Una nuova Europa che affondi le sue radici nel Mediterraneo
Il 25 maggio s’andrà alle urne per eleggere la nuova Assemblea d’Europa, e di seguito verranno rinnovati gli altri organismi, ma questa volta sono in molti a stare con il fiato sospeso: secondo il Jacques Delors Insitute, le formazioni “euroscettiche”, che oggi pesano per il 15% nell’Assemblea, potrebbero arrivare al 25% con oltre 180 parlamentari; e anche le altre forze, fiutato il vento che tira, divengono sempre più tiepide verso Bruxelles. C’è solo uno dei grandi Paesi europei che fa sfoggio d’un europeismo inossidabile, la Spagna. Non avrà in lizza nessun partito anti Europa e nemmeno critico per le sue politiche ottuse.
C’è da pensare, ma in fondo neanche tanto: a Madrid hanno deciso, e non da ora, di seguire in tutto la Germania, sostituendosi a quegli stessi Paesi nordici, come l’Olanda, che morsi dalla crisi hanno cominciato a rettificare le proprie posizioni. Il perché è anche troppo semplice: la Spagna economicamente è da sempre terra di conquista teutonica, e tenendosi all’ombra di Berlino ha già ottenuto notevoli privilegi per la sua emigrazione in Germania e “comprensione” per i suoi colossali sforamenti in termini di deficit/pil. Inoltre, è bene ricordarlo, quando qualche anno fa, in piena crisi, le banche tedesche si trovarono paurosamente esposte nei confronti del sistema bancario spagnolo, fu della Bundesbank la regia dell’operazione che da un canto salvò i colossi teutonici, scaricando quei crediti fasulli sull’intera Eurozona tramite la Bce (ed erano centinaia di miliardi!) dall’altro permise il salvataggio delle banche iberiche.
Certo, questo ha avuto ed ha un costo altissimo per il Popolo spagnolo in termini di disoccupazione, fallimenti di aziende, disagio sociale, ma di queste cose pare che a Rajoi non importi granché, come neppure all’opposizione socialista o ai rappresentanti dell’indipendentismo catalano, che nelle loro critiche al Governo fanno sempre attenzione a non coinvolgere Bruxelles.
Questa posizione, oltre che garantire l’appoggio pieno di Berlino, che si trova una “spalla” insperata, è destinata ad accrescere il peso spagnolo nella prossima Assemblea; infatti, i 54 parlamentari iberici, agendo acriticamente come blocco Paese, finiranno per pesare assai di più dei 73 italiani o britannici che esprimono più posizioni, dei 74 francesi e forse addirittura dei 94 tedeschi, con tutto quello che ne verrà in termini di tutela degli interessi particolari delle lobby di cui sono portatori, a discapito degli altri Paesi (attenzione: delle lobby, non abbiamo detto del Popolo spagnolo). A farla breve, il prossimo parlamento ha le premesse per vedere un asse privilegiato Berlino – Madrid.
Questo scenario che si prefigura, segnerebbe la fine di quel possibile (che nei fatti sarebbe stato ovvio) asse Euromediterraneo fra Italia, Francia e appunto Spagna, che timidamente avevano cercato sia Monti che Letta, per riequilibrare i rapporti di forza e le politiche dell’Europa, e su cui Renzi aveva contato e conta ancora molto.
Quanto la scelta di Madrid sia innaturale è evidente; è la negazione dello spirito, della cultura e della vocazione d’un Popolo che nel Mediterraneo ha da sempre le proprie radici e il proprio sviluppo.
Più volte abbiamo detto che l’Europa quale è adesso non ha senso, o meglio, ha quello imposto dalle convenienze e dalla gretta ottusità della sua nazione egemone, la Germania, incapace di vedere oltre un limitato egoismo. Siamo convinti che in seno all’Unione quale è adesso, ci siano almeno due macroaree distinte: una dei Paesi del nord e mitteleuropei, l’altra dei Paesi mediterranei, con vocazioni, aree di sviluppo e interessi ben distinti.
Italia, Spagna, Portogallo, Grecia e Francia (che finalmente ha solo ora compreso quanto pesi l’abbraccio sempre cercato della Germania), possono bene costituire una zona europea a parte, che abbia radici e fulcro nel Mediterraneo, con proprie dinamiche e regolamentazioni, da raccordare con quell’altra zona europea, ma distinte. Due Eurozone, in sostanza, come in altra sede abbiamo già detto, con due Euro che oscillino fra loro entro una fascia di quotazione stabilita, ma che s’adattino alla realtà delle diverse economie assai meglio dell’attuale camicia di forza studiata sulle misure del vecchio Marco.
Sarebbe riconoscere finalmente la realtà, sarebbe riconoscere le radici dei Popoli al di là di miopi interessi di chi si fa servo degli altri.