Ucraina: oltre tremila morti e crimini contro l’umanità nella parte orientale del Paese
Rapporto pesante dell’Onu quello sulle forze armate di Kiev che continuano a violare i diritti umani. E’ quanto si evince dal sesto rapporto dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Diritti umani, ove si legge che nel sud-est del Paese i gruppi armati, sotto il controllo delle Forze Armate dell’Ucraina, continuano a violare i principi del diritto umanitario internazionale.
In particolare, nel documento si menziona la testimonianza di un certo numero di persone arrestate e internate in prigione dai rappresentanti del potere ufficiale di Kiev o da battaglioni armati controllati dall’esercito ucraino. Queste persone raccontano di abusi e torture, percosse e negazione di cure mediche e cibo. In totale, secondo i dati delle Nazioni Unite, da metà aprile al 25 agosto sono state arrestate circa mille persone sospettate di coinvolgimento nelle formazioni armate dell’Ucraina orientale. In seguito entro il periodo di completamento del rapporto altre 52 persone sono state arrestate.
“Noi continuiamo a ricevere informazioni su reati commessi nei confronti dei diritti dell’uomo perpetrati da alcune battaglioni di volontari che si trovano sotto il controllo del governo. Tali battaglioni si incaricano di condurre missioni di polizia in numerose città liberate”, si legge nel documento preparato dalla commissione dell’Onu.
Tra i crimini commessi dai battaglioni ucraini (Aidar, Dniepr-1, Kiev-1, Kiev-2 ), i membri del gruppo di controllo parlano di rapimenti di cittadini, arresti arbitrari, atti di crudeltà e tortura, omicidi, estorsioni.
“Il governo deve controllare con maggiore rigore i propri uomini, compresi i battaglioni di volontari, e garantire quindi che i suoi membri siano tenuti a rispondere dei crimini commessi”, scrivono gli esperti delle Nazioni Unite. I separatisti, dal canto loro, sono accusati di terrorizzare la popolazione delle zone poste sotto il loro controllo, di commettere omicidi, rapimenti di persone, di praticare la tortura e di aver distrutto le abitazioni e saccheggiato vari beni.
Inoltre si afferma che dopo il cessate il fuoco, annunciato il 6 settembre, la portata e l’intensità delle attività militari è stata drasticamente ridotta, ma non completamente. I civili di Debaltsevo, Donetsk, Gorlovka, Ilovaisk, Lugansk, Pervomaisk, Schastye continuano ad essere sotto il fuoco incrociato dei bombardamenti. Dall’annuncio del cessate il fuoco in Ucraina, tra il 6 settembre e il 6 ottobre almeno 331 persone sono state uccise.
Nel rapporto si legge che nel sud-est del Paese si contano 3.360 vittime e 8.446 feriti. Un documento equilibrato secondo gli esperti russi, ma che non riflette appieno la realtà degli eventi.
“Le informazioni sono tutt’altro che complete, perché si basano in gran parte sulle informazioni degli ucraini. Le autorità ufficiali di Kiev sottovalutano il numero dei civili morti per un motivo chiaro e semplice: non vogliono dare di sé un’immagine negativa alla comunità internazionale”, ha dichiarato a Rbth l’esperto militare indipendente Viktor Litovkin.
“Occorre effettuare un’analisi completa ed esaustiva di tutte le notizie riportate dai testimoni oculari sulle atrocità commesse e dalle persone che hanno lasciato le zone dei combattimenti. Anche così, probabilmente le testimonianze non rifletteranno nella loro interezza e in tutta la sua portata la tragedia in corso”, fa notare Viktor Litovkin.
L’esperto sottolinea anche che non sono state ancora scoperte tutte le fosse comuni nelle quali sono stati sepolti i civili e che all’obitorio centrale di Donetsk restano 400 corpi da identificare. “Tutti questi fatti esigono un’analisi, una catalogozione e conclusioni oggettive – ha concluso -. Io penso che quando sapremo tutta la verità sulle vittime di guerra in Ucraina, si potrà parlare esplicitamente di genocidio delle popolazioni delle zone orientali dell’Ucraina”.