Bahrain: tra torture e violazioni 650 detenuti entrano in sciopero della fame
Vietato violare in Bahrain una delle principali regole del regime della famiglia reale Al-Khalifa: non far sapere all’estero cosa accade nel Paese, non danneggiare la cortina fumogena di pubbliche relazioni e solenni proclami sui diritti umani con cui le autorità cercano d’ingannare i governi alleati e protettori, Usa e Regno Unito.
La realtà comunque viene fuori dalle continue notizie di violazione dei diritti umani nelle carceri, ora a renderlo noto è il capo della procura del governatorato del sud del Paese del Golfo, Mahana al-Shaji, che maschera un’indagine sullo sciopero della fame proclamato da oltre 250 detenuti del carcere di Jaw motivandolo con la riduzione dei colloqui telefonici con i familiari; ora è l’agenzia locale che parla dell’espulsione per “cattiva condotta” di un parlamentare che aveva osato denunciare le condizioni in un carcere del Paese, quello di Jaw, dove i detenuti sono per la maggior parte sciiti arrestati durante proteste anti-governative.
Non si tratta di riduzione dell’ora d’aria, si tratta di vere e proprie torture, come risulta dalle informazioni ricevute dal Centro del Bahrain per i diritti umani (Bchr): circa 600 detenuti nel centro di detenzione temporanea sono entrati in sciopero della fame a partire dal 20 Agosto 2014. In una dichiarazione rilasciata dai prigionieri, e documentata dalla Commissione d’inchiesta indipendente (Bici), le tecniche di tortura comunemente usate sono diverse: percosse, insulti, pestaggi, privazione di servizi igienici, costrizione a stare in piedi per periodi lunghi, colpi con tubi di gomma, comprese le piante dei piedi, cavi, fruste, tavole di legno, insulti alla setta di appartenenza, abusi verbali, minacce di stupro per i detenuti o per i loro familiari ed esposizione a temperature estreme. Sono stati anche citati gli agenti responsabili di questi maltrattamenti facendo riferimento ad un incidente che ha avuto luogo il 9 agosto dove otto detenuti sono stati picchiati con bastoni sotto la supervisione del tenente Fahad Al-Koohaji.
I detenuti del centro di detenzione temporanea o sono in attesa di processo o sotto processo e in attesa di un verdetto nel loro caso. Il Bchr ha ricevuto segnalazioni di celle sovraffollate, dove ben venticinque prigionieri sono detenuti in una cella destinata a contenerne dodici, in strutture pericolosamente antigieniche, dove sono detenuti anche adolescenti di appena quindici anni.
Non è la prima volta che i detenuti intraprendono lo sciopero della fame, dal 2010 sia nelle prigioni centrali che nel centro di detenzione temporanea decine di scioperi della fame sono stati proclamati per migliorare il trattamento ricevuto, mentre le condizioni continuano a peggiorare come il numero dei detenuti che aumenta ben oltre la capacità di queste strutture di detenzione. Il Bchr stima che siano presenti nelle carceri ben 3000 persone.
Il Bchr esorta il governo del Bahrain e tutte le autorità competenti ad intervenire prontamente per garantire i diritti dei detenuti nel Paese, tra cui l’interruzione immediata di ogni atto di tortura, conformandosi all’art. 31 delle “norme minime standard per il trattamento dei detenuti” e l’ispezione periodica e senza preavviso delle prigioni da parte dei rappresentanti di organizzazioni internazionali e locali. Chiede infine che il Bahrain firmi il Protocollo opzionale contro la tortura dimostrando serietà delle intenzioni per migliorare le condizioni di detenzione.
Infine, il Centro del Bahrain per i diritti umani sollecita le autorità a liberare tutti i prigionieri che sono stati arrestati o condannati per motivi attinenti all’esercizio delle loro libertà e dei diritti fondamentali.