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Ambasciata Iran a cinque anni dall’accordo nucleare

L’Ambasciata della Repubblica Islamica dell’Iran a Roma in occasione del 5° Anniversario dalla firma dell’Accordo nucleare (Jcpoa) desidera far luce sull’andamento dei negoziati, volti all’implementazione di questo importante documento internazionale e sottolineare le sue più recenti evoluzioni.

Il Jcpoa (Joint Comprehensive Plan of Action), prezioso risultato degli sforzi della diplomazia multilaterale, che ha visto la luce dopo anni di intenso lavoro, rischia di vanificarsi a causa di una lunga inimicizia da parte americana, per le negligenze di alcuni Paesi coinvolti, per le ripetute violazioni degli impegni sottoscritti e per il mancato beneficio derivato all’Iran. Questo accordo, importantissimo documento anti proliferazione,  può essere considerato un modello a cui ispirarsi per superare anche altre problematiche regionali e internazionali. Ora è in serio pericolo e risente  della complessa situazione generata dalle politiche Usa di massima pressione e della sostanziale conformità ad esse dell’Europa (E3). Dopo negoziati lunghi e articolati e alcuni mesi di strette consultazioni, l’Accordo nucleare fu finalmente firmato a Vienna il 14 Giugno 2015.

America abbandona Accordo nucleare

Prima dell’inizio dell’amministrazione Trump in America, l’Accordo, nonostante alcune difficoltà, è sostanzialmente stato implementato. Con Trump Presidente e una presa di posizioni rigide, contrarie allo spirito dell’Accordo, nonostante il rinnovo della sospensione di alcune sanzioni, sono state assunte posizioni intransigenti e coinvolgendo gli altri Paesi firmatari sono state chieste nuove e più difficili consultazioni. Infine, l’8 maggio 2018 l’Amministrazione americana nel quadro delle sue politiche di bullismo ha abbandonato unilateralmente l’Accordo, ripristinando illegittimamente le sanzioni.

Il resto dei Paesi firmatari dell’Accordo ha ribadito l’impegno a mantener in vita il Jcpoa e ha dichiarato di voler individuare soluzioni pratiche a beneficio dell’Iran (lettera del Presidente della Commissione congiunta del Jcpoa ai Ministri degli Affari Esteri del 6 giugno 2018). Tra gli impegni condivisi nell’Accordo dagli interlocutori dell’Iran (EU/E3+3) si annoverano la salvaguardia e l’approfondimento delle relazioni economiche, la continuazione della vendita di petrolio, prodotti petrolchimici e derivati, la continuazione di utili transazioni bancarie, di trasporti efficaci a livello multilaterale, crediti all’export, investimenti in Iran, sostegno alle attività economiche e commerciali.

Con questo intento sono stati annunciati strumenti come Instex (31 gennaio 2019) che, seppur in tempi lunghi, sono stati parzialmente attivati rivelandosi di ben poca utilità a causa della fondamentale mancanza di un meccanismo in grado di offrire copertura finanziaria. 

L’Iran, in occasione dei vari incontri con i suoi interlocutori, ha espresso insoddisfazione per la mancata attuazione degli impegni assunti in seno all’Accordo. Nel corso di un incontro bilaterale di Ministri degli Affari esteri, l’Iran ha richiesto che venissero rispettati nel dettaglio gli 11 impegni nel quadro dell’Accordo. Non ricevendo riscontro, l’Iran il 7 maggio 2019 ha annunciato l’intenzione a 60 giorni di diminuire i suoi impegni in seno all’Accordo secondo gli articoli 26 e 36 dello stesso, in 5 step, di cui il quinto il 5 gennaio 2020. Tra le limitazioni accettate in precedenza e non più prese in considerazione vi sono il contenimento del numero delle centrifughe, il mantenimento del livello di arricchimento dell’uranio, le restrizioni nell’ambito della ricerca. Nonostante ciò, l’adesione volontaria al Protocollo aggiuntivo continua.

Riguardo agli impegni iraniani assunti in seno all’Accordo per cui talvolta sono state mosse accuse di ambiguità, si attira l’attenzione su alcune considerazioni: prima fra tante la questione relativa all’eliminazione delle restrizioni in ambito militare e missilistico negli anni 5° e 8° dalla firma dell’Accordo. Secondo gli art. 5 e 6 della Ris. 2231 fino al quinto anno vige un regime di autorizzazione per la consegna di armamenti all’Iran sotto la supervisione del Consiglio di Sicurezza. Dopo tale periodo, decadono le restrizioni. Anche le sanzioni e i divieti relativi alle persone fisiche in relazione a queste restrizioni dopo questo periodo decadono. Pertanto, secondo la legge il 17 ottobre 2020 verranno sospese le limitazioni sugli armamenti imposte all’Iran. Il tentativo del regime americano di esercitare pressioni sul Consiglio di Sicurezza per il rinnovo di queste restrizioni è illegittimo e sulla base della Ris. 2231 gli Usa non ne hanno la facoltà.

Riguardo alla sospensione delle sanzioni, l’America e l’Europa in base agli impegni assunti in seno all’Accordo sono tenute a revocare attraverso meccanismi legislativi interni le sanzioni imposte all’Iran in ambito nucleare. Il 18 ottobre 2015, l’Unione Europea lo ha notificato ai Paesi membri dell’Accordo con i Regolamenti n° 1863 e 1861. In altre dichiarazioni ufficiali si è notificata la revoca delle sanzioni in settori quali i trasferimenti finanziari, assicurazioni, sovvenzioni, obbligazioni, importazione di petrolio e gas, esportazione di strumentazioni del settore petrolifero, gas e petrolchimico, costruzioni navali, trasporti, oro e metalli preziosi, software e Swift. Nel corso degli ultimi cinque anni non si è assistito ad alcun tipo di beneficio concreto derivante all’Iran dalla sospensione delle su elencate restrizioni.

