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Artico e la nuova guerra fredda

Riscaldamento globale e nuove rotte commerciali emergenti in una zona ricca di risorse naturali spingono la Marina Usa a competere con Russia e Cina per il controllo dell‘Artico, scrive The Wall Street Journal. 

La marina statunitense cercherà di aumentare il suo ruolo nell’Artico, in quanto sullo sfondo del riscaldamento globale e l’emergere di nuove rotte marittime, gli Stati Uniti dovranno affrontare la rivalità per l’influenza nell’estremo nord con potenze come la Russia e la Cina, scrive The Wall Street Journal. Gli Stati Uniti hanno da tempo puntato l’attenzione sull’Artico, che considera apertamente come una potenziale nuova arena per uno stallo geopolitico. Mentre il clima mutevole del pianeta trasforma gradualmente i ghiacci in corsi d’acqua percorribili, Washington intende chiaramente ottenere il suo pezzo di azione economica in una regione che potrebbe diventare un giorno un’importante rotta commerciale marittima.   

In quella che sembra una dichiarazione di risarcimento, gli Stati Uniti invieranno una nave da guerra della Marina nelle acque dell’Artico in un’altra operazione di navigazione, ha dichiarato il Segretario della Marina Richard Spencer al Wall Street Journal. La Marina degli Stati Uniti ha già condotto missioni simili nel Mar Cinese Meridionale per contestare le rivendicazioni territoriali di Pechino. Finora, questo non ha portato a nulla se non a intensificare le tensioni tra gli Stati Uniti e la Cina, ma Washington è apparentemente impaziente di utilizzare lo stesso approccio in un’altra regione.

La sfida degli Stati Uniti alla Russia

I piani di Washington non si limitano solo alla missione sulla libertà di navigazione, ma implicano anche il dispiegamento di truppe nella base abbandonata di Adak. Situata alla fine delle Isole Aleutine, non lontano dal confine russo, questa base fu utilizzata tra il 1942 e il 1997. Ora, gli Stati Uniti prevedono di inviare alcune navi di superficie e un velivolo da ricognizione P-8 Poseidon, secondo Spencer. “Il concetto è andare lassù”, ha dichiarato il segretario della Marina, parlando dei piani statunitensi per nuove operazioni nell’Artico. La stazione navale dismessa è stata rilevata dalla società privata Aleut nel 2003, fondata per risolvere le rivendicazioni dei nativi dell’Alaska contro il governo federale. La Marina è attualmente in trattative con la compagnia sul destino della base, secondo Spencer. Tuttavia, la Aleut Corporation non ha fornito commenti in merito. E’ importante comprendere il contesto dell’attuale governo dell’Artico russo per capire il senso della nuova guerra fredda dell’Artico.

Definizione del contesto

La regione artica russa si estende per circa 9660 chilometri di costa e numerose isole dal Mare di Barents, al Mare di Kara al Mare di Laptev incluso. A questi vanno aggiunti 18 porti artici, con interventi infrastrutturali in corso o programmati; alcuni sono porti di trasbordo per importanti risorse naturali estratte all’interno della Siberia. Si sta sviluppando un crescente alveare di attività nell’Artico, ma ad un ritmo lento, principalmente sulla costa e al largo della regione artica occidentale.

Estrazione delle risorse naturali

Solo nei mari artici occidentali, la Rosneft ha stimato 17,3 miliardi di tonnellate equivalenti di petrolio (Tep) di risorse estraibili di petrolio e gas. Per le aree della piattaforma continentale dell’Artico orientale, le risorse totali estraibili di petrolio e gas sono stimate in 12,7 miliardi di Tep. Sono tutte nelle acque territoriali, o principalmente all’interno della zona economica esclusiva. Questo sembra essere un concetto alieno per alcune élite e giornalisti occidentali; se un’entità straniera desidera esplorare e sfruttare le risorse minerarie marittime, deve farlo con l’autorizzazione specifica delle autorità russe competenti.

Percorsi di navigazione commerciale

Il numero di navi mercantili e il traffico marittimo complessivo artico aumenteranno gradualmente in futuro, a causa dei significativi cambiamenti del clima e delle condizioni meteorologiche. L’Artico è spesso presentato nei media come la prossima mega-autostrada dei trasporti. Va ricordato che la navigazione sicura sulle varie “corsie” è complicata da condizioni meteorologiche estreme e da condizioni di copertura di ghiaccio incerte anche durante il periodo estivo. Quindi non è una scelta da prendere a cuor leggero per gli operatori marittimi, considerando in particolare la lontananza e l’attuale mancanza di infrastrutture di supporto che sono necessarie per il sostegno vitale e i rifornimenti, come centri per la ricerca e il soccorso, il rifornimento di carburante e le riparazioni.

Risorse per entrare nell’Artico: i rompighiaccio

Per quanto riguarda la Russia, da tempo ha sviluppato il suo potenziale di azione nella regione artica, poiché è stata sempre motivata da una serie di circostanze, in particolare dalle prospettive commerciali e dalla necessità di mantenere basi militari lungo confine settentrionale. La Cina, che si è dichiarata “potenza quasi artica”, ha emanato una vasta dottrina per l’azione nella regione l’anno scorso. All’interno della sua struttura, la Cina creerà una “Via della seta polare” e permetterà alla sua flotta di operare liberamente nella regione.

In questo momento gli Stati Uniti possiedono un unico rompighiaccio costruito nel 1976, un “secchio di ruggine”, mentre la Russia detiene una massiccia flotta di rompighiaccio, composta da 35 rompighiaccio di cui cinque a diesel a propulsione nucleare. Tre nuovi rompighiaccio a propulsione nucleare, che diventeranno “il più grande e il più potente” del mondo, dovrebbero unirsi alla flotta russa nei prossimi anni. Oltre a ciò, la Russia sta anche costruendo nuove navi da pattuglia polivalenti artiche, la prima di dovrebbe essere consegnata alla Marina russa nel 2020. La Cina, un altro Paese che ha recentemente messo le sue viste sull’Artico, ha già costruito il suo primo rompighiaccio prodotto a livello nazionale.

Quanto alle istallazioni militari, le uniche installazioni militari della Russia nell’Artico comprendono radar e basi militari autonome e permanenti. Di particolare interesse è la base militare più settentrionale della Russia, chiamata Arctic Shamrock, che consente a un massimo di 150 persone di vivere e lavorare per 18 mesi senza alcun supporto esterno in un’area situata a 80 gradi di latitudine nord dell’Equatore. Una base simile, chiamata Severny Klever (Northern Clover), si trova sul 75° parallelo nord dell’isola Kotelny, nell’arcipelago delle Nuove Isole Siberiane.

“Ora, gli Stati Uniti non hanno le risorse per entrare nell’Artico. Washington potrebbe, di fatto, non essere in lizza per il dominio nell’Artico ma invece cerca di rovinare il gioco dei suoi avversari”, secondo Vladimir Bruter, specialista presso l’Istituto internazionale per gli studi umanitari e politici.

di Cristina Amoroso

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