine anno del 2012 aveva definito queste strutture da lager “un autentico orrore”.

La chiusura degli Opg è stata di nuovo rinviata al 1 aprile 2015 dal Governo Renzi, su proposta dei ministri della Salute e della Giustizia, Beatrice Lorenzin e Andrea Orlando, con un decreto legge di proroga urgente della norma del dicembre 2011.

La  proroga è stata motivata dal fatto che non sono ancora state realizzate nelle Regioni le residenze per la riabilitazione previste come alternativa agli Opg, le cosiddette Residenze per l’esecuzione delle misure di sicurezza (Rems), che tuttavia, secondo varie associazioni, non rappresentano la soluzione al problema.

Se per Michele Saccomanno, ex senatore della XIV legislatura e relatore dell’inchiesta sugli Opg, il rinvio è una “proroga della vergogna di Stato”, le Regioni, dal canto loro, si difendono sostenendo di essersi attivate per il superamento degli Opg, ma i tempi erano ristretti. La svolta tuttavia, sostengono varie associazioni, non potrà certo arrivare dalla realizzazione delle Rems. Da qui la proposta del presidente dell’associazione Antigone, Patrizio Gonnella, di “destinare parte dei fondi stanziati per la realizzazione delle nuove strutture, oltre 100 mln ad oggi inutilizzati, ai dipartimenti di salute mentale, perché possano prendere in carico le persone non più pericolose che ancora sono internate”.

Sulla stessa linea Stefano Cecconi, del Comitato Stop Opg e responsabile Cgil per le politiche della Salute, “Le Rems dovrebbero rappresentare una misura residuale, per i soli soggetti pericolosi. Al contrario – afferma – andrebbero potenziati i servizi di salute mentale sul territorio” aggiungendo anche: “Il Parlamento stabilisca norme più stringenti nella conversione in legge della proroga. Avevamo detto che non era accettabile una proroga senza fissare precisi vincoli. In questo senso il nuovo decreto contiene due importanti novità – ha spiegato Cecconi – tra sei mesi ‘commissariamento’ per le regioni inadempienti, e dovere del Giudice (anche di sorveglianza) di verificare se in luogo del ricovero in un Opg può essere adottata nei confronti dell’infermo di mente una diversa misura di sicurezza. Bisognerà capire quanto queste norme siano effettivamente ‘vincolanti’, ma, indubbiamente, si tratta di primi passi nella direzione auspicata. Anche se non bastano”.

Bisogna dire che, a dispetto delle parole di rammarico e malgrado le novità del provvedimento governativo, attribuire ogni responsabilità di questi ritardi alle Regioni è forse eccessivo. In realtà, materialmente, le risorse sono state tecnicamente disponibili solo alla fine dello scorso anno e, considerati i tempi burocratici necessari per realizzare lavori pubblici, sembra quasi gioco forza che tra un anno si assisterà ad un’altra proroga.

Le stime ufficiali indicano i tempi di appaltabilità e realizzazione di queste nuove strutture (in alcuni casi, vecchie strutture ospedaliere rimesse a nuovo), con capienza di 20 posti ciascuna, in un intervallo compreso tra i 6 e i 25 mesi. Anche le Regioni più virtuose non avrebbero mai terminato i lavori in tempo utile.

Sta di fatto che gli Ogp sono peggiori delle carceri. Se Basaglia diceva che noi, per una supposta comprensione, diciamo che chi commette un reato ed è matto non può andare in carcere, perché non capirebbe il senso della pena, la giustizia fa di peggio. Lo manda in un luogo dove lo imbottiscono di pillole calmanti, dove capisce ancora meno e dove finirà per sfuggirgli lo stesso senso della sua vita tra sporco e squallore. Perché negli Opg non c’è più spazio per il diritto. In carcere puoi chiedere di parlare con un avvocato, nell’ospedale psichiatrico giudiziario non ti ascoltano più, non ci sono più uomini e donne, né tra il personale né tra gli internati. Un Opg rimane un manicomio criminale, un inferno di anime perdute, che non sanno più perché o quando sono entrati e quando usciranno. Poi quando escono non sanno neanche perché. E’ l’insensatezza totale, alla faccia della Legge Basaglia!

di Cristina Amoroso

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