Gli Usa non solo non hanno promosso azioni efficaci nel revocare le sanzioni, ma hanno imposto nuove sanzioni in 38 diversi settori e aggiunto integrazioni in altri 37, aumentando fortemente negli ultimi tre anni le restrizioni esistenti di fatto. Tra queste compare l’inserimento di centinaia di persone e alte cariche dello Stato come la Guida Suprema, il Ministro degli Esteri, il Capo delle Forze Armate, oltre a decine di istituzioni iraniane nella lista delle sanzioni. Sotto sanzione è il programma missilistico, le Compagnie aeree, il Sepah Pasdaran. Molteplici iniziative ostili all’Iran sono state messe in atto come la sospensione di autorizzazioni precedentemente concesse, tra cui la vendita di velivoli per il trasporto passeggeri, il tentativo di azzerare le esportazioni petrolifere iraniane, l’imposizione di sanzioni estese nel settore bancario e contro la Banca Centrale e l’arresto e detenzione di cittadini iraniani.

Riattivazione del Meccanismo per la soluzione delle controversie

A causa della sostanziale mancata adesione di tre Paesi europei agli impegni sottoscritti, dell’approccio distruttivo dall’inizio del 2020 e dell’approvazione della recente controversa Risoluzione in seno all’Aiea, il Ministro degli Affari esteri iraniano il 2 luglio scorso in base al paragrafo 36 dell’Accordo e tramite una lettera indirizzata a Joseph Borrel, Coordinatore della Commissione congiunta per l’Accordo, ha chiaramente dichiarato che l’Iran ha nuovamente attivato il meccanismo per la soluzione delle controversie in seno al Jcpoa. Le motivazioni sono:

  • La bozza della Risoluzione su citata sottoposta da tre Paesi al Consiglio dei Governatori dell’Aiea. In base all’Art. 14 dell’Accordo i Paesi firmatari sono tenuti per quanto riguarda il programma nucleare iraniano ad agire in seno alle organizzazioni internazionali come precisa il testo dell’Accordo.
  • Il tentativo di tre Paesi europei di neutralizzare la fine delle restrizioni sugli armamenti prevista dalla Risoluzione 2231.
  • Le affermazioni sconcertanti rilasciate delle autorità di Francia, Gran Bretagna e Germania in palese contrasto con l’ art. 28 del Jcpoa.
  • La mancata adesione agli impegni sottoscritti in relazione agli 11 obblighi previsti dall’Accordo. Nonostante le promesse fatte non si sono evidenziati benefici tangibili per l’Iran derivanti dall’Accordo nucleare. L’Iran respinge le asserzioni dei tre Paesi europei riguardo alla mancata adesione iraniana all’Accordo, affermando che i tre Governi dovrebbero prima produrre evidenza della propria adempienza ai loro impegni in seno all’Accordo. L’Iran sin dall’inizio ha manifestato buona determinazione nell’implementare l’Accordo, prestando fede ai propri impegni ancor prima che lo facessero i suoi interlocutori. Purtroppo, ad oggi non si riscontrano comportamenti simili da parte dei firmatari europei dell’Accordo.
  • Secondo la Ris. 2231 tutti i Paesi hanno l’obbligo di agire in base all’art.25 ossequiandone la tempistica prevista, sostenendone l’implementazione ed evitando azioni distruttive ai danni dell’Accordo. 
  • La Risoluzione 2231 è un regime di fine e non di rinnovo delle sanzioni.
  • Uno dei principi fondamentali del diritto internazionale prevede che quando un governo è inadempiente verso i propri impegni prescritti dalle Risoluzioni del Consiglio di Sicurezza, perde i diritti derivanti da quelle stesse risoluzioni. Poiché gli Usa hanno violato i propri impegni nel quadro del Jcpoa, non sono al momento nella posizione di avanzare pretese verso l’Iran o di agire in seno al Consiglio di Sicurezza per proporre nuove e più restrittive risoluzioni.  
  • La Risoluzione 2231 per sua natura non necessita di conferme relativamente alla fine delle restrizioni in modo automatico né stabilisce il termine.
  • L’unico risultato ottenuto dall’Iran in seno all’Accordo nucleare relativamente alla Ris. 2231 è la fine delle restrizioni nei tempi stabiliti. Se le restrizioni venissero prorogate in seno al Consiglio di Sicurezza, verrebbe meno ogni aspettativa nei confronti dell’Iran di rimanere nell’Accordo rispettando gli impegni sottoscritti. L’Iran insiste pertanto nel veder riconosciuti i propri diritti in base agli articoli n. 26 e 36 dell’Accordo.

L’Ambasciata dell’Iran nutre l’aspettativa nei confronti delle autorità e dell’opinione pubblica italiana che nel nome dei diritti del popolo iraniano vengano condannate le disumane politiche di massima pressione americana e chiede ai governi dei Paesi europei di agire fattivamente in direzione di un rafforzamento dell’Accordo, osservando gli impegni sottoscritti e adottando politiche indipendenti realmente efficaci.

Embassy of IRIRAN – Rome- Italy

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