Unicef: 1,4 milioni di bambini in fuga da Boko Haram
Secondo l’Unicef, negli ultimi tempi il numero di bambini costretti a fuggire a causa dell’espansione di Boko Haram è drammaticamente aumentato. Solo negli ultimi cinque mesi circa mezzo milione di bambini sono stati costretti a scappare dalla regione nord-est della Nigeria e dalle nazioni vicine in cerca di luoghi più sicuri.
Milioni di bambini sono stati costretti a rinunciare ad un’infanzia di tranquillità. Insieme con le loro famiglie o soli sono costretti a cercare nuove possibilità altrove. Non farlo significherebbe rischiare di essere uccisi o costretti a sottostare ai nuovi ordini: donne e bambini vengono costretti anche a trasportare materiale esplosivo. L’Unicef, insieme con i governi e altri partners in Ciad, Nigeria, Camerun e Niger sono impegnati in programmi per fornire accesso ad acqua potabile, istruzione e supporto psicologico ai rifugiati.
Tuttavia anche l’Unicef sta andando incontro ad una serie di problemi finanziari per cui il 70% dei lavori necessari nella regione non sono coperti da finanziamenti. Ciò mette a rischio la sopravvivenza di un numero elevato di persone. Con a disposizione solo il 32% dei 50,3 milioni di dollari destinati all’emergenza nell’Africa dell’ovest, circa 124mila bambini non possono ricevere le dovute attenzioni mediche e le vaccinazioni, 83mila bambini non hanno accesso ad acqua potabile e più di 208mila bambini non possono andare a scuola.
Ad oggi il numero complessivo di bambini scappati dalla regione è di 1,4 milioni. Tuttavia come il numero di rifugiati cresce, quello dei finanziamenti non segue lo stesso andamento. Questo mette a rischio la vita di molte persone. Il direttore regionale Unicef per l’Africa occidentale, Manuel Fontaine, ha infatti affermato che: “Con sempre più rifugiati e non abbastanza risorse, la nostra capacità di garantire assistenza sul campo è seriamente compromessa”.
“Senza un ulteriore supporto, centinaia di migliaia di bambini non potranno ricevere assistenza medica di base, non potranno accedere ad acqua potabile e non potranno ricevere un’adeguata istruzione” ha aggiunto Fontaine.
di Carolina Ambrosio