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Unione Europea, inizia la corsa al riarmo

La data dell’inizio del conflitto tra Ucraina e Russia ha segnato la fine dell’Unione Europea come la conoscevamo, per darne alla luce una nuova. Innegabile che le cose non potranno mai essere come prima. Forse, più della pandemia da Covid-19, l’assalto della Russia è lo spartiacque definitivo tra un’Europa vista come “comunità economica” ed un’Europa che inizierà ad armarsi per difendersi da eventuali e futuri conflitti che, mai come in questo momento, sembrano vicini.

Come sempre accade durante i conflitti chi ne fa le spese sono soprattutto i civili, ma c’è anche chi ne trae profitto come l’azienda italiana, leader nel settore degli armamenti, Leonardo. È proprio l’impresa italiana a fare la parte del leone nei nuovi programmi di difesa dell’Unione Europea. Dei 600milioni di euro che sono stati stanziati per la ricerca e lo sviluppo industriale nel settore delle armi, la società Leonardo, di proprietà del ministero dell’Economia, ne riceverà 28.7, superando in questo modo la spagnola Indra (22.78) e la francese Airbus (10.17).

Leonardo è la più grande compagnia europea nel settore armi

Leonardo è la più grande compagnia in Europa nel settore armi, coordina tre dei dieci maggiori progetti come il sistema di navigazione satellitare Galileo, Essor (un progetto per la tecnologia sicura) e gli anti-droni Jey Cuas. La società, inoltre, partecipa ad altri consorzi come quello per la realizzazione di un drone completamente europeo.

L’Italia, nella distribuzione dei finanziamenti, è al secondo posto dietro la Francia. Emmanuel Macron, nei giorni scorsi, ha annunciato che si devono intensificare gli investimenti in armi per poter affrontare “una guerra ad alta intensità”, a dimostrazione di come il cambio di passo nella Ue è stato già deciso. L’Italia riceverà 41 milioni di euro contro i 74.24 della Francia, superando in questo modo Spagna e Germania. Sono queste le quattro nazioni alla quale andrà oltre il 70% del finanziamento.

Le cifre si possono trovare nel rapport della “Rete Europea contro il commercio delle armi”, dal titolo emblematico: “Accendere le fiamme. Come l’Unione Europea sta alimentando una nuova corsa agli armamenti”. Un aspetto ambiguo che si trova nel rapporto è che i finanziamenti vengono assegnati senza controllo e in modo poco trasparente. “Il processo decisionale”, si legge, “è stato indirizzato da aziende altamente lucrative che sfruttano gli spazi politici per il proprio guadagno”.

Infatti, nove dei sedici rappresentanti dell’organo consultivo dell’Unione Europa, che ha portato alla creazione del bilancio militare, sono affiliati alle aziende delle armi “Airbus”, “Bae System”, “Indra”, “Leonardo”, Mbda”, “Saab”. Il risultato? Le grandi compagnie hanno ottenuto 86milioni di euro in finanziamenti nonostante alcune di esse abbiano esportato armi verso Paesi in guerra o dove sono in vigore regimi autoritari.

Il riarmo è il nuovo business dell’Unione Europea

Sarà questo il mantra dei prossimi anni. L’Unione Europea mira a diventare una potenza militare globale. È proprio per questo che ha deciso di puntare ai nuovi armamenti e di finanziarne la ricerca e lo sviluppo. È stato l’impegno principale di Macron, presidente di turno, con l’Unione Europea che ha destinato 8milioni di euro per la ricerca e lo sviluppo nel periodo 2021-2027.

La guerra in Ucraina non ha fatto altro che accelerare la corsa agli armamenti dell’Europa, trovando il terreno fertile nelle maggiori nazioni, come abbiamo visto. In Italia, la Camera dei Deputati ha approvato a maggioranza ampia un O.d.g. proposto dalla Lega per ampliare, entro il 2024, le spese militari del 2% del Pil. In sostanza significa passare da 25 a 38 miliardi di euro all’anno.

di Sebastiano Lo Monaco

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