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Come i servizi segreti usano i media

Più che un saggio, un manuale di educazione alla lettura delle notizie. O meglio, una guida per far sopravvivere residue doti di discernimento nella odierna “società dell’informazione”. Così si presenta una delle ultime fatiche dello storico e saggista Aldo Giannuli, “Come i servizi segreti usano i media” (Ponte alle Grazie, 2012). Lo stesso autore, nell’introduzione al libro, spiega: «Il punto è che le trasformazioni nel mondo dell’informazione (e, di conseguenza, tutte le trasformazioni sociali) sono diventate frenetiche e si succedono con una velocità assai superiore alla nostra capacità di metabolizzazione». «Ne deriva – prosegue – un grande bisogno di sistemizzare i dati che man mano ci arrivano. Molto più che nel passato abbiamo bisogno di teoria e di metodo per restare a galla in questa alluvione informativa».

E dove attingere se non nell’alveo dei servizi segreti, ossia laddove l’informazione è usata come un efficace strumento di “soft power” (1), questa capacità di “filtrare” le notizie da cui siamo costantemente sommersi? Del resto, «quello del rapporto fra mezzi di informazione e servizi di informazione è un angolo visuale privilegiato, che attraversa i più diversi campi, dalla cultura alla politica, dall’economia alla scienza, dalla società alla finanza».

Servizi segreti e informazione

Il testo, dotato di una chiarezza tale da renderlo comprensibile anche ai meno avvezzi alla materia, si struttura in tre parti. Nella prima l’autore descrive dettagliatamente il profilo del mondo dell’informazione, fornendo al lettore i rudimenti necessari per inoltrarsi nell’argomento, capirne le sfumature e comprendere come si formano le notizie. Viepiù interessante, al termine di questa premessa, è la descrizione dei metodi che i servizi segreti utilizzano per penetrare nel tessuto mediatico e far passare i propri messaggi, sovente grazie a tecniche di manipolazione molto sofisticate e ben oliate. Un canale adeguato in tal senso passa per la collaborazione con giornalisti fidati, basata su interessi reciproci.

Nella seconda parte i ruoli si invertono, l’autore propone al lettore un’immagine poco considerata dell’agente dei servizi segreti, non più quella di produttore occulto, bensì quella di consumatore dell’informazione. Qui viene analizzata l’importanza che ricopre per un servizio segreto, al fine di compiere abilmente la sua delicata funzione, la capacità di navigare nel maremagnum delle notizie.

L’Osint (letteralmente Open Source Intelligence, studio delle fonti aperte) è una disciplina dell’Intelligence preposta esclusivamente a questo ruolo, divenuto fondamentale dagli anni Novanta, periodo che segna l’esplosione di internet. Il membro dell’Osint studia le notizie, le interpreta e fornisce elementi precipui al suo collega che dovrà occuparsi – a sua volta – di produrre, manipolare, mettere in circolo altre notizie. Se si conosce l’esistenza dell’Osint e come esso lavora, si possono intravedere, in filigrana del bailamme mediatico, le intricate partite a scacchi che giocano tra loro i servizi segreti. Giannuli ne passa in rassegna qualcuna particolarmente appassionante.

Esposizione pratica

Acquisite dunque le nozioni essenziali, la terza parte è completamente dedicata all’esposizione pratica. L’autore qui rievoca alcuni noti fatti di cronaca, di interesse politico strategico, mettendone a nudo i dietro le quinte, gli aspetti nascosti in superficie. E, mediante gli strumenti propri dei servizi segreti precedentemente illustrati, dimostra come sia possibile scovarli. I temi che affronta Giannuli hanno catalizzato il dibattito pubblico internazionale. Le accuse di violenza sessuale nei confronti di Dominique Strauss-Kahn, ex presidente del Fondo monetario internazionale: indagini serie o complotto che cela intrighi finanziari? E ancora: l’uccisione di Osama Bin Laden. Tanti, troppi aspetti oscuri contornano la morte del ricercato numero uno degli Stati Uniti per non porsi interrogativi circa la versione ufficiale.

Gli interrogativi, appunto. Essi costituiscono oggi gli anticorpi necessari per chiunque abbia intenzione di conoscere il mondo oltre la coltre, spesso fuorviante, alzata dai mezzi di informazione di massa. Il libro di Giannuli può rappresentare un utile strumento per farli affiorare, questi quanto mai rari e preziosi interrogativi.

(1) «Soft power è un termine utilizzato nella teoria delle relazioni internazionali per descrivere l’abilità di un corpo politico di persuadere, convincere ed attrarre altri tramite risorse intangibili quali cultura, valori e istituzioni della politica». Cfr. Soft Power, cap. I, p. 9

di Federico Cenci

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