Vaticano: Ior, tra carità e malaffare
Vaticano – L’Istituto Opere Religiose (Ior) è stato fondato nel 1942; doveva aiutare le opere di religione, i missionari e la Chiesa nel mondo dove più forte era il bisogno. Belle parole, ma presto è divenuto un coagulo dei peggiori interessi che si siano mossi all’ombra del Vaticano, vedi Marcinkus e compagni. Certo, da anni ormai quegli eccessi sono stati smorzati, ma ha continuato ad operare “supra legem” ed a mostrare una persistente insofferenza alla cultura della legalità, non parliamo neppure di trasparenza.
Non è che sia un gran colosso, in fondo ha un patrimonio di sei mld di euro, niente a vedere con certi giganti, ma la sua peculiare capacità d’inserirsi in infiniti giochi e farsi strumento perfetto di molti di essi è stato unico, non solo in Italia ma nel mondo.
È pesantissimo il ruolo che ha avuto durante la Guerra Fredda, per esempio è stato determinante il sostegno a Solidarnosc, sotto il pontificato di Wojtyla e con la sponda dell’Amministrazione Reagan. Accanto a questi ruoli certo assai discutibili, ma comunque comprensibili, ce ne sono stati d’assai più oscuri (e tanto). Senza volerne far la storia, che ci porterebbe a impantanarci in una serie infinita di fattacci sporchi, la vita recente dell’Istituto è stata scandita da una sorda (e sordida) lotta fra potentati tutti italiani, con una Curia a parteggiare per una fazione o l’altra, e la Banca d’Italia a entrare in questo gioco.
Magistratura blocca 23 miliardi
A farla breve, nel 2010 la Magistratura bloccò 23 miliardi di euro suoi presso il Credito Artigiano di Roma per un’operazione dubbia. Da quel momento si accesero i riflettori sull’ultima serie di battaglie tutte interne alla finanza cattolica. A seguito del fatto, e finalmente, nello stesso anno Ratzinger costituì l’Autorità d’Informazione Finanziaria (Aif), che doveva mettere un po’ d’ordine e trasparenza in quello che trasparente non era per natura. L’Aif era una struttura troppo “leggera”, troppo condizionata dalle fazioni romane e nel frattempo l’andazzo continuava, solo in parte limitato negli eccessi, e sotto scopa della Banca d’Italia.
Ma i veri poteri forti all’interno, quelli che muovevano (e muovono) le donazioni pesanti e i fondi, erano (e sono) americani e tedeschi, che, progressivamente, provvidero a spostare i conti dalle banche corrispondenti italiane a quelle tedesche. Occorre chiarire infatti che lo Ior, anche se al momento ha rapporti con più di cento Paesi e relazioni bancarie con almeno quaranta di essi fra cui tutti i paesi dell’Eurozona, agisce in questi, Italia compresa, tramite banche corrispondenti che, fino ad allora, erano tutte italiane.
Vaticano e braccio di ferro tra fazioni
Dinanzi al braccio di ferro inconcludente che vedeva opposte le varie fazioni italiane, e queste alla Banca d’Italia, a un certo punto, questi poteri sono usciti allo scoperto ed hanno defenestrato Gotti Tedeschi che era a capo dello Ior, dando un secondo fortissimo segnale.
Per mesi le cose sono continuate, fra scontri tra l’Istituto che procedeva a piccolo passi, la Banca d’Italia che voleva metterlo sotto la sua tutela, e la Curia che pensava di risolvere tutto con i soliti maneggi. Quando, all’inizio del 2013, Bankitalia ha forzato il gioco, bloccando i pagamenti elettronici del Vaticano presso la Deutsche Bank e rifiutando di negoziarne gli assegni, chi aveva la forza in mano ha deciso d’usarla e rompere gli indugi, e stavolta la Curia non ha potuto fare granché, comprendendo di non avere carte da giocare.
Vaticano e alta finanza
Ernst von Freyberg, Cavaliere di Malta e rappresentante della finanza tedesca divenne il Presidente; Carl Anderson, americano, capo dei Cavalieri di Colombo (un’organizzazione che pesa, con 1.800mila associati e 80 miliardi di dollari di polizze), antico collaboratore dell’Amministrazione Reagan, fu il nuovo segretario del Board. A seguire, in breve, tutte le altre caselle sono state occupate: Ronaldo Hermann Schmitz, è divenuto l’ex Vice Presidente e Amministratore Delegato di Deutsche Bank, oltre che membro di tink–tank del calibro della Commissione Trilaterale e l’Institute for Advanced Studies. Inoltre, insieme a loro, in Vaticano sono sbarcati un nutrito gruppo di consulenti della Promontory Financial Group (collegata ad Anderson), che ha praticamente esautorato l’Aif.
Una vittoria schiacciante con una precisa suddivisione di ruoli: gli americani si occupano delle informazioni, del monitoraggio della situazione e dei conti; i tedeschi del controllo delle piazze finanziarie e della comunicazione. L’impulso finale ad agire con rapidità e forza l’hanno avuto non appena Ratzinger ha dato le dimissioni, per mettere dinanzi al fatto compiuto qualunque Pontefice fosse uscito da quel conclave incerto.
Il ruolo di Papa Francesco
Bergoglio, una scelta spiazzante, non era (e non è) considerato vicino; certo, i cardinali americani l’hanno votato, ma non ha mai fatto mistero d’avere una visione alternativa al “sogno Usa” che per lui è sinonimo di capitalismo e consumismo, suscitando nei freschi vincitori della partita Ior più d’una inquietudine. D’altronde Papa Francesco s’è reso ben conto che l’Istituto, per le sue peculiarità e la sua storia, è praticamente irredimibile; è un corpo estraneo per la Chiesa che ha in mente, così lo ha abbandonato a se stesso.
Priva di qualunque appoggio, anche l’ultima resistenza della Curia dinanzi agli stranieri s’è squagliata, e l’ultimo attacco del Cardinale Nicora (presidente d’un Aif praticamente esautorato) contro l’ennesima nomina, quella a Direttore di Rolando Moranci, ex Bnl ed espressione di Promontory s’è infranta nel novembre scorso.
Il Papa e lo Ior
Il Papa ha ben’altro in testa: a Natale del 2013, a La Stampa ha dichiarato asciutto che “sul futuro dello Ior si vedrà”, lasciando trasparire chiaramente da altre dichiarazioni, che è divenuto ben diverso da ciò per cui era nato, e di quello che è prende le distanze. Infine, con un “motu proprio” (vale a dire un editto personale che ha forza di legge nella Chiesa) ha definito l’Apsa (Amministrazione Patrimonio Sede Apostolica) Banca Centrale del Vaticano. Nel suo disegno è chiaro l’intento di levare un muro, separando ciò che ritiene estraneo ai suoi disegni e alla sua visione, da ciò che, emendato e riorganizzato, può essere fra gli strumenti della Chiesa quale lui l’intende (mettendo fra questi anche Propaganda Fide e il Governatorato).
Certo, è improbabile che avvenga di botto (ci sono pur sempre considerevoli interessi da tutelare, e ora non tutti necessariamente torbidi), ma, con buona pace dei freschi vincitori americani e tedeschi, sembra che la storia assai poco gloriosa dello Ior volga alla fine.
di Salvo Ardizzone