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Ustica: Amato e il segreto di Pulcinella

La strage di Ustica è uno dei tanti misteri che hanno segnato le sorti dell’Italia. Erano gli anni di piombo, anni di scontri, servizi segreti deviati e logge massoniche. Erano anni in cui il nemico principale era Gheddafi, il leader libico.

Gheddafi in Italia faceva affari, faceva girare soldi, tanti soldi. In quel periodo storico il leader libico acquista il 13% delle azioni Fiat, compra migliaia di ettari di terreni, fabbriche, palazzi, miliardi di commesse e 25mila lavoratori che devono far diventare grande la Jamahiriya, l’appellativo con cui dal 1977 Gheddafi ribattezzò lo stato sorto in Libia dopo il colpo di stato del 1969. Consapevole che Roma dipende per il 40% del fabbisogno energetico da Tripoli, Gheddafi sa che può tenere sotto scacco il governo italiano.

Ustica: rotte e servizi segreti

Gheddafi sa cosa può chiedere e lo fa. Pretende che i Mig libici, che vanno a fare la manutenzione a Banja Luka (all’epoca in Jugoslavia), passino al ritorno sulle aerovie del Tirreno invece che quelle dell’Adriatico. Il perché è presto detto: il leader libico vuole testare le difese aree della base francese in Corsica (Solenzara), mostrare i muscoli agli americani che hanno la IV Flotta che stazione nel golfo di Napoli e volare sopra Sigonella. Per farlo deve far chiudere gli occhi alla difesa area italiana e lo fa: i controllori di volo ricevono l’ordine di cancellare dai radar il passaggio degli arei libici.

Doppio Gioco

L’Italia, come Arlecchino servitore di due padroni, gioca un gioco pericoloso: da una parte è membro della Nato, dall’altra agevola Gheddafi. Quel gioco non può durare anche perché gli americani ci provano ad ammazzare Gheddafi quando Reagan decide di bombardare Tripoli, solo che del leader libico non c’è nessuna traccia perché i servizi segreti italiani lo hanno avvertito in anticipo. Gheddafi fa compiere anche omicidi sul territorio italiano: alla stazione di Milano, l’11 Giugno del 1980, viene ammazzato Azzedin el Heideiri. Il Sismi lo segnala al leader libico, solo che non sa, il Sismi, o finge di non sapere, che el Heideiri è un agente della CIA. 

Il missile

I francesi avevano avvertito l’Italia: “Il prossimo Mig che passerà sul Tirreno verrà abbattuto”.
Sono le 20:59 del 27 Giugno 1980, quando dalla registrazione in cabina di pilotaggio si sente il secondo pilota esclamare: “Gua…”. Da qual momento, il DC9 sparisce dai radar mentre si trova sui celi di Ustica. L’aereo si spezza in tre tronconi e si inabissa in mare a 3.700 metri di profondità, muoiono tutti, 81 persone, tredici bambini.

Inizia il depistaggio con Italia, Francia e Usa che giocheranno una partita a poker con le carte truccate e faranno di tutto per nascondere la verità. Si apriranno commissioni, tavoli, rogatorie; si parlerà di attentati, di esplosivi a bordo, si farà di tutto per mettere in piedi il “Muro di Gomma” come venne definita quella vicenda.

Oggi, le dichiarazioni di Amato servono a poco perché Cossiga, prima di morire, lo aveva già detto: “Fu un missile francese a colpire il Dc9”. I francesi si aspettavano di trovare Gheddafi, su quella tratta, in quel caldo pomeriggio di estate. Non lo trovarono, trovarono 81 persone, innocenti e ignare di andare incontro ad una sorte terribile.

di Sebastiano Lo Monaco

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