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Europa e la corsa alle armi. Cui prodest?

Un’Unione Europea sempre più sul piede di guerra è l’effetto della sceneggiata andata in onda nello studio ovale della Casa Bianca. Un suicidio-sceneggiata quello messo in atto dalla triade Zelensky-Trump-Vance che ha fatto il record di ascolti e di commenti, insensati e non. Lasciando da parte l’aspetto folcloristico della vicenda, quello che rimane è l’aspetto drammatico dalle conseguenze immediate, tanto da far correre la vecchia e inutile Europa al Dieci di Downing Street e cercare di venire a capo della situazione.

Europa alla guerra

Sarà difficile mettere d’accordo tutti perché se c’è un problema, tra i tanti che assillano l’Unione Europea, è quello di fare squadra tra i 27 Stati, ognuno con una visione differente.

La “nostra” Giorgia Meloni vuole portare la spesa militare al 2,5%, ciò causerebbe un’uscita di 25 miliardi dal bilancio dello Stato. Si tratterebbe di 25 miliardi in più rispetto agli attuali 32 da sborsare non una tantum, ma da pagare stabilmente anno dopo anno. Fondi che molto difficilmente Roma potrà finanziare in deficit, almeno stando così le regole del Patto di Stabilità.

Italia al servizio dei padroni americani

La corsa agli armamenti (ordinata dai padroni Usa) viene motivata con la necessità di inseguire la Russia. Un salasso che se non dovesse essere rivisto, significherebbe tagli al welfare e picconate al sistema italiano già alla canna del gas, con 5, 6 milioni di italiani che vivono in povertà assoluta e che devono rinunziare alle cure mediche.

Con i 25 miliardi da “gettare” negli armamenti si potrebbe, ad esempio, raddoppiare il bonus energia e portarlo a 400 euro al mese e trasformarlo da misura temporanea a programma indeterminato. L’escalation di armamenti non porterà nessun beneficio all’economia nazionale, salvo le industrie come Leonardo che al solo vociferare ha guadagnato 14 punti in Borsa ma soprattutto, andranno ad ingrossare i portafogli dei colossi americani. Stando ai conti fatti per ogni euro investito nell’industria degli armamenti il fisco recupererebbe solo dai 40 a i 50 centesimi.

Su tutto resta il problema della mancanza di progettualità. Spendere 20 miliardi in più ogni anno, in base alla ripartizione attuale, significherebbe comprare armi aggiuntive per almeno sei miliardi l’anno. Ma tutte queste armi per farne cosa? Una risposta la si potrebbe trovare nel totale servilismo ai dettami e ai progetti criminali americani, che l’attuale governo “orgogliosamente” rivendica.

di Sebastiano Lo Monaco

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