Venezuela, ennesimo fallimento dell’Imperialismo Usa
Dopo il fallito tentativo di colpo di stato che Guaidò ha incoraggiato martedì mattina con un piccolo gruppo di soldati venezuelani, il leader dell’opposizione ha invitato gli anti-Chavez a rimanere in strada per non lasciare “il lavoro a metà”. Il legittimo presidente del Venezuela Nicolas Maduro ringrazia le forze armate per avere “sconfitto i golpisti”.
Guaidò invoca la rivolta dei militari e Maduro grida al golpe
L’autoproclamato presidente ad interim del Venezuela, Juan Guaidò, riconosciuto da una cinquantina di Paesi, ha lanciato un appello ad una rivolta militare in un video che lo mostra in una base aerea a Caracas, circondato da soldati armati. Immediata la replica del governo di Nicolas Maduro: “È in atto un tentativo di golpe, lo stiamo sventando”. Il governo parla di un “piccolo gruppo di soldati traditori” che si sono posizionati “nella zona di Altamira per promuovere un colpo di stato contro la Costituzione e la pace della Repubblica”.
A quanto affermano i media locali, in alcuni scontri tra le forze dell’ordine e manifestanti a Caracas si sarebbero contati oltre 50 feriti. Nei pressi della base La Carlota, dalla quale Guaidò ha invocato la rivolta, sono scoppiati violenti scontri tra l’esercito venezuelano e manifestanti filo-Guaidò.
Mentre lanciava il suo appello, Guaidò era accompagnato da Leopoldo Lopez, l’oppositore venezuelano già Premio Sakharov per la libertà di pensiero nel 2017 che poche ore prima era stato rilasciato a Caracas, dove scontava 14 anni. Lopez è stato liberato dai militari agli ordini dell’autoproclamato presidente. Leopoldo López, sua moglie Lilian Tintori e la loro figlia di 15 mesi sono rifugiati presso l’ambasciata spagnola a Caracas dopo aver lasciato l’ambasciata cilena, come confermato dal Ministero degli Affari Esteri spagnolo.
Il Primo maggio la tensione è altissima
“Il Primo maggio è cominciato oggi, è cominciata la fase finale della fine dell’usurpazione”, ha scandito il presidente autoproclamato, esortando tutti i venezuelani a tornare in strada per chiedere che Maduro lasci il potere. “Il momento è adesso, mobilitiamoci tutti, è ora di riconquistare la democrazia e la libertà. Le Forze armate sono chiaramente schierate dalla parte del popolo, dal lato della Costituzione”.
Da parte sua, il governo parla di “piccolo gruppo di soldati traditori” che si sono posizionati “nella zona di Altamira per promuovere un colpo di stato contro la Costituzione e la pace della Repubblica”. “A questo tentativo – ha spiegato il ministro delle Comunicazioni, Jorge Rodriguez – si è unita la destra estrema golpista e assassina”.
Il potente presidente dell’Assemblea costituente venezuelana, Diosdado Cabello, ha chiamato i sostenitori chavisti a raccolta nel palazzo presidenziale di Miraflores a Caracas. Il ministro della Difesa, Vladimir Padrino, dopo aver assicurato che la situazione “è sotto controllo” e che la Fuerza Armada Nacional Bolivariana (Fanb) “resta ferma nella difesa della Costituzione”, ha poi aggiunto che i militari “faranno uso delle armi se si renderà necessario per fermare la sommossa” contro Maduro.
Reazioni internazionali
Se gli Stati Uniti esortano i militari a stare al fianco di Guaidò, il presidente della Bolivia, Evo Morales, condanna vigorosamente il tentativo di golpe, messo in campo dalla destra sottomessa agli interessi stranieri. La Spagna dice a chiare lettere che non appoggia il golpe e torna a chiedere elezioni al più presto. “Condividiamo le giuste aspirazioni del popolo venezuelano alla democrazia, siamo contro le dittature e reiteriamo la richiesta di nuove elezioni presidenziali”, dichiara da parte sua il ministro degli Esteri italiano, Enzo Moavero Milanesi. Il capo della diplomazia tedesca, Heiko Maas, continua a sperare in una soluzione pacifica. Dura condanna di quello che definisce “un tentato colpo di Stato” arriva dal presidente turco Recep Tayyip Erdogan, mentre il ministero degli Esteri russo accusa l’opposizione radicale in Venezuela che ha scelto, ancora una volta, un confronto fatto di metodi di forza anziché una soluzione pacifica.
di Cristina Amoroso