Usa, ribellione contro il degrado dell’istruzione pubblica
Usa – Più di 30mila insegnanti scioperano a Los Angeles, in California. Chiedono maggiori risorse e la fine delle “riforme” di privatizzazione. È il primo sciopero dell’Unione Utla in 30 anni.
Più di 30mila insegnanti hanno scioperato a Los Angeles paralizzando il secondo più grande sistema scolastico negli Stati Uniti con una serie di richieste per ripristinare le risorse scolastiche, ridurre le dimensioni dei gruppi-classe, sfidare test standardizzati e salvare l’istruzione pubblica da processo di privatizzazione guidato da riforme educative finanziate da miliardari.
Gli insegnanti hanno iniziato marce e sit-in di fronte a centinaia di scuole insieme a una parte degli oltre 600mila studenti, il 72 per cento dei quali Latino-americano, sebbene nel sistema siano parlate più di 90 lingue. Siamo nel pieno della battaglia per l’anima della pubblica istruzione, ha dichiarato Alex Caputo Pearl, presidente dell’unione degli United Teachers of Los Angeles (Utla).
In questo sciopero, il primo in 30 anni, l’Utla si unisce ad un’ondata di azioni senza precedenti di centinaia di migliaia di insegnanti, che scoppiarono nel corso dell’ultimo anno in una ribellione contro le politiche di austerità e le privatizzazioni; in 29 Stati ci sono meno finanziamenti per l’educazione di 10 anni fa. Molte di queste azioni sono state condotte in Stati conservatori con governi repubblicani come West Virginia, Oklahoma, Arizona, Kentucky e North Carolina che hanno scosso i loro leader politici, riuscendo in vittorie sorprendenti e trasformando il paesaggio politico regionale. A differenza di questi, Los Angeles si trova in una città e uno Stato sotto il controllo democratico liberale.
Questo sciopero dimostra che la resistenza è contro il consenso bipartisan che ha promosso quelle che chiama riforme scolastiche in tutto il Paese, includendo la promozione di un modello di privatizzazione dell’istruzione pubblica attraverso le cosiddette scuole “charter”, e le misure imponenti di valutazione per le scuole, insegnanti e studenti attraverso test standardizzati.
L’Utla richiede che i governi municipali e statali (nei sistemi di istruzione pubblica degli Usa siano amministrati a livello municipale e statale, non a livello federale) investano fondi per assumere più personale di supporto, ridurre le dimensioni dei gruppi e ridurre i test standardizzati. Il sindacato rileva che il deterioramento delle scuole pubbliche ha alimentato un esodo verso le scuole charter, deviando così ancora più fondi statali. Denuncia che un gruppo-classe medio ha più di 32 studenti nelle scuole superiori, con alcuni casi in cui per gli studenti non c’è letteralmente posto a sedere se non sul pavimento.
E la scuola pubblica italiana?
Non va tanto meglio la scuola pubblica italiana, penalizzata nel tempo a favore delle scuole paritarie e private, che con i finanziamenti pubblici sono riuscite nel tempo ad ingrandirsi e ad assorbire molti studenti in cerca di diploma facile o di migliore offerta formativa. La già degradata situazione generale della scuola pubblica italiana, compresi i licei, peggiorerà ulteriormente finché la scuola resterà inclusiva e non selettiva in base al merito, cioè finché continuerà a mandare avanti tutti sempre e comunque a dispetto del comportamento indisciplinato degli studenti, la loro mediocrità, la mancanza di interesse, la pretesa – ormai acquisita come diritto – di essere assistiti, aiutati, facilitati, di ricevere voti regalati e pezzi di carta fasulli. Ma questa è un’altra storia.
di Cristina Amoroso