Ucraina 2015, la nuova zona d’instabilità europea rischia una guerra nucleare?
Più di un anno fa, in occasione della presentazione dei Saggi politici 1970-2013 di Noam Chomsky, “I padroni dell’umanità”, riferimmo le parole del “demolitore di verità accettate”, come è definito Chomsky dal New York Times, che ci metteva in guardia dai rischi che dobbiamo maggiormente temere in un futuro prossimo: “Ci sono due ombre scure che incombono su ogni considerazione riguardo al futuro: la catastrofe ambientale e la guerra nucleare. La prima è già tristemente una realtà; l’altra è un rischio sempre presente che non accenna a dissolversi, è quasi un miracolo che siamo scappati a un disastro nucleare non così tanto tempo fa. Pessimismo e ottimismo sono questioni soggettive, non sono importanti: qualunque sia il proprio stato d’animo, le azioni da intraprendere sono essenzialmente le stesse”.
Poi si è aperto un nuovo sipario per l’Europa: l’Ucraina. Dal 21 febbraio del 2014 l’Europa ha vissuto con l’Ucraina lo stesso cambio di regime/colpo di Stato che subì momentaneamente Chavez nel 2002 con la tecnica simile ai tentativi di rovesciare il governo Maduro in Venezuela all’inizio di quest’anno. E’ la tecnica del soft power americano nota come “Regime Change 101”.
Una storia sporca in tutto e per tutto, ma nel tragico seguito di questo colpo di Stato, l’Occidente ha raccontato la versione dominante, quella della “Russia in Crimea”. Mentre la vera versione è “gli USA in Ucraina”. A raccontare questa storia è l’ultimo lavoro di Oliver Stone, la “storia mai raccontata” all’Occidente sul golpe di Kiev, sul massacro del Maidan e sullo zampino della Cia.
Sta di fatto che con l’Ucraina si è andata creando una situazione di stallo tra Ue e Russia, difficilmente risolvibile per le sanzioni imposte dagli Usa, pur contro gli interessi dei Paesi europei, legati alla Nato, per cui l’Unione Europea potrebbe affrontare, fino al 2030, un rafforzamento militare in Europa orientale; una nuova corsa agli armamenti con la Nato come protagonista; una “zona di instabilità” semi permanente dal Baltico ai Balcani e al Mar Nero.
Se a parlare di instabilità europea sono i gruppi tedeschi Foreign Relations e Berlin think-tank Friedrich Ebert Stiftung, l’analista Pepe Escobar aggiunge: “Ciò che questi due gruppi di riflessione non fanno – e non riconosceranno mai – è che un nuovo “arco di instabilità” europea – dal Baltico al Mar Nero, come io e altri analisti indipendenti abbiamo sottolineato – è esattamente ciò su cui l’Impero del Caos e il suo braccio armato – la Nato – stanno lavorando per evitare una maggiore integrazione all’Eurasia. Quello che è certo è che l’Impero del Caos non rinuncia alla sua strategia di riscaldare il nuovo arco di instabilità – all’interno dell’Europa, attraverso lo spettro economico/finanziario – e strumentalizzare la sua prefabbricata Nuova cortina di ferro dal Baltico al Mar Nero.
Nel frattempo Mikhail Gorbachev lancia l’avvertimento di una possibile guerra nucleare in Ucraina, in Europa. Se due mesi fa l’ex leader sovietico aveva avvertito che le tensioni tra la Russia e l’Occidente sulla crisi ucraina avevano messo il mondo “sull’orlo di una nuova guerra fredda,” questo avvertimento si è ora intensificato. Come riporta Reuters, il vincitore del Premio Nobel 1990 per la Pace ha detto alla rivista Der Spiegel, venerdì, che le tensioni tra la Russia e le potenze europee per la crisi ucraina potrebbero tradursi in un grave conflitto o addirittura in una guerra nucleare, affermando che “una guerra di questo tipo può inevitabilmente portare a una guerra nucleare.” “Noi non sopravvivremo nei prossimi anni, se qualcuno perde i nervi saldi in questa situazione surriscaldata”, ha aggiunto Gorbaciov,- “Non è una cosa che sto dicendo sconsideratamente. Sono molto preoccupato.”
Gorbaciov, che è ampiamente ammirato in Germania per il suo ruolo nell’apertura del Muro di Berlino e dei passaggi che hanno portato alla riunificazione della Germania nel 1990, ha messo in guardia contro l’intervento occidentale nella crisi Ucraina. “La nuova Germania vuole intervenire ovunque”, ha dichiarato nell’intervista. “In Germania, evidentemente ci sono un sacco di persone che vogliono contribuire a creare una nuova divisione in Europa”.
A noi italiani non rimane altro che contare l’arsenale atomico attivo nel nostro Paese, che custodisce il numero più alto di armi nucleari statunitensi schierate in Europa: 70 ordigni su un totale di 180. E siamo gli unici con due basi atomiche: quella dell’Aeronautica militare di Ghedi e quella statunitense di Aviano (Pordenone). Due primati che comportano spese pesanti a carico del governo di Roma: spese che, a 25 anni dalla fine della Guerra fredda e degli incubi nucleari, apparivano ingiustificabili finora. Forse la Guerra Fredda non è mai finita, o meglio la Guerra non finisce mai.