Alle radici del disastro greco
Il disastro che ha sprofondato la Grecia nella miseria, e per molti anni ancora farà pagare un prezzo altissimo al suo Popolo, ha radici antiche: non è nato con la Troika, un avvoltoio calato sulla carcassa di un’economia già distrutta per finire di spolparla e fare gli interessi del Paese egemone in Europa, ma s’è sviluppato in un Sistema basato largamente sul privilegio, la corruzione, il clientelismo.
Un Sistema in mano ad oligarchi, che hanno lucrato a più non posso mentre la Grecia affondava; governato da una classe politica irresponsabile che, pur di mantenere il potere e non scontrarsi coi vari potentati tagliando privilegi piccoli e grandi, ha truccato i conti dello Stato con tecniche da magliari; con Istituzioni, partiti e corpi sociali complici o conniventi del saccheggio delle casse pubbliche. A disastro avvenuto, cominciano ad emergere le responsabilità delle ruberie, che sono state tante e generalizzate.
Panayotis Nikoloudis è il ministro anticorruzione greco, un magistrato chiamato da Tsipras a scoperchiare il vaso del malaffare; averlo messo in campo è rimasta l’unica misura presa dal suo Governo a sopravvivere ai diktat di Berlino, che hanno spazzato via tutte le altre insieme al programma di Syriza. Ma è anche l’unica che sta producendo risultati.
È di questi giorni la notizia che Nikoloudis ha annunciato d’aver scoperto lo scandalo più grande della storia recente greca: oltre 1.300 prestiti, per un ammontare di più di 5 Mld, erogati dalla Banca Agricola Ellenica (Ate) fra il 2000 e il 2012, con il pieno consenso dei Governi che si sono succeduti e l’avallo della Banca Centrale greca, privi di garanzie e mai restituiti. Si tratta di affidamenti concessi a condizioni di assoluto favore e comunque mai onorati dai debitori, che hanno spogliato la banca conducendola al fallimento.
La relazione del Ministro dice chiaramente che essa è stata utilizzata dai governanti che si sono succeduti come cassa per i propri scopi; politici, ma anche criminali, in uno stretto connubio con le aziende di Stato e i loro vertici. Insomma, una mucca da mungere a discrezione per il proprio tornaconto, alimentando quella casta di profittatori che ha continuato a lucrare costruendo la disgrazia della Grecia.
La vicenda dell’Ate, che avrà comunque strascichi giudiziari destinati a terremotare l’establishment greco, non è affatto isolata ma rappresenta l’intero Sistema; solo per fare un altro esempio fra i tanti, c’è il procedimento in corso per la PostBank, per il quale, già nel 2014, sono stati emessi 23 mandati d’arresto: prestiti facili ai soliti privilegiati, che hanno causato un danno di 400 ml; anche in questo caso nella totale indifferenza (diremmo meglio collusione) della Banca Centrale greca e nell’assenza di qualsiasi controllo.
Era un’economia marcia, basata sulla corruzione e le ruberie, e prima ancora sul privilegio, piccolo o grande che fosse, a cui tutti s’erano abituati. Adesso che il Paese è in ginocchio, ridotto a un protettorato senza autonomia costretto a svendere tutto ciò che ha di valore, il Popolo dovrebbe ricordarsi che i suoi primi nemici sono greci; sono quella classe di oligarchi e profittatori, alti funzionari e politici venduti, che hanno lucrato distruggendo un Paese e lucrano ancora sulle sue disgrazie.