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Brasile, procedimento di impeachment contro Dilma Rousseff

di Salvo Ardizzone

Un’altra tegola cade sul Brasile, allontanando gli investitori e paralizzando la già insufficiente azione del Governo per fronteggiare la crisi economica. Il presidente della Camera brasiliana, Eduardo Cunha, ha firmato il provvedimento che avvia la procedura per l’empeachement della presidente Dilma Rousseff.

Il procedimento pesava sulla testa della Presidente da mesi ed Eduardo Cunha, accusato di una lunghissima serie di reati tra cui corruzione e malversazione oltre che di avere un conto milionario in Svizzera, lo teneva in sospeso per garantirsi l’appoggio dei partiti di Governo; quando il Pt, il partito della Rousseff, ha dichiarato che avrebbe votato per il suo allontanamento, ha fatto scattare la vendetta.

L’accusa ufficiale mossa a Dilma è la violazione delle leggi di bilancio di Stato: si sarebbe fatta prestare somme enormi dalle banche per nascondere i buchi del bilancio 2014, celando una situazione disastrosa dell’economia alla vigilia delle elezioni che l’hanno riconfermata alla Presidenza.

Rousseff ostenta sicurezza perché il procedimento è lunghissimo e i suoi oppositori non hanno i 342 voti necessari alla Camera e i 54 al Senato dopo, per metterla sotto empeachement. Ma a parte le vendette e gli intrighi di palazzo, il vero motivo della sua posizione delicata è politico; sta nella sua incapacità nella gestione del Paese e dell’economia.

Il Brasile sta affrontando la peggiore recessione dagli anni ’30, con un’inflazione che nel 2015 supererà il 12%, una disoccupazione che dilaga, la più vasta inchiesta sulla corruzione della sua storia (la “Lava Jato”, lo scandalo Petrobras per intenderci) che sta coinvolgendo i vertici della politica e della finanza, e il più grave disastro ambientale avvenuto nel Paese, quello del Rio Doce.

In questa tempesta perfetta, la Presidente si distingue solo per l’inconcludenza delle misure adottate e l’inettitudine di chi chiama a metterle in pratica. Con un gradimento ormai precipitato sotto il 10% a un anno dalla sua rielezione, la sua è una catastrofe politica che rischia di trascinare con sé tutto il Paese.

L’effetto della lunghissima battaglia per lo empeachment (è la procedura del processo ad essere interminabile) produrrà una paralisi pressoché totale di Governo, Parlamento e Paese. Una mancanza d’azione nel momento peggiore, che condurrà ad un peggioramento della già grave crisi economica e che potrebbe far crollare Governo e legislatura. Un regalo per le opposizioni che non vedono l’ora di rimettere tutto in gioco, come già accaduto in Argentina.

Inettitudine, corruzione, trame di potere, stanno facendo crollare i Governi dei maggiori Paesi dell’America Latina, regalando posizioni su posizioni all’imperialismo Usa che pareva finalmente espulso da quest’area.

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