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Comune di Roma, allo squallore non c’è mai fine

Giovedì lo sfascio di Roma s’è arricchito di un ulteriore capitolo grottesco: il Consiglio dei Ministri doveva decidere sullo scioglimento del Comune per le vicende di “Mafia Capitale”. Se n’è uscito con un equilibrismo ai limiti del surreale: l’Amministrazione della Capitale resta, ma viene messa sotto la tutela di una Troika (ormai è di moda) costituita dal prefetto Franco Gabrielli, da Raffaele Cantone, a capo dell’Anticorruzione e da Silvia Scozzese, già assessore al Bilancio e dimissionaria perché in rotta con la gestione di Marino.

In poche parole, Sindaco e Giunta vengono surrogati dal Prefetto, con un provvedimento che desta non poche perplessità sul fronte normativo. Verde pubblico, immigrazione, gestione del patrimonio immobiliare, appalti, acquisti, contratti con le Municipalizzate (Ama in testa, quella che si occupa dei rifiuti), metropolitana ed altro ancora, ivi compresa la sorte dei dirigenti comunali, sono sfilati all’Amministrazione, a cui resta poco più che la gestione del traffico. Cantone farà le pulci agli appalti in stile Expo, mentre la Scozzese vigilerà sul disastrato bilancio comunale. Più di così?!

Renzi ha compreso bene che Roma è ridotta a una cloaca di malaffare, e sa pure che lo scioglimento avrebbe comportato un colpo mortale all’immagine già sfregiata della Capitale, aggravato dal Giubileo che inizierà a dicembre. E poi, le elezioni anticipate in quelle condizioni l’avrebbero consegnata di certo all’opposizione. Di qui la furbata di mettere Sindaco e Giunta sotto tutela, guadagnando tempo e facendo fare le ossa a Gabrielli che, se saprà essere all’altezza della patata bollente che gli è stata rifilata, sarà il prossimo candidato ideale alla sindacatura.

Il Premier è cosciente che raddrizzare le cose, ed evitare che il Giubileo si tramuti in un flop, è un compito che rasenta l’impossibile, per questo ha evitato di presenziare alla conferenza stampa con cui s’annunciavano i provvedimenti presi nel Consiglio dei Ministri, per questo esita ancora a metterci la faccia come nell’azzardo riuscito per l’Expo. Da cinico opportunista lo farà quando sarà sicuro, in caso contrario lascerà che a bruciarsi siano gli altri.

Nel frattempo, ha del surreale il comportamento del sindaco Marino, che più che inadeguato sembra un marziano giunto nella Capitale per puro caso. Mentre scoppiava lo scandalo dei funerali show di Casamonica, che mettevano alla berlina Roma in tutto il mondo; mentre si decideva il destino della sua Amministrazione, lui non c’era, come ad ogni snodo delle tante vicende che hanno tormentato la Capitale durante la sua sindacatura.

Era in ferie fra New York ed i Caraibi; quasi tre settimane di vacanze trascorse fra visite ai musei ed immersioni, che non ha ritenuto di dover interrompere. E quando ha ricevuto la notizia di essere stato esautorato, messo sotto tutela del Prefetto, dello zar dell’Anticorruzione e di un suo ex assessore che l’aveva piantato sbattendo la porta, ha avuto l’incredibile reazione di mostrarsi esultante, di fare il segno della vittoria perché il Comune non era stato sciolto.

Qualsiasi persona normale, con un minimo, ripetiamo, un minimo senso della dignità e del reale si sarebbe dimesso da tempo, ma lui esulta per essere stato schiaffeggiato; perché è stata dimostrata la sua inettitudine, la sua totale irrilevanza. Questa è l’inqualificabile persona giunta a capo della Capitale d’Italia: perfetto per la cricca di delinquenti, politici, faccendieri ed amministratori corrotti che si spartivano la torta.

Alla fine a pagare è stato solo il Municipio di Ostia, talmente impresentabile che non si è potuto salvarlo in alcun modo, ma anche lì hanno trovato la maniera di spostare le elezioni, cristallizzando tutto per un anno e mezzo.

A vedere lo volgersi delle cose verrebbe da ridere se non fosse tragico; ma in fondo perché stupirsi? L’Italia è questa.

di Salvo Ardizzone

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