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La dittatura del pensiero unico

La quasi – dittatura del pensiero unico in Italia è protetta dall’Ordine dei Giornalisti. Nella lista dei doveri degli iscritti, redatta dall’inutile organo, l’articolo 2 recita: “Il giornalista difende il diritto all’informazione e la libertà di opinione di ogni persona; per questo ricerca, raccoglie, elabora e diffonde con la maggiore accuratezza possibile ogni dato o notizia di pubblico interesse secondo la verità sostanziale dei fatti”. 

Sulla base dei suoi retorici principi di deontologia professionale l’Ordine andrebbe sciolto oggi stesso. Non domani. Oggi. Perché ogni giorno in più che trascorriamo sotto la “tutela” di questa pomposa e sterile ape regina dell’informazione, quella masnada di bugiardi ossessivi che conducono programmi televisivi e dirigono giornali, allontana questo Paese dalla verità e dalla auspicabile pratica del confronto delle idee. Non vediamo infatti erogare sanzioni contro coloro che sistematicamente e spensieratamente ledono ogni giorno il diritto di contraddittorio che, fin dalle scuole elementari, ci avevano raccontato essere elemento fondamentale della convivenza civile e della tanto sbandierata libertà democratica.

Pensiero unico e male assoluto

Prendetevi un giorno di ferie, mettetevi un thermos di caffè accanto al divano ed incollatevi alla televisione dalle ore otto del mattino alle due della notte. Vedrete che l’intera giornata dell’informazione sarà alimentata da noi. Si, proprio da noi. I cattivi, gli analfabeti, i troppo vecchi per votare, i troppo giovani per votare, quelli che soffiano sul fuoco approfittando dell’ignoranza altrui, quelli che pretendono di pubblicare dei libri e di cucinare delle carbonare avvelenate, quelli che vorrebbero aprire pericolose librerie e negozi di abbigliamento, quelli che vanno in capo al mondo a fare finta solidarietà per coprire i propri interessi nel traffico di droga e di armi, quelli che intrecciano trame all’ombra del Cremlino, quelli che, in poche parole, non intonano “bella ciao”, il nuovo “Cantico dei Cantici” che allieta le orecchie della Gerusalemme partigiana.

Una giornata di televisione e di milioni di euro di sacra pubblicità intascati dai padroni del pensiero unico e privati grazie alla nostra vomitevole esistenza da esponenti del male assoluto. Ma tutto questo avviene, miracolosamente, senza che alcuno di noi metta piede in uno studio televisivo. Il contraddittorio, che l’Ordine dei Giornalisti DOVREBBE garantire, resta un sogno impalpabile. Per coprirsi le spalle, i conduttori invitano sempre qualche figura di contorno che dovrebbe rappresentare, nel grottesco processo da Gulag, la difesa dei delinquenti. Di solito si opta per qualche oste avvinazzato o per qualche alfiere della borghesia capitalista che finisce per attaccare il “Komunismo” e per chiamarci, bontà sua, “imbecilli”. 

di Franco Nerozzi

